Alberto De Bernardi: «E dire che io sarei un revisionista…»

Nel mirino una sua frase sugli anni Cinquanta Contemporaneista, ha studiato la Resistenza. Ma anche il fascismo letto come «dittatura moderna»

Nel mirino una sua frase sugli anni Cinquanta Contemporaneista, ha studiato la Resistenza. Ma anche il fascismo letto come «dittatura moderna»

Alberto De Bernardi, contemporaneista dell’università di Bologna, è autore del terzo volume del manuale di storia per le superiori firmato insieme con Scipione Guarracino ed edito da Bruno Mondadori. E ha un dubbio: «Chi fa queste selezioni guarda le statistiche. Il nostro manuale è semplicemente tra i più frequentati nelle scuole. L’onorevole Carlucci ha letto le 5.000 pagine dei testi che mette all’indice? No, avrà incaricato un collaboratore che ha trovato quella frase…». Il passaggio incriminato, in effetti, è nel suo caso particolarmente anodino: dice che dal 1948 «l’attuazione della Costituzione sarebbe diventato uno degli obiettivi dell’azione politica delle forze di sinistra e democratiche». Verità storica o giudizio politico? «È un fatto. Tutta la storia degli anni Cinquanta vede la battaglia per l’applicazione della Costituzione. Da un lato i “democratici”, e qui intendo la sinistra, ma anche azionisti,laici, Calamandrei, dall’altro le forze di governo. Perché fosse creato il Csm abbiamo dovuto aspettare il 1961, per le Regioni gli anni Settanta. Applicare la Costituzione significava, tra l’altro, applicare l’articolo sul divieto di riorganizzazione del partito fascista, questione che ancora oggi ricorre. Ma questa è verità acclarata. Ne scrive anche Pietro Scoppola nella Repubblica dei partiti».
Lei ha studiato la Resistenza e il “modello emiliano”. È stato impegnato nel «Gramsci» emiliano. L’onorevole Carlucci ha visto giusto: è comunista?
«Nella mia comunità di riferimento, la comunità degli storici, sono stato classificato molte volte semmai come revisionista.Ho studiato anche il fascismo proprio per rivedere un paradigma classico. E il titolo del mio libro, Una dittatura moderna, è eloquente».
È la prima volta che viene messo all’indice? «Successe già ai tempi in cui Storace ideava una specie di comitato di controllo sui libri di testo».
Perché vogliono impallinarla?
«Per ignoranza. L’onorevole Carlucci non conosce la storia. E quindi attribuisce i fatti a una sorta di centrale comunista storiografica».
Lo storico è obiettivo? Può esserlo lo storico del Novecento? «La verità storica non esiste in sé: è il risultato dello sforzo interpretativo di generazioni successive di studiosi. Ma questo non vuol dire che il giudizio scientifico sia accumulabile al parere della persona qualunque. Che lo storico sia di destra come di sinistra. Il contemporaneista ha un lavoro più difficile. Dev e stare attento a non cadere nei tranelli della memoria personale degli avvenimenti che studia«.
Ora, professore, cosa pensa di fare?
«C’è una mobilitazione degli storici. Nei prossimi giorni faremo sentire la nostra voce».

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