«Non c'è alcuna garanzia che la Fiat resti in Italia, non c'è alcuna nuova notizia sugli investimenti e sul piano industriale, Marchionne non ha detto niente di nuovo e il governo ha fatto una pessima figura». Maurizio Landini , leader Fiom, commenta così l'incontro a Palazzo Chigi fra Berlusconi e l'amministratore delegato dell'azienda. ">

Landini: “È un’ipocrisia, la famiglia sta investendo altrove”

 «Non c’è alcuna garanzia che la Fiat resti in Italia, non c’è alcuna nuova notizia sugli investimenti e sul piano industriale, Marchionne non ha detto niente di nuovo e il governo ha fatto una pessima figura». Maurizio Landini , leader Fiom, commenta così l’incontro a Palazzo Chigi fra Berlusconi e l’amministratore delegato dell’azienda.

 «Non c’è alcuna garanzia che la Fiat resti in Italia, non c’è alcuna nuova notizia sugli investimenti e sul piano industriale, Marchionne non ha detto niente di nuovo e il governo ha fatto una pessima figura». Maurizio Landini , leader Fiom, commenta così l’incontro a Palazzo Chigi fra Berlusconi e l’amministratore delegato dell’azienda.

E perché allora tutti i partecipanti, da Chiamparino a Sacconi hanno detto che è andata bene e che è stato fatto un passo avanti?
«Perché il livello di ipocrisia ha raggiunto livelli molto alti. Invito ad andare al di là delle dichiarazioni e a badare ai fatti: Marchionne non ha preso nessun impegno a restare in Italia dopo il 2014. Questo periodo gli serve per capire come andranno le cose alla Chrysler, se andranno bene trasferirà tutto là. I fatti sono questi: non ci sono modelli nuovi, la cassa integrazione aumenta, l´occupazione cala. Di oltre 18 miliardi d´investimenti dei 20 promessi non si sa nulla, salvo che gli Agnelli non ci metteranno un euro».
Cosa vuole dire?
«Che se ne stanno andando. La famiglia sta investendo in India, in Cina, ma si stanno disimpegnando dall´Italia, questa è la verità. E il governo in una situazione del genere cosa fa? Invece di guardare fuori, fare il possibile per attrarre capitali, è interessato solo a mutuare in tutto e per tutto il modello di relazioni sindacali impostato da Marchionne, il modello unilaterale di Pomigliano e Mirafiori. Lo si è già visto con il pubblico impiego: il governo e la Fiat stanno mettendo in disuso la democrazia di questo Paese».
Sacconi dice che la Fiat resta, basta garantire la governabilità degli stabilimenti. Voi, per esempio, cosa farete nelle aziende dove avete la maggioranza, come alla Bertone?
«Tratteremo nell´interesse della azienda e dei lavoratori, come abbiamo sempre fatto. Faccio un esempio: alla Sevel stavamo raggiungendo un´intesa per accettare 7 sabati lavorativi in cambio di nuove assunzioni. Era fatta, poi l´azienda ha preteso che si rinunciasse alla possibilità di sciopero e ai diritti dei lavoratori. E non s´è firmato nulla perché noi non siamo disponibili a cancellarli».
Ma c´è o no un problema di governabilità?
«C´è, ma non riguarda i lavoratori, riguarda questo Paese e questo governo».

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