Manifestanti per i diritti degli immigrati a Roma
NO A PACCHETTO SICUREZZA E LAVORO NERO
Contro chi calpesta i diritti, 300 mila in piazza. Corteo a Roma, omaggio alle genti magrebine protagoniste delle rivolte: «Ora una legge per aiutare i rifugiati»
Manifestanti per i diritti degli immigrati a Roma
NO A PACCHETTO SICUREZZA E LAVORO NERO
Contro chi calpesta i diritti, 300 mila in piazza. Corteo a Roma, omaggio alle genti magrebine protagoniste delle rivolte: «Ora una legge per aiutare i rifugiati»
ROMA – Un corteo per gridare insieme «siamo tutti libici, siamo tutti egiziani, siamo tutti tunisini». Roma celebra così il Primo Marzo 2011, il secondo «sciopero nazionale degli immigrati» che quest’anno non poteva che essere dedicato al coraggio dimostrato dalle popolazioni magrebine. Nella Capitale, il corteo si muoverà martedì alle 16.30 da piazzale Aldo Moro e si chiuderà in piazzale Esquilino.
APPELLO PER I DIRITTI – Lo scorso anno, in risposta ai disordini e alle violenze di Rosarno, il movimento Primo Marzo aveva organizzato uno sciopero per dimostrare l’importanza del lavoro di 4,5 milioni di immigrati in Italia. «Oltre 300 mila persone si sono mobilitate per dire no al razzismo, alla legge Bossi-Fini, al pacchetto sicurezza, ai Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e sì a una società multiculturale e più giusta», si legge nell’appello.
La situazione oggi è diversa e forse ancora più grave: «Non c’è stata un’altra Rosarno, ma gli effetti della crisi si sentono sempre di più e colpiscono soprattutto i migranti: in migliaia rischiano di perdere il permesso di soggiorno, in migliaia che il permesso non lo hanno vengono indicati come criminali e condannati al lavoro nero gestito dai caporali».
Una protesta di immigrati a Roma (foto Eidon)
PROTESTE IN TUTTA ITALIA – Martedì sono in programma manifestazioni e cortei in tutta Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia, per richiamare l’attenzione sui diritti calpestati dei migranti. «La questione della cittadinanza rimane insoluta – dicono ancora gli organizzatori – e centinaia di giovani nati o cresciuti in Italia continuano a sottostare a una legge che non riconosce loro diritti né cittadinanza». In piazza, non solo immigrati ma anche tanti italiani: «Non si tratta di uno sciopero etnico. Per portare avanti questa lotta, migranti e italiani devono muoversi insieme contro i ricatti, contro il razzismo, contro lo sfruttamento», sottolineano gli organizzatori del movimento «Primo Marzo».
Una manifestazione davanti al Cie di Ponte Galeria a Roma (Eidon)
CHIUDERE I CIE – I manifestanti chiedono la chiusura dei Cie – i centri per l’identificazione e l’espulsione -, l’abrogazione della Bossi-Fini (in particolare, del nesso tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno) e del reato di clandestinità. Con lo sciopero, poi, si ribadisce la necessità di passare dal «concetto di ius sanguinis a quello di ius soli come cardine per il riconoscimento della cittadinanza e una legge che garantisca l’esercizio della piena cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia».
Volontari della Mezza luna rossa tra i profughi ammassati al confine fra Tunisia e Libia (foto Ansa)
RIVOLUZIONI E SBARCHI – La mobilitazione di quest’anno non può non puntare lo sguardo su quanto sta avvenendo nell’altra sponda del Mediterraneo. «Le rivoluzioni di piazza segnalano un’aspirazione alla libertà che ha nelle migrazioni una delle sue declinazioni e che sta portando a un prevedibile aumento degli sbarchi (per altro mai interrotti) sulle nostre coste: di fronte a tutto questo la risposta italiana si sta rivelando ipocrita e inadeguata – accusa il comitato Primo Marzo – Si evoca un inesistente “stato di emergenza” solo per evitare accogliere le persone che stanno arrivando sulle nostre coste». Occorre invece, secondo i manifestanti, varare al più presto «una legge organica e adeguata per la tutela dei rifugiati e dei richiedenti asilo».
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