La mia Guernica è mediorientale

Un incontro con Maximilien Le Roy, giovane fumettista francese che ha lavorato su una trilogia dedicata a Gaza. «I miei coetanei non leggono molto. Attraverso un libro illustrato si può far pensare, può essere utile per aprire gli occhi sul conflitto». Fra i suoi progetti, la vita in cartoon del poeta russo Majakovskij e la drammatica storia di un uomo reduce dalla guerra d’Indocina

Un incontro con Maximilien Le Roy, giovane fumettista francese che ha lavorato su una trilogia dedicata a Gaza. «I miei coetanei non leggono molto. Attraverso un libro illustrato si può far pensare, può essere utile per aprire gli occhi sul conflitto». Fra i suoi progetti, la vita in cartoon del poeta russo Majakovskij e la drammatica storia di un uomo reduce dalla guerra d’Indocina

«Tutte quelle storie le avevano fatto realizzare che le lacrime avevano lo stesso gusto salato qualunque fosse la terra di provenienza». Sono le parole di una giovane donna palestinese che ha subìto un lutto familiare, dopo aver partecipato agli incontri dell’associazione il circolo dei genitori, in cui israeliani e palestinesi che hanno perso i figli si conoscono e si confrontano.
È una delle intense tavole di Les Chemins de traverse, lavoro del giovane fumettista francese Maximilien Le Roy (è stato ospite del festival Komikazen a Ravenna). Il racconto illustrato fa parte di una trilogia che comprende Gaza, un pavé dans la mer pubblicato in Francia nel febbraio 2009 dall’editore indipendente La boîte à bulles. Un’opera collettiva coordinata da Le Roy che ha coinvolto intellettuali, disegnatori, e testimoni, per raccontare quasi in tempo reale i bombardamenti sulla Striscia durante l’operazione militare israeliana Piombo fuso, dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009. Oltre tre settimane di violenti attacchi che hanno causato la morte di circa 1400 persone, la maggior parte civili, fra cui molte donne e bambini.
Nelle pagine si alternano schede dettagliate, analitiche, curate da storici e giornalisti sulla Striscia di Gaza dal ’48 ad oggi, a un calendario preciso degli eventi accaduti giorno per giorno, oltre alla testimonianza diretta attraverso un diario di bordo di Salma Ahmed, giovane professoressa di Gaza. Ogni capitolo è stato affidato a un diverso illustratore che ha disegnato le esplosioni, i morti, le macerie e la vita quotidiana vissuta nel terrore della guerra, senza viveri, gas, elettricità. Come la storia di una madre che perde cinque delle sue figlie sotto un bombardamento. Alcuni articoli cercano di chiarire il rapporto fra media ed elezioni, fra le firme c’è quella di Alain Gresh, vicedirettore di Le Monde Diplomatique. Poi schede su Hamas, Sionismo e Antisemitismo intervallate da foto in bianco e nero scattate durante alcune manifestazioni pacifiste. A illustrare uno dei racconti anche il fumettista svizzero Patrick Chappatte. A concludere questo testo articolato che mette insieme diversi linguaggi la dichiarazione d’amore per Gaza fatta da Salma: «Gaza è il mio cuore, la mia vita, il mio amore e il mio destino».
Le Roy ha avuto fin dall’inizio l’intenzione di fare rapidamente qualcosa sull’operazione Piombo fuso mentre era in corso. «Questo lavoro – spiega – è un’occasione per una riflessione sulla Guernica orientale. Attraverso un libro illustrato si può far pensare, può essere utile per vederci più chiaro sul conflitto. Ho proposto il progetto all’editore senza avere né nomi né disegni da mostrare, ho avuto carta bianca. I giornalisti hanno scritto alcuni testi ad hoc, tutto si è fatto in circa tre settimane. La boîte à bulles lo ha pubblicato solo pochi giorni dopo». In Faire le mur, altro volume della trilogia edito dalla francese Casterman, Le Roy racconta la storia di Mahmoud, giovane che vive nel campo profughi di Aida, vicino Betlemme. In questo graphic novel si raccontano i sogni, le frustrazioni, la vita del ragazzo. «Attraverso la sua vicenda personale ho potuto raccontare il contesto palestinese – dice ancora Le Roy – La sua, infatti, può essere la storia di qualunque palestinese con la differenza che Mahmoud dà una lettura più raffinata del conflitto in cui non è solo l’odio per l’altro a prevalere». Con la costruzione del muro Mahmoud fatica ad accettare la sua vita nel ghetto del campo, con i suoi sogni di viaggio chiusi nel cassetto. A farlo evadere da questa frustrante condizione le sue aspirazioni artistiche, il desiderio di disegnare. Il libro si conclude con gli scatti del fotografo Maxence Emery e un testo del giornalista Alain Gresh.
A chiudere la trilogia Les chemins de traverse (La boîte à bulles, giugno 2010) realizzato in collaborazione con l’illustratore e scrittore Soulman. È la storia di Osama Abu Ayash, palestinese dell’associazione il circolo dei genitori e Matan Cohen, giovane militante israeliano del movimento di disobbedienza civile anarchici contro il muro, obiettore di coscienza, rimasto cieco dopo un colpo sparato da un soldato israeliano durante una manifestazione. I due finiranno per incontrarsi in una scorciatoia (come anticipa il titolo) e qui tenteranno di intraprendere la strada del Ta’ayush, termine arabo per indicare la convivenza. «Ho mostrato il punto di vista di un rifugiato e di un obiettore, Les chemins de traverse significa che oltre alla via principale intrapresa dalla maggioranza ci sono altre strade, altre possibilità di vivere e pensare, come quelle scelte da entrambi i personaggi», aggiunge Le Roy, una conclusione che lascia intravedere un futuro di speranza.
L’autore, nell’affrontare un tema così delicato e controverso come il conflitto israelo-palestinese, si pone spesso il dubbio se abbia la legittimità di trattare con i suoi disegni questioni politiche, non essendo né uno storico né un giornalista. Nei suoi lavori, dagli stili e i tratti molto diversi, si passa dalla bicromia di un bianco e nero denso alla matita su carta per rendere sulle pagine le atmosfere, come accade per la Palestina in cui domina il color sabbia dei campi profughi.
Alle cromie cupe e scure dei bombardamenti si alternano quelli seppiati del campo di Aida. «Ho il mio modo di raccontare – confessa Le Roy – molti miei coetanei non leggono molto, attraverso i fumetti sono spinti a fare letture politiche su temi a cui mai avrebbero dedicato interesse. È un media che permette di arrivare a un pubblico più popolare. I tre lavori non sono un continuum, ma c’è una coerenza che li unisce, quando li ho realizzati non avevo in mente una trilogia».
A breve Le Roy partirà per Mosca e San Pietroburgo per realizzare un reportage sul poeta russo Majakovskij, il prossimo anno in Francia uscirà la storia di un uomo reduce dalla guerra d’Indocina, disertore poi rimpatriato in Francia dopo tanti anni. A breve, sempre nel paese d’oltralpe, uscirà il primo numero del prestigioso mensile Le Monde Diplomatique interamente a fumetti, un esperimento di giornalismo illustrato a cui parteciperà anche Le Roy. A conferma di come, nonostante ci sia ancora diffidenza nei confronti di questp linguaggio anche nella più illuminata Francia, il fumetto si stia affermando come strumento di divulgazione di notizie e non solo d’intrattenimento. I reportage di Le Roy dovrebbero essere presto tradotti anche in Italia. Non toccherà aspettare molto perché le sue tavole, esposte nei giorni di Komikazen nelle sale del Museo Mar di Ravenna, si trovino anche sugli scaffali delle nostre librerie.

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