In Piazza Fontana contro Letizia Moratti

SPAZI SOCIALI. Il mondo dello spettacolo si ribella ai blitz dei vigili dell’annonaria e alla politica oscurantista della giunta che soffoca la città  In Piazza Fontana con l’Arci, Milano cambia musica e le canta a Donna Letizia Chitarra in mano. La piazza piena davanti. «Non sono nessuno e in questa città  chiudono i posti dove posso essere qualcuno».

SPAZI SOCIALI. Il mondo dello spettacolo si ribella ai blitz dei vigili dell’annonaria e alla politica oscurantista della giunta che soffoca la città  In Piazza Fontana con l’Arci, Milano cambia musica e le canta a Donna Letizia Chitarra in mano. La piazza piena davanti. «Non sono nessuno e in questa città  chiudono i posti dove posso essere qualcuno».

Uno, due, tre…la batteria fa tremare il palco sul camion. «Qui c’è da svegliare una bella addormentata, chi vuole fare il principe?». L’addormentata è Milano che l’è bèla come si legge alle spalle della band. A svegliarla ci ha pensato l’ennesimo blitz della polizia annonaria, un manipolo di vigili che settimana scorsa ha chiuso due locali storici della città. La Casa 139, uno dei circoli Arci più noti e vitali, e Le Scimmie, storico locale jazz sui Navigli. «Forse ci voleva questo schiaffo in faccia per metterci insieme». Piazza Fontana (do you remember…) ieri l’ha cantata e suonata all’annonaria, al vicesindaco Riccardo De Corato e «alla mamma di Batman, la donna invisibile Letizia Moratti». Ma anche alla Milano di un certa età e di una certa sinistra. Tra due mesi qui si vota e chi ha orecchie per intendere è meglio che si metta ad ascoltare. Perché ieri la manifestazione promossa dall’Arci (120 mila iscritti a Milano e dintorni) ha riunito tutto il mondo della musica, dello spettacolo, del teatro e dei locali che non si riconoscono nella ristretta cerchia dei soliti noti. Quelli con il privè, le cubiste, i buttafuori, la selezione all’ingresso, calciatori, veline, coca e rapporti ravvicinati con le cosche della ‘ndrangheta come è appena emerso in un’indagine di Ilda Boccassini. L’annonaria però è troppo impegnata a fare le pulci a tutti gli altri spazi di aggregazione sociale e culturale della città. Ormai nel mirino del vicesindaco De Corato non ci sono più solo i centri sociali ma tutto ciò che respira e permette di respirare ai milanesi. La politica oscurantista dei coprifuochi, dei tagli alla cultura, delle ordinanze, degli sgomberi, delle chiusure forzate e dei favori agli amici, però, rischia di diventare un boomerang elettorale. Il mantra della «sicurezza» non funziona più. «Io non ho paura della notte – grida Flavio Pirini, che ieri in piazza faceva gli onori di Casa 139 – non ho paura del buio. Ho paura del vuoto!». Tre ore di presidio creativo, senza un minuto di noia. Età media mai così bella e bassa. Sul palco comici, musicisti, nomi celebri, dai Punkreas a Cochi Ponzoni, e tanti nomi nuovi. «Il buttafuori smascella e non ti vuole fare entrare. Povera Milano in mano a dei coglioni, di notte va a mignotte e vota Berlusconi», suona il blues di Folco Orselli. Svetta lo striscione delle «Casalinghe disperate», ovviamente numero 139. Accanto si legge «Senza musica mi sale la scimmia». «Questa non è la manifestazione dell’Arci – ripete Emanuele Patti, presidente di Arci Milano – è di tutti». E infatti l’elenco dei locali chiusi è ormai lunghissimo. La novità è che per la prima volta tutte queste realtà hanno deciso di mettersi insieme e di farsi sentire. Attenzione, la bella addormentata Milano, questa volta potrebbe svegliarsi davvero.

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