Quel giorno in tv cambiò il Paese

Veltroni: «10 giugno 1981, l’agonia di Alfredino e il sequestro di Roberto Peci».  I l 10 giugno del 1981, alla stessa ora, le 19, in Italia spariscono due persone. Un bambino, e il fratello di un brigatista pentito. Alfredino Rampi e Roberto Peci.

Veltroni: «10 giugno 1981, l’agonia di Alfredino e il sequestro di Roberto Peci».  I l 10 giugno del 1981, alla stessa ora, le 19, in Italia spariscono due persone. Un bambino, e il fratello di un brigatista pentito. Alfredino Rampi e Roberto Peci.

L’uno inghiottito da un pozzo che lo imprigiona, l’altro sequestrato dai terroristi che applicano la logica della vendetta mafiosa su un familiare del «traditore» . L’agonia del bambino avverrà in diretta televisiva; ma anche l’esecuzione di Peci sarà filmata dalle Br. Due morti pubbliche. Presagio di una stagione per certi versi non meno terribile degli anni di piombo che l’hanno preceduta. Parte da qui il nuovo libro di Walter Veltroni, L’inizio del buio. Alfredino Rampi e Roberto Peci soli, sotto l’occhio della tv, che Rizzoli pubblicherà nei prossimi mesi. «Sono due storie straordinarie, che tutti gli italiani ricordano — racconta Veltroni —. Per mesi ho parlato con le persone interessate, ho consultato fonti, visto documenti televisivi. Alfredino cade, giocando, in un pozzo e si ferma a trentasei metri, completamente incastrato e senza la possibilità di muoversi. Per tre giorni si cercheranno tutti i modi per liberarlo. Tra errori e generosità estreme, tra lo strazio delle urla di quella creatura e il rumore ossessivo di una trivella che, in lotta con il tempo, scava un pozzo parallelo, si consumerà la vita di quel bambino che tutti gli italiani hanno amato, la cui voce è nella coscienza di tutti quelli che l’hanno ascoltata. Perché quella vicenda cambiò anche la storia della comunicazione» . Il libro di Veltroni ricostruisce una diretta interminabile — diciotto ore—, l’ansia di venti milioni di persone davanti ai televisori durante la notte, «la convinzione diffusa che la scienza, la stessa che aveva portato un uomo sulla luna, sarebbe riuscita a tirare fuori quel cucciolo d’uomo da un buco della terra. Nel tessuto “narrativo”di quella storia non poteva non esserci l’happy end. Si costruì spontaneamente l’attesa, di ora in ora, di un finale liberatorio; fino, invece, alla rivelazione di una verità inaspettata, alla resa, e alla morte di Alfredo. Sotto la terra quel bambino soffriva e si affannava a sopravvivere; sopra, sembrava di assistere alle scene finali di Otto e mezzo di Fellini, tra nani e televisioni, fotoreporter e tipi filiformi. Protagonismo e altruismo si incrociarono e si fusero, sotto l’occhio di un’unica telecamera che ipnotizzò il Paese in una drammatica esperienza psicologica di massa» . Veltroni vede nella vicenda il simbolo di un cambiamento psicologico del Paese, in antitesi alla vulgata che vede nell’inizio degli anni Ottanta un’epoca di ottimismo, di energia, di spensieratezza. «Per me quei giorni sono anche la fine della fiducia assoluta nello “sviluppo”, della certezza rassicurante nel futuro, nella tecnologia, nelle istituzioni. Una sconfitta collettiva, in una storia — un bambino solo chiuso in un antro nero — che evocava paure ancestrali e piegava, sotto i colpi di quella “voce da passero”come la chiamò sul “Corriere della Sera”Giulio Nascimbeni, il cuore e le certezze di un Paese intero. È anche la storia di un padre e di una madre fantastici. Di una donna, in particolare, che mostrò forza e tenerezza, imponendo un’idea nuova del rapporto tra maternità e dolore: un’idea della donna italiana del tutto lontana dagli stereotipi classici» . Sono giorni particolari, in Italia, quelli della primavera del 1981. «Solo un mese prima, una mano misteriosa ha armato un turco che ha macchiato di sangue la tonaca bianca del Papa a San Pietro— rievoca Veltroni —. Sta esplodendo, proprio in quelle ore di giugno, la vicenda P2, che considero il golpe bianco italiano. Per la prima volta, sempre quel 10 giugno, un uomo politico che non appartiene alla Dc, Giovanni Spadolini, si accinge con successo a formare un governo. E sono giorni in cui le Br, al loro tramonto, impazzite e divise, lanciano la loro ultima sfida sequestrando in contemporanea quattro persone. Roberto Peci, 24 anni, viene rapito a San Benedetto del Tronto e portato nella notte a Roma. Sarà ucciso dalle belve delle Brigate rosse, legato e incappucciato, cinquantatré giorni dopo. Un ragazzo solo, in mano a delinquenti che stanno perdendo persino la memoria delle loro ragioni rivoluzionarie. Un ragazzo che sta per diventare, di lì a cinque mesi, padre di una bambina, Roberta, che non conoscerà mai. Le Br per la prima volta decidono di “mediatizzare”totalmente una loro azione, riprendendo con una telecamera a colori il disumano interrogatorio di Roberto, che si conclude con l’annuncio della sua condanna a morte. Tempo di lupi e di barbari, che non bisogna dimenticare: è la memoria l’unico farmaco collettivo per combattere il virus della violenza, dell’odio, della trasformazione delle persone in simboli da abbattere. Un essere umano è il mondo intero. In fondo a un pozzo o legato a una brandina» . Il titolo del libro evoca una condizione che, secondo l’ex segretario Pd, non è ancora finita. «Quei giorni di giugno sono davvero stati per me “l’inizio del buio”nel quale siamo ancora oggi immersi. Spettacolarizzazione, violenza cieca, irruzione nella sacralità della vita e della morte degli individui. E tramonto delle speranze. Quel bambino disperato è stata una nostra Caporetto moderna, quel ragazzo torturato la dimostrazione di dove anche il nostro Paese, figlio di Dante e Leopardi, può arrivare; se perde umanità, senso della comunità, rispetto della vita degli altri» .

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