Così le libertà della società borghese offuscarono l’utopia della comunità
Così le libertà della società borghese offuscarono l’utopia della comunità
A ncora oggi i termini «comunità» e «società» vengono usati in stretta correlazione fra loro e al tempo stesso come termini distinti, che designano modelli sociali diversi. La comunità indica un insieme di individui caratterizzato da rapporti di solidarietà, da interessi convergenti, e quindi coeso e compatto; la società, per contro, indica un organismo assai più complesso e soprattutto frazionato al suo interno (in primo luogo a causa della sua stratificazione sociale), percorso da spinte molteplici e da interessi divergenti. Questa distinzione/opposizione fra comunità e società è stata fissata per la prima volta con rigore concettuale in un testo pubblicato in Germania nel 1887 e considerato ben presto un classico del pensiero sociologico: Comunità e società (Gemeinschaft und Gesellschaft) di Ferdinand Tönnies, riproposto da Laterza (in libreria da dopodomani) con una bella introduzione di Maurizio Ricciardi (pp. 304, € 24). Tönnies dichiarava nella prefazione alla prima edizione di avere un grosso debito intellettuale con alcuni pensatori, fra i quali spiccava Karl Marx. E in effetti l’influsso di Marx su Tönnies è massiccio: se non si tenesse presente l’analisi marxiana, non si potrebbe intendere a fondo l’opera tönniesiana. Ai vari tipi di comunità Tönnies dedica osservazioni finissime (anche se ispirate spesso a una forte idealizzazione). La forma primaria di comunità si esprime nei rapporti fra madre e figlio, fra fratelli, fra uomo e donna in quanto coniugi. Oltre alla parentela, sono forme originarie di comunità il vicinato e l’amicizia. Ma la comunità caratterizza anche alcuni momenti della storia antica e medievale: là dove ci sono possesso e godimento di beni comuni, amici e nemici comuni, protezione e difesa reciproca. Di qui l’accurata analisi che Tönnies dedica alla comunità di villaggio che «costituisce nella sua relazione necessaria con la terra un’unica economia domestica indivisa» . Lo spirito comunitario viene negato dall’avvento del capitalismo. Nasce un mondo nuovo, in cui vanno perduti tutti i legami di solidarietà. Si costituisce la società (borghese), in cui gli uomini «sono non già essenzialmente legati, bensì essenzialmente separati» . Qui «ognuno sta per proprio conto e in uno stato di tensione contro tutti gli altri» ; qui «nessuno farà qualcosa per l’altro, nessuno vorrà concedere e dare qualcosa all’altro, se non in cambio di una prestazione o di una donazione reciproca che egli ritenga almeno pari alla sua» . In questa società i rapporti tra gli uomini sono rapporti di scambio, resi possibili dal denaro, e trovano la loro espressione tipica nel contratto. I prodotti del lavoro sono merci che vengono scambiate per conseguire profitto. La società diventa un unico grande mercato in cui tutti sono giuridicamente uguali, ma «la classe lavoratrice è semilibera e formalmente capace di atti arbitrari» , mentre «la classe capitalistica è completamente libera e materialmente capace di atti arbitrari» . La società (borghese) plasma ogni cosa secondo il suo meccanismo di sviluppo: lo Stato, i sistemi giuridici, la morale. Ma tutti i valori più alti vengono oscurati: la famiglia decade, la cultura è asservita agli interessi dominanti e persino le arti «vengono sfruttate capitalisticamente» . Ho già accennato al grande influsso di Marx su Tönnies, che si manifesta soprattutto nell’idea della «mercificazione» che il capitalismo attuerebbe di tutti i rapporti umani. Ma è notevole anche l’influsso di Hegel e della sua critica della «società civile borghese» , vista come un complesso di atomi, ciascuno dei quali si muove indipendentemente dagli altri e contro gli altri, senza una unificazione superiore e consapevole. L’opera di Tönnies si colloca dunque all’interno di un vasto filone della cultura tedesca di ispirazione organicistica, che postula il recupero, a un livello superiore, di una mitica unità originaria perduta. Tale filone culturale, che ha avuto i suoi principali esponenti in Hegel e in Marx, ha accomunato in una stessa condanna la società borghese moderna e il pensiero liberale, considerato come consustanziale ad essa. Ma del pensiero liberale le concezioni organicistiche non hanno colto l’energica difesa dell’individuo, dei suoi diritti e delle sue libertà. Basta scorrere a questo proposito il celebre Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni (1819) di Benjamin Constant. Questi celebrava con eloquenza la libertà degli inglesi, dei francesi, degli americani e la definiva come il diritto di non essere sottoposto che alla legge, di non essere arrestato arbitrariamente; di esprimere la propria opinione, di scegliere il proprio lavoro, di disporre della propria proprietà; e inoltre di esercitare la propria influenza sul governo, sia concorrendo alla nomina dei suoi funzionari sia partecipando alla pubblica opinione, di cui il governo deve tener conto. Questi diritti e queste libertà restavano sostanzialmente fuori dalla rappresentazione della società moderna fornita da Marx e da Tönnies o venivano fortemente svalutati. Mentre non si può dire che il pensiero liberale ottocentesco trascurasse i pericoli e le storture della società borghese: basti pensare a Tocqueville, al suo timore per la tirannia della maggioranza, per il conformismo della società democratica di massa, per il suo individualismo egoistico e per il suo materialismo edonistico, per la dura condizione dei lavoratori dell’industria. E tuttavia, per Tocqueville, la società borghese democratica aveva garantito a tutti i diritti fondamentali della persona, aveva assicurato alla maggioranza dei cittadini un benessere maggiore rispetto al passato, aveva creato gli strumenti amministrativi e politici per correggere le storture dello sviluppo economico-sociale. Di qui la superiorità della società borghese democratica rispetto alle società precedenti. Era una valutazione robustamente realistica, quella di Tocqueville, che rifiutava le utopie del pensiero organicistico (le corporazioni di Hegel, la città del sole dei socialisti e, se l’avesse conosciuta, l’organizzazione sociale cooperativistica di Tönnies) e che indicava la strada del futuro.
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