Ribelli senza tempo L’Italia, Voltaire, la morte, il Sessantotto, i ventenni di oggi, la Libia… intervista a 360 gradi al maestro e premio Nobel per il suo compleanno
Ribelli senza tempo L’Italia, Voltaire, la morte, il Sessantotto, i ventenni di oggi, la Libia… intervista a 360 gradi al maestro e premio Nobel per il suo compleanno
Mi vien da ridere; c’e? gente che con entusiasmo mi stringe la mano e dice “caro Fo, questa cosa qui, bellissima, la facciamo tra dieci an- ni”. Io ci sto, ma ottantacinque piu? dieci fa novantacinque, e non so perche? ma mi vien da ridere…»: questo e? il fatto, incredibile ma ve- ro Dario compie ottantacinque an- ni, e se li mette in tasca come fosse- ro caramelle che gli spettano, tanto e? uguale. Non c’e? niente di normale in quel che dice e nemmeno in quel che ha fatto, tuttavia….
Dario sarebbe bello intanto sapere come va, come stai, insomma fisica- mente… «Sto benissimo, grazie, anzi me la godo e lavoro molto, per esempio adesso ho tirato fuori dal cassetto una mia cosa iniziata tanti anni fa, una cosa su Moro, su quella trage- dia italiana…»
Fermati: questo e? un chek-up, non una intervista. Quindi, veniamo alla seconda questione: come va con la paura della morte?
«Aaaaahhh beh! C’e? chi ce l’ha e chi non ce l’ha. Certo e? che uno non se la inventa all’ultimo momento, se ci fa i conti vuol dire che ci ha con- vissuto e non c’e? niente di male, anzi a volte educa».
Per quanto ti riguarda?
«Per quanto mi riguarda, finche? la salute mi sostiene, mi diverto a fare quel cazzo che voglio…» E cioe? irriti: hai irritato quando facevi teatro politico, quando ti sei imposto come il giullare piu? ganzo della terra, quando ti hanno assegnato il Nobel, irriti anche adesso che ti metti a ri- spolverare la storia atroce di Aldo Moro…
«Ciascuno ha la sua strada. Io, la mia la sto percorrendo con soddisfazione e grande energia…» Vero o no che sei un personaggio di successo? E lo sei in un tempo in cui per avere successo devi dormire all’Olgettina, non sempre ma spesso, non e? normale… Mi ricordi un gran bel film che si intitolava «L’impossibilita? di essere normale»…
«Si? (ride) sono forse un personaggio di successo. Senza Olgettina e senza tv. E sai qual e? il laboratorio che mi ha dato forza, intelligenza e senso della smarcatura? Il Sessantotto, insomma quel tempo li?, quella crisi di laggiu?, il vocabolario di quella fatica meravigliosa. Questa roba e? la mia zattera e mi porta do ve voglio, anche sotto le finestre di quella ministra senza fama che si chiama Gelmini per la quale il Sessantotto e? un buco nero nella storia. Io non sono normale ma lei non sa nemmeno di stare al mondo…» Togliti da quella finestra, perdi solo tempo…
«Va bene. Pero?, non mi spiego diversamente il fatto che piu? di ogni altro mi riempie di gioia ogni volta che si apre un sipario e sto li? a bearmi davanti a un pubblico che e? fatto di tantissimi ragazzi: vorra? dire che sono stato nel mio tempo ma che il mio tempo e? lungo quanto si vuole, vasto quanto serve per parlare ai ragazzi di cose che a loro appartengono…»
Mettila cosi?: sei forse il solo in Italia che sul palco non ha mai smesso di parlare direttamente del potere e della sua natura, lo metti a nudo, sei un pornografo sessantottino…
«Vero, non ho smesso un attimo di raccontare il potere, fin dagli esordi, fin da quando ho salutato le sale dei teatri e sono sceso nelle strade, nelle piazze, nei palasport, nelle case del popolo, nelle chiese sconsacrate…»
Che vita, che bella vita, che uomo fortunato, mi sembri uno dei Beatles, il quinto, davanti a Tina Pica… «E basta! Stavamo parlando della morte. Allora senti questa: “quand ghe n’e? piu?, Gesu? Gesu?”, vuol dire che quando ti pare che tutto sia finito, ecco che ti aggrappi ai santi e alle madonne. Io questa cosa qui non la capisco, non capisco quelli che, giunti secondo loro al giro di boa definitivo, si convertono, e pregano e vanno nelle chiese e si fanno riflessivi e prudenti, si preparano…»
Eccolo, il figlio del Sessantotto e? nipote di Voltaire… «Giusto Voltaire. In chiusura del Candide, scrive, piu? o meno: non ci resta che andare a curare il nostro orticello. E tanti ad andargli dietro proni, come se Voltaire avesse detto questa battuta mosso da serena rassegnazione; capito niente. Lo diceva e lo scriveva come un insulto, come una zaffata di vetriolo lanciata sulla conformita?: almeno quando sei agli sgoccioli, non rompere le balle al sistema, al potere, non creare difficolta?, statti buono». Qualcuno dice: se te ne stai buono ad un certo punto, vuol dire che te ne sei rimasto buono anche prima, questa vecchia psico-massima e? servita nel tempo per capire chi abbandonava il Movimento e si diceva: chi molla ora vuol dire che non c’e? mai stato dentro…
«Corretto! Allo stesso modo serve per rintracciare una vera e forte continuita? tra il Sessantotto e il Movimento di questi anni e mesi recenti. Che gran consolazione! Vedere come milioni di ragazzi non cedano alla disperazione, alla tristezza, alla rassegnazione, alla compostezza di sistema e scendano in piazza e lottino, con gioia, con intelligenza. Metti questa consolazione assieme a quella della mia platea di ventenni: avevi ragione, sono un uomo fortunato perche? sento e so che andranno avanti, che faranno cose bellissime, che non tradiranno per- che? non possono farlo, perche? si tra- disce solo cio? in cui, in fondo, non si crede e mi fermo qui, non vorrei tromboneggiare…»
Che si fa con la Libia?
«Discorso terribile, difficile maneggiare senza ferirsi. Ma se non c’era la Francia che partiva in quarta, c’era una strage e staremmo qui a piangere anche sulle nostre responsabilita?. Dovevamo accettare il massacro? Magari con la scusa che i luoghi in cui intervenire per difendere la liberta? sarebbero troppi e quindi meglio niente? Meglio fermi e sottoterra? Non credo, io sto con l’Onu. Certo, bisognava intervenire prima, dare forza e valore alle parole, alla trattativa e ancora questa e? la strada da battere ma…Ora ci vorrebbe un controllo meticoloso delle operazioni, una lucidita? che tuttavia la guerra, o il potere, nega sempre. Poi penso a Berlusconi, ai suoi amici. E? un collezionista di figli di puttana, appena ne vede uno gli corre incontro e gli bacerebbe anche i piedi, non solo l’anello, e? fatto cosi?».
Auguri, Dario, dalla curva dell’Unita?.
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