Da Luciana Castellina il diario di molti di noi

TESTIMONI «La scoperta del mondo», dal 1943 al 1947

TESTIMONI «La scoperta del mondo», dal 1943 al 1947

Sono amico di Luciana Castellina da 60 anni esatti e debbo ricordare che quando, nel 1951, arrivai a Roma, perché gli inglesi mi avevano arrestato e espulso da Tripoli in quanto «pericoloso comunista», Luciana mi trovò il lavoro di correttore di bozze all’«Unità», la cui sede, allora, era in via 4 Novembre. Debbo aggiungere che Luciana è stata personalità forte nel gruppo che ha dato vita al nostro manifesto. Tutto per riconoscere (e scusarsi) se il manifesto arriva buon ultimo (o quasi) nella recensione del suo, bello e coinvolgente, La scoperta del mondo. Con recensioni o segnalazioni mi hanno preceduto: radio e tv, «Anna», «Barisera», «Corriere del Mezzogiorno», «il Foglio», «La Stampa», «il Sole 24 Ore», «Left», «il Riformista», «Vanity Fair» e «l’Espresso», con una bella recensione di Chiara Valentini. Non mi resta che sottolineare il successo del libro e il mio ritardo. Cara Luciana, abbi ancora una volta pazienza.
Ma vengo al libro, un romanzo di formazione che coinvolge tutta una generazione, anche io ero marinaretto della Gil-Gioventù Italiana del Littorio, ma non arrivai a essere marinaretto tamburino: Luciana mi ha sempre battuto. Il diario (con annotazioni dal presente) copre i quattro anni che vanno dal 25 luglio del 1943 (la caduta di Mussolini, che Luciana trascorse nell’abituale partita a tennis con Anna Maria Mussolini) all’ottobre del 1947, nei quali Luciana passa dai 14 ai 18 anni. Quattro anni pienissimi di scoperte, viaggi, amicizie e amori, letture e il Pci al quale finisce con l’approdare. E il tutto muovendo da una famiglia borghese, che la obbligava a fare il quarto al bridge, ma nella quale presente e importante era pure la componente ebraica. E anche per me, a Tripoli, senza saper della Shoa, l’amicizia con i compagni di scuola ebrei, ha pesato sulla mia formazione. E qui debbo ricordare che a cacciare gli ebrei dalla Libia (dopo che gli inglesi avevano prodotto un sanguinoso pogrom) fu il re Idriss.
Questo diario di Luciana coinvolge molti di noi, nati tra il ’25 e il ’35 e che poi sono diventati comunisti. È stato un processo di formazione indubbiamente confuso, ma ricco. Comincia con una citazione del «mitico libraio Tombolini» e prosegue. Luciana nel 1947 arriva, attraverso uno straordinario viaggio a Budapest ed ecco cosa scrive: «Sono elettrizzata: Budapest, la città di tanti romanzi della Medusa»: i libri con la copertina verde, sui quali avevamo cominciato a leggere, ragazzi e ancora nel fascismo, gli autori americani. E così, ancora più importante, il colpo di fulmine per Rilke a 17 anni: «Ho scoperto la poesia. Sono sprofondata in Rilke. Anche se il suo panteismo non mi convince».
Rilke anche per me è stato importantissimo e sono sempre grato a una donna, che, in quegli anni, mi fece passare da un carduccianesimo fascisteggiante (le sue poesie le sapevo quasi tutte a memoria) a Rilke. Oggi non so quanta popolarità abbia Rilke tra i giovani (credo poca), ma quel Rilke c’entrava molto con la nostra maturazione comunista. Forse senza Rilke non avremmo avuto il coraggio di fare il manifesto. E in questo straordinario processo di formazione Rilke non è di ostacolo alla felicità. Solo pochi giorni dopo averlo scoperto nel diario (15 aprile 1946) si legge: «Sono felice di vivere, di discutere, della natura, di scoprire le particolarità del mio animo e di quello degli altri, di vedere il mondo, di esprimere quello che provo, di dipingere. Sono felice di tutto. Il mondo è mio e voglio tutto». Questo scriveva Luciana a 17 anni e oggi, sopra gli 80 annota: «La mia felicità esplode ogni tre, quattro pagine del diario. Devo essere stata davvero felice». È la conferma di quella straordinaria stagione fecondata dalla vittoria nella seconda guerra mondiale, dalla Resistenza, da Stalingrado, dai movimenti di liberazione, dei popoli coloniali, dal protagonismo operaio. Com’era bella e forte la classe operaia. Una stagione di grandi speranze, che alimentavano generosità e coraggio.
Ma ora, in questa stagione berlusconiana, dove tutto si compra e si vende, serve a qualcosa la lettura di questo straordinario diario? È solo un ricordo di un passato remoto e ormai inutile come i vecchi vestiti che portavamo da giovani e che oggi sono lisi e ci fanno apparire ancora più vecchi di quel che siamo? Il dubbio viene, ma non è così. Questo diario dovrebbero leggerlo soprattutto i giovani e non solo quelli tra i 14 e i 18 anni. Dovrebbero leggerlo e immedesimarsi nelle domande e nelle risposte della giovanissima Luciana. Il suo diario è uno straordinario invito a vedere fuori di sé e dentro di sé. A interrogarsi sul senso della propria vita. Al rifiuto di essere mercificati, soggetti passivi della meccanica del capitale. A pensare di più e più seriamente al proprio io. Un io necessario, ma che deve comunicare e solidarizzare con gli altri milioni di io che ci sono intorno. Il diario di Luciana, come tutti i diari, è individuale, ma di un individuo sempre in comunicazione: né presuntuoso, né avvilito. E a questi possibili giovani lettori chiedo che si impegnino anche loro nella «Scoperta del mondo».
LIBRI: LUCIANA CASTELLINA, LA SCOPERTA DEL MONDO, NOTTETEMPO, PP. 297, EURO 16.50

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