Migranti verso lo sciopero

UNITI CONTRO LA CRISI E PER IL PRIMO MARZO

Assemblea a Reggio Emilia con duecento tra attivisti e migranti provenienti da tutta Italia. Tra discussioni sul lavoro in fabbrica e nei campi, si preparano le manifestazioni del primo marzo, che chiederanno a gran voce lo sciopero generale. Decisa una campagna, «Welcome», per il diritto d’asilo europeo, iniziative in sostegno dei tunisini che arrivano in Italia e una serie di appuntamenti per chiedere la chiusura dei Cie. Sullo sfondo le lotte sociali generate dalla crisi globale

UNITI CONTRO LA CRISI E PER IL PRIMO MARZO

Assemblea a Reggio Emilia con duecento tra attivisti e migranti provenienti da tutta Italia. Tra discussioni sul lavoro in fabbrica e nei campi, si preparano le manifestazioni del primo marzo, che chiederanno a gran voce lo sciopero generale. Decisa una campagna, «Welcome», per il diritto d’asilo europeo, iniziative in sostegno dei tunisini che arrivano in Italia e una serie di appuntamenti per chiedere la chiusura dei Cie. Sullo sfondo le lotte sociali generate dalla crisi globale
REGGIO EMILIA. Erano presenti quasi duecento tra attivisti e migranti, delegazioni provenienti da quasi tutta la penisola (Rosarno, Caserta, Roma, Perugia, Empoli, Macerata, Jesi, Falconara, Ancona Senigallia, Rimini, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Alessandria, Brescia, Verona, Trento, Vicenza, Padova, Venezia, Trieste). L’assemblea di sabato scorso a Reggio Emilia è stata, dopo molto tempo, un momento di confronto nazionale intorno ai nodi dell’immigrazione e del diritto ad autodeterminare il proprio destino.
Dalla mattina al pomeriggio tardo si sono susseguiti decine di interventi di migranti e non, provenienti dall’esperienza dei comitati, coordinamenti, collettivi, associazioni, sindacati, partiti della sinistra, che hanno messo in comune idee e che si sono confrontati, da diversi punti di vista, sulla possibilità di intraprendere un cammino insieme che sappia raccogliere la dimensione della sfida che l’attualità ci propone.
Si è discusso di lavoro nelle fabbriche e nelle cooperative, di lavoro nero e stagionale, di diritti di cittadinanza e democrazia, di confini europei e diritto d’asilo, sapendo che probabilmente, quando è la cittadinanza ad essere negata, sono le rivolte ad essere all’ordine del giorno, come peraltro è già avvenuto in passato (Rosarno Castelvolturno) e come avviene con cadenza regolare nei Cie. Ma c’è la consapevolezza della necessità di aprire uno spazio politico intorno a questi nodi: perché le rivolte non finiscano in espulsioni, i tumulti in carcerazione.
Il primo marzo sarà una giornata di mobilitazione. Ma, senza feticci ed ideologie, non sarà lo sciopero dei migranti (che peraltro, come suggeriva il responsabile Fiom della Provincia di Reggio Emilia per la meccanica hanno già scioperato il 28 – quello è stato il loro sciopero contro il ricatto) ma sarà invece una piazza in cui portare a gran voce la richiesta dello sciopero generale, come apertura di una stagione sociale nuova.
È stata l’occasione per lanciare una campagna condivisa (Welcome) per il diritto d’asilo europeo e contro il confinamento che già nei prossimi giorni e nei prossimi mesi metta in rete le realtà dal Nord al Sud del Paese. È il preludio ad iniziative e appuntamenti che riguarderanno i Cie, il residence di Mineo (Catania), ma anche le garanzie, per nulla scontate, del diritto d’asilo per chi è sbarcato dalla Tunisia e contemporaneamente, anche a fronte della spinta verso l’Europa che molti migranti sbarcati hanno manifestato, l’occasione per porre con forza la questione dei regolamenti Schengen e Dublino e della mobilità di migranti e rifugiati all’interno dei confini europei.
Il tema che ha attraversato ogni intervento ed ogni questione trattata è stato quello della complementarietà di migranti e non dentro allo scenario delle lotte contro la crisi. Non esiste una figura centrale, una figura che di per sé sia in grado di risolvere la propria condizione se non proponendola immediatamente come terreno comune. Dentro a questa crisi infatti esistono di volta in volta delle questioni che vengono poste ma che immediatamente possono diventare terreni comuni di lotta per costruire l’alternativa al modello Marchionne, Maroni, Gelmini, Berlusconi, ma anche di chi vorrebbe, sostituito Berlusconi, portarsi dietro i Marchionne, le riforme a suon di tagli, le leggi razziste che governano l’immigrazione. È stato così per l’università, è stato così per Mirafiori, è così per la democrazia dei beni comuni.
Si tratta di capire immediatamente come può diventare un terreno comune quello dell’immigrazione, anche a partire dalla costruzione di nuove istanze da praticare insieme ai migranti .

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