"Il premier italiano non guarda in faccia verità  scomode per non rovinare i rapporti". "Roma non ha fatto pressione sull'ospite in materia di diritti umani"  ">

Berlusconi-Lukashenko, l’imbarazzo degli Usa

Dalle carte di WikiLeaks le perplessità  dell’ambasciata americana di fronte all’accoglienza italiana al dittatore bielorusso nel 2009. “Il premier italiano non guarda in faccia verità  scomode per non rovinare i rapporti”. “Roma non ha fatto pressione sull’ospite in materia di diritti umani” 

Dalle carte di WikiLeaks le perplessità  dell’ambasciata americana di fronte all’accoglienza italiana al dittatore bielorusso nel 2009. “Il premier italiano non guarda in faccia verità  scomode per non rovinare i rapporti”. “Roma non ha fatto pressione sull’ospite in materia di diritti umani” 

Per gli Stati Uniti è, da anni, «l´ultimo dittatore d´Europa»: l´uomo che trucca le elezioni, sbatte in prigione gli avversari, fa scomparire gli oppositori più pericolosi. Per l´Europa è un uomo di cui diffidare: uno a cui, per anni, sono state imposte sanzioni e restrizioni. Misure che – dopo una breve finestra – sono state reintrodotte appena qualche settimana fa. È proprio di questa finestra che Silvio Berlusconi approfitta per “sdoganare” il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, dal 1994 saldamente alla guida del suo Paese. 

Una visita, quella dell´aprile 2009, che lascia perplessa l´allora numero due dell´ambasciata americana a Roma, il consigliere Elizabeth Dibble, oggi alla guida della sezione European and Eurasian Affairs del dipartimento di Stato a Washington. Che in un cablogramma inviato da Roma, classificato come Confidential e ottenuto da WikiLeaks – che l´Espresso pubblica in esclusiva italiana, con l´anticipazione di Repubblica – scrive: «Il ministero degli Esteri ci ha assicurato che il ministro Frattini avrebbe sollevato la questione della costante oppressione politica e della mancanza di progressi sulle riforme in materia di società civile e diritti umani (…). Secondo tutte le nostre informazioni però né il ministro né il premier hanno fatto pressione su Lukashenko in materia di diritti umani. Anzi Berlusconi ha promesso di visitare Minsk in autunno (come poi fatto nel novembre di quello stesso anno, ndr) e ha incoraggiato Lukashenko a rappresentare personalmente la Bielorussia al summit con i Paesi dell´ex Urss di Praga». 
La visita di Lukashenko nell´aprile 2009 fu la prima del dittatore bielorusso in un Paese Ue dal 1995, anno successivo alla sua elezione: allora fu ricevuto dall´omologo Jacques Chirac. L´interesse di Parigi, come quello degli altri leader Ue, si spense subito dopo: troppo sfacciate ed evidenti le violazioni dei diritti umani che si consumavano dietro la facciata d´ordine della Bielorussia. Fino al 2007 quando, nel tentativo di sganciarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia di Putin, la Ue decise di riaprire i canali di comunicazione e invitare Lukashenko al vertice di Praga. Fu lì che Berlusconi si inserì, per la costernazione degli americani: «La decisione di Berlusconi di aiutare Lukashenko a rompere l´isolamento è stata presa senza consultare l´Unione europea e il ministero degli Esteri. Il ministero ha cercato di portare l´incontro a sviluppi positivi, per mitigare l´oppressione politica in Bielorussia, ma Lukashenko ne è uscito con l´impressione che il suo comportamento non è più una preoccupazione per l´Unione europea. Da parte sua Berlusconi ha sottolineato ancora una vota che preferisce evitare frizioni nei suoi rapporti con i leader stranieri: anche se questo implica non guardare in faccia verità scomode».

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