«Ma qui il patriottismo degli operai segnò la svolta»

Da una parte l’entità  notevole della partecipazione popolare, dall’altra uno specifico contributo d’idee, legato soprattutto al nome di Carlo Cattaneo. Sono i due punti chiave che lo storico Franco Della Peruta, autore di numerosi studi sul Risorgimento, individua come caratterizzanti del movimento patriottico in Lombardia.

Da una parte l’entità  notevole della partecipazione popolare, dall’altra uno specifico contributo d’idee, legato soprattutto al nome di Carlo Cattaneo. Sono i due punti chiave che lo storico Franco Della Peruta, autore di numerosi studi sul Risorgimento, individua come caratterizzanti del movimento patriottico in Lombardia.

«Senza dubbio è stata la regione che ha più contribuito al riscatto nazionale» , afferma lo studioso, di cui l’editore Franco Angeli ha appena pubblicato il volume Il giornalismo italiano del Risorgimento. «Un primo dato da tenere presente — prosegue Della Peruta— è che nel Lombardo Veneto l’analfabetismo era molto più basso che nel resto d’Italia e la scuola elementare era obbligatoria dal 1818. Quindi i ceti popolari urbani erano già relativamente istruiti e anche numerosi, per via di un iniziale sviluppo manifatturiero: l’industria tessile della seta e della lana era all’avanguardia, quella meccanica muoveva i primi passi. Si crearono così degli agglomerati operai che favorirono la crescita del movimento democratico» . Alcuni sostengono però che il Lombardo Veneto non era amministrato male e riabilitano anche il comandante militare austriaco (poi nominato anche governatore civile) Josef Radetzky. «La burocrazia asburgica era abbastanza efficiente ma i suoi pregi non vanno troppo amplificati. Si trattava pur sempre di un dominio straniero, che vasti strati della popolazione non sopportavano più» . In Lombardia dunque la predicazione patriottica e repubblicana di Giuseppe Mazzini trovò un terreno fertile. «La capacità di diffusione della Giovine Italia, fondata nel 1831, è stata spesso sottovalutata ma in questa regione fu molto rapida, tant’è vero che già nel biennio 1833-34 la polizia austriaca dovette lanciare un’operazione repressiva che colpì circa 300 persone. Del resto se gli ideali mazziniani non avessero attecchito fra le classi popolari cittadine, non si spiegherebbero rivolte di massa come le Cinque giornate di Milano del 1848 e le Dieci giornate di Brescia del 1849» . Diversa la situazione nelle campagne: «Tra i contadini era più diffuso l’analfabetismo e pesava l’influenza conservatrice della Chiesa cattolica. Ma il clero lombardo era molto composito e vicino ai bisogni del popolo: vi furono anche sacerdoti che parteciparono alle battaglie patriottiche e pagarono con la vita, come don Enrico Tazzoli, impiccato dagli austriaci a Belfiore» . Il più noto esponente del movimento patriottico a Milano è Carlo Cattaneo, che pure in precedenza non aveva escluso una permanenza della Lombardia, come entità autonoma, nel contesto dell’impero asburgico. «Sì, aveva pensato a un compromesso del genere. Ma dopo le giornate del 1848, che lo videro in prima linea, sposò la causa del patriottismo italiano» . Tuttavia criticò aspramente il modo in cui la Lombardia fu annessa al regno sabaudo: «Cattaneo— osserva Della Peruta— era un uomomolto concreto e attento alle specificità territoriali. Certe sue analisi sui problemi dell’economia lombarda sono magistrali. Non guardava alle fumisterie ideologiche ma alle esigenze della buona amministrazione. Perciò era federalista: temeva l’accentramento monarchico e la liquidazione delle autonomie. Vedeva nei comuni una realtà preziosa che sin dai tempi dei romani e poi nel Medioevo aveva innervato la vita civile dell’Italia e in particolare della Lombardia. Mantenne quindi un atteggiamento di distacco verso lo Stato unitario e quando fu eletto al Parlamento del Regno d’Italia non ci mise piede. Morì in Svizzera, in una sorta di esilio volontario» . Un altro elemento da tener presente è il volontariato garibaldino. «La Lombardia, con la città di Bergamo al primo posto, diede un contributo fondamentale alla spedizione dei Mille. E più tardi dal ceppo del patriottismo democratico e garibaldino si sviluppò il movimento dei lavoratori. Penso per esempio al Partito operaio italiano, creato a Milano nel 1882 e composto in grande maggioranza di lombardi, che si può considerare l’antesignano del Partito socialista, nato a Genova dieci anni dopo. Non a caso tra i fondatori del Partito operaio troviamo Costantino Lazzari che fu poi un leader del Psi» .

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