In 80 mila al corteo di Libera “La vera mafia è la corruzione”

Potenza, don Ciotti: ricordiamo tutte le vittime La giornata della memoria: alla manifestazione i parenti di Elisa Claps Vergogna per il reato di clandestinità  e per la riforma della giustizia che punta a indebolire la magistratura

Potenza, don Ciotti: ricordiamo tutte le vittime La giornata della memoria: alla manifestazione i parenti di Elisa Claps Vergogna per il reato di clandestinità  e per la riforma della giustizia che punta a indebolire la magistratura

POTENZA – Un ruvido avviso consegnato agli 80 mila stipati lì in piazza, venuti a Potenza nonostante la pioggia, il freddo e il viaggio difficile, per stare accanto ai familiari di tutte le vittime delle mafie e della violenza impunita. «La memoria dell´antimafia non è fare celebrazione – li avverte don Luigi Ciotti – significa impegnarci di più, tutti. A cominciare da noi». Ma anche un grido comune rivolto a chi decide dei destini comuni: «Vergogna». Per la riforma della giustizia e per il nucleare, per chi umilia la scuola pubblica e chi tradisce il fine etico della politica e dell´informazione. Don Luigi guida anche ieri, col polso e insieme col pudore dei pastori autentici, il suo esercito di italiani d´ogni età, divisa e dialetto. Le pattuglie dei vivi portano sulle t-shirt i volti e i nomi dei morti, e dividono con gli altri il peso di perdite che non possono restare private. Già dalle otto del mattino, lungo le scale mobili di Potenza, le bandiere colorate di Libera, sorrette da migliaia di giovani, da Niscemi (Modena), da Firenze, da Scampia o da Locri, si mischiano con le fasce tricolori di 90 sindaci e si stagliano contro un cielo livido, nelle vallate che oggi non hanno colore. Dove le ombre hanno spesso avuto la meglio e fagocitato vite di innocenti. Da Elisa Claps a Ottavia De Luise, due bambine simbolo delle vittime di Basilicata. Abbracciata da don Ciotti, la madre di Elisa grida alla folla: «Non arrendetevi». Per cinque volte, dal cuore di una città ancora spaccata in due, dove perfino i vescovi sfilano in punta di piedi nel corteo della Memoria e dell´Impegno organizzato da Libera, don Luigi Ciotti pronuncia quella parola di condanna. È un discorso civico che segue la lettura dei 900 nomi di innocenti uccisi. Vergogna, dice don Ciotti, per «il nucleare. Che sta seminando dolore e angoscia. Per fermarlo, dobbiamo andare tutti a votare e rispondere sì al referendum». Vergogna per i reati «di corruzione, previsti dalla convenzione di Strasburgo del ‘99, che l´Italia non ha ratificato e introdotto nel codice». Vergogna «per il reato di clandestinità che esiste da noi». Vergogna per i tagli «delle risorse destinate alle fasce deboli e al sociale, passate dai 2 miliardi e mezzo di euro del 2008 ai 380 milioni di oggi. Mentre la corruzione in Italia fattura 60 miliardi e non abbiamo strumenti per confiscarli. Ormai la vera mafia è la corruzione». Vergogna, infine, per la riforma della giustizia, «che mira a indebolire la magistratura». Don Ciotti indica poi due tra i partecipanti eccellenti della Giornata. «Sono con noi i magistrati Antonio Ingroia e Giancarlo Caselli. Se le intercettazioni non avessero rivelato gli attentati che si preparavano contro di loro, non sarebbero qui. Vigiliamo perciò contro chi vuole umiliare questi strumenti». Il procuratore aggiunto Ingroia dice: «Quando ci ritroveremo una magistratura indifesa e inefficiente non si dirà che non lo abbiamo detto». E il procuratore di Torino, Caselli, rincara: «Il fine è che i magistrati abbiano meno spazio per esercitare il loro sacrosanto mestiere». Perciò don Ciotti chiederà a quei giovani, con forza, «ampliamo lo sguardo». Li esorta, «vi prego, parliamo pure dei clan, ma la vera forza delle mafie sta fuori delle mafie. Sta nelle cadute etiche e sociali, sta nella rete dei silenzi e delle complicità». Vietato anche rifugiarsi in una fede-simulacro. «Nessuno usi Dio: la fede non è riempire di baci i crocifissi». Ovazione. «Eccoli i giovani, ci sono – grida don Ciotti – . Ma hanno bisogno di adulti: veri, credibili, coerenti».

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