4 milioni di precari, il 56% al Sud

CGIA DI MESTRE – Le migliaia di persone scese ieri in piazza nelle manifestazioni organizzate nelle più importanti città  italiane parlano di loro, ma non dicono tutto. Perché sono quasi 4 milioni (esattamente 3.941.400) i lavoratori precari in Italia, di cui il 56 per cento è occupato nelle regioni del Centro Sud..

CGIA DI MESTRE – Le migliaia di persone scese ieri in piazza nelle manifestazioni organizzate nelle più importanti città  italiane parlano di loro, ma non dicono tutto. Perché sono quasi 4 milioni (esattamente 3.941.400) i lavoratori precari in Italia, di cui il 56 per cento è occupato nelle regioni del Centro Sud..

Perché complessivamente sono aumentati del 4 per cento fra il 2008, inizio presunto della crisi, e la sua fine sempre presunta del 2010. Perché questi sono i dati vero e più ampia della gente scesa ieri in piazza con i quali la Cgia, il centro studi degli artigiani di Mestre, fotografa il fenomeno del precariato in Italia. Oltre il 38 per cento ha solo la licenza media, tra gli under 35 il livello retributivo mensile netto è di 1.068 euro, un importo inferiore del 25,3 per cento (pari a 282 euro) rispetto ad lavoratore a tempo indeterminato che svolge le stesse mansioni. I precari italiani sono concentrati soprattutto nel settore della ristorazione (35,5per cento sul totale), seguito dai servizi pubblici, sociali e alle persone (33,4 per cento), e dall’agricoltura (28,4 per cento). Il Mezzogiorno, tra le quattro ripartizioni geografiche, è l’area che in termini assoluti ne presenta di più (1.336.329). Rispetto ad una media nazionale del 17,2 per cento, nel Mezzogiorno l’incidenza dei precari sul totale degli occupati è del 21,6 per cento. Tra il 2008 ed il 2010 sempre cioè nel periodo di crisi preso in esame dalla Cgia – gli atipici sono aumentati del 4 per cento. Nel Nordest l’incremento è stato del +8,3, nel Nordovest del +8,9. A livello regionale, la crisi economica ha fatto esplodere i precari in Trentino Alto Adige (+20,7) ed in Emilia Romagna (+20,3). Forte invece il calo registrato nelle regioni del Sud ed in Veneto (-4,6). Gli artigiani mestrini sottolineano poi il dato della bassa scolarità; oltre il 38% degli atipici ha solo la licenza di scuola media inferiore. «Questi precari con basso titolo di studio – afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – sono coloro che rischiano più degli altri di essere espulsi dal mercato del lavoro. Nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni molto pesanti da un punto di vista fisico e sono presenti soprattutto nel settore della cura alla persona, in quello alberghiero, in quello della ristorazione e nell’agricoltura. Per questo la formazione deve essere posta al centro di qualsiasi attività che abbia come obbiettivo la professionalizzazione di questi lavoratori»

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