PARIGI— Perché la Francia tiene tanto al ruolo di guida dell’intervento in Libia, fino a scontrarsi con l’Italia e altri alleati? «A destra ma anche a sinistra viviamo ancora nel culto della nostra specificità , originalità , universalità .
PARIGI— Perché la Francia tiene tanto al ruolo di guida dell’intervento in Libia, fino a scontrarsi con l’Italia e altri alleati? «A destra ma anche a sinistra viviamo ancora nel culto della nostra specificità , originalità , universalità .
La Francia si crede tuttora una grande potenza, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, e non riesce a inventarsi un ruolo più adatto alla sua realtà di potenza media, di nazione come molte altre. C’è questo, io credo, al cuore della crisi di identità francese. Così ci affanniamo per non cedere del tutto il comando alla Nato» . Edwy Plenel, 58 anni, per nove direttore della redazione di Le Monde, ha fondato e dirige il giornale online Mediapart che pochi giorni fa ha festeggiato i tre anni di vita e un bilancio già in attivo. Gli intellettuali francesi nei mesi scorsi hanno a lungo invocato l’intervento, da Bernard-Henri Lévy che ha esercitato la sua pressione su Nicolas Sarkozy ad André Glucksmann, Pascal Bruckner e molti altri che si sono schierati pubblicamente. Plenel e Mediapart sono invece stati i soli, o quasi, a denunciare la grandeur di Napoleone Sarkozy. Non è possibile che, semplicemente, la Francia cerchi di difendere i civili insorti dal massacro promesso loro da Gheddafi? «L’idea che si possano difendere popolazioni civili e fare cadere regimi limitandosi ai bombardamenti aerei è falsa. Ci sono sempre dei danni enormi. Afghanistan e Iraq dovrebbero averci insegnato che quando noi Occidentali pretendiamo di usare le bombe per portare un aiuto durevole, finiamo per restare imbrigliati in situazioni belliche lunghe e sfiancanti. E i civili poi ci si rivoltano contro. Il governo francese lo sa, e infatti Alain Juppé all’inizio è stato molto riluttante» . Da che cosa dipende allora, a suo giudizio, il protagonismo di Sarkozy? «Dalla voglia di fare un colpo mediatico occultando i disastrosi risultati di politica interna. Il giorno dopo l’attacco prematuro e solitario degli aerei francesi, al primo turno delle cantonali l’Ump ha ottenuto il 7,5%dei voti degli aventi diritto. Il partito che controlla Eliseo, Assemblea nazionale, Senato, governo, le grandi nomine dell’apparato statale e le poltrone dell’industria pubblica, questo sistema di potere, dicevo, non ha superato il 7,5%. È un crollo colossale» . Il presidente non ha mai fatto mistero di considerare importante la politica internazionale. «Stavolta Sarkozy ha intravisto una buona occasione per provare a ripetere l’exploit del 2008, quando a suo dire la sua mediazione fu decisiva nel risolvere il conflitto Russia-Georgia. In realtà, anche allora, l’ossessione di giocare da solo in prima linea non fece che irritare gli alleati. In Libia la Total è già presente, non credo a una guerra per il petrolio. Infatti Sarkozy ha ottenuto l’intervento ma ancora non gli basta, vuole i gradi di comandante in capo. È la prova che il suo interesse fondamentale è la comunicazione» . Perché allora la sinistra non si oppone? «Questo unanimismo nazionale serve a lavare la cattiva coscienza delle élites che hanno a lungo intrattenuto rapporti più che cordiali con i dittatori arabi, a destra e a sinistra. Il sistema bonapartista francese ha sempre fatto ricorso alla guerra per ricompattare il Paese e salvare il gruppo al potere. Penso che ci troviamo, in un modo tra l’esemplare e il farsesco, all’interno di questo metodo» .
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