«Da Rosarno a Mirafiori no allo sfruttamento»

I MIGRANTI DI TORINO
Un appello di solidarietà  con le lavoratrici e i lavoratori di Mirafiori è stato diffuso ieri dagli «immigrati autorganizzati di Torino»: «Noi, lavoratori e cittadini immigrati, da sempre costretti a subire ogni forma di sfruttamento e di ricatto, invitiamo i lavoratori e lavoratrici di Mirafiori a votare no al referendum-ricatto al quale sono chiamati i lavoratori di Mirafiori vuole cancellare quei pochi diritti rimasti all’operaio: diritto alla malattia, diritto a scioperare e organizzarsi liberamente.

I MIGRANTI DI TORINO
Un appello di solidarietà  con le lavoratrici e i lavoratori di Mirafiori è stato diffuso ieri dagli «immigrati autorganizzati di Torino»: «Noi, lavoratori e cittadini immigrati, da sempre costretti a subire ogni forma di sfruttamento e di ricatto, invitiamo i lavoratori e lavoratrici di Mirafiori a votare no al referendum-ricatto al quale sono chiamati i lavoratori di Mirafiori vuole cancellare quei pochi diritti rimasti all’operaio: diritto alla malattia, diritto a scioperare e organizzarsi liberamente. Nel 2010, la rivolta dei lavoratori immigrati a Rosarno era soprattutto una reazione a una condizione di schiavitù: salari mediocri, ritmi massacranti, nessuna tutela sanitaria, condizioni di vita pessime, umiliazione e vessazione. Il governo, la Confindustria, la Fiat e Marchionne ritengono che per competere sul mercato globale, bisogna portare la condizione dei lavoratori di Mirafiori al livello di quelli di Rosarno. Opporsi a questo ricatto è solo un primo passo. Bisogna investire sui diritti e sul benessere delle persone e non sulla loro riduzione a macchine “produttrici-consumatrici”. Usare i fondi non per ingrassare le industrie inutili e inquinatrici, ma per dare al mondo nuove vie di sviluppo costruite sull’etica e sul rispetto del bene comune. I lavoratori e le lavoratrici di Mirafiori possono opporsi a questo accordo votando no al referendum ricatto. Dire no all’umiliazione, no alla schiavitù! come hanno fatto i nuovi schiavi di Rosarno».

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