Il tabaccaio e la legittima difesa: sicurezza, non far west

È una sentenza senza ambiguità  questa in cui la Corte d’Assise ribalta il verdetto del primo grado e respinge le richieste (nove anni e mezzo di carcere) del pubblico ministero, lasciandoci a un’amara riflessione: il terrore può far compiere gesti estremi, una persona sconvolta può essere convinta di agire per legittima difesa anche quando la situazione non è propriamente questa.

È una sentenza senza ambiguità  questa in cui la Corte d’Assise ribalta il verdetto del primo grado e respinge le richieste (nove anni e mezzo di carcere) del pubblico ministero, lasciandoci a un’amara riflessione: il terrore può far compiere gesti estremi, una persona sconvolta può essere convinta di agire per legittima difesa anche quando la situazione non è propriamente questa.

Bisogna mettersi nei panni di chi vive ogni giorno con l’angoscia di una rapina per capire come il deficit di sicurezza possa diventare un’ossessione. Tenere la pistola nel cassetto è una scelta che cambia la vita: Ezio Bartocci, gioielliere, ci aveva rinunciato. Una mattina di luglio del 1999 in via Padova tre rapinatori si sono presentati con le armi in pugno: non ha opposto resistenza, ma gli hanno sparato lo stesso. Il figlio ritiene ancora oggi l’uso delle armi una scelta sbagliata, perché non ci si deve mai mettere sullo stesso piano dei rapinatori, però suo padre non lo riabbraccerà più. Giovanni Petrali la pistola nel cassetto ce l’aveva e l’ha usata. Esasperato da tre rapine alla sua tabaccheria, avrà detto, come altri, «se tornano io sparo» , immaginando di non doverlo mai fare. Quei sette colpi esplosi dentro e fuori dal negozio hanno lasciato per terra due rapinatori: uno è morto, l’altro ha perso un polmone. Oggi qualcuno grida «giustizia è fatta» ma per Giovanni Petrali la vita non sarà più la stessa. Per quel che si porta dentro non basterà una sentenza a cancellare il brutto film vissuto in diretta. «Una pistola oggi mio padre non la terrebbe più, per evitare qualsiasi decisione da prendere in quegli istanti» , dice il figlio. Parole sagge, lontane dall’esasperazione di chi alimenta leggi da Far West per fini elettorali. Anche se tabaccai, benzinai, negozianti, edicolanti, tassisti vivono nel terrore non è con il porto d’armi che si può tamponare un’emergenza. Il segnale dei giudici d’Appello forse è anche questo: servono più uomini in divisa nelle strade e più telecamere per dare sicurezza a chi si sente costantemente in pericolo.

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