Eta. I tre uomini che hanno piegato i “falchi” baschi

Un leader militante, un politico e un sindacalista dietro la svolta sfociata nella tregua con Madrid  

Un leader militante, un politico e un sindacalista dietro la svolta sfociata nella tregua con Madrid  

BILBAO.Ci sono tre uomini dietro la svolta storica dell´Eta. Tre baschi, gente nata e cresciuta tra queste terre. Terre dure, fiere e orgogliose, incastonate tra le montagne che scendono dolcemente verso il mare. Un ex dirigente dell´Eta, un leader di Herri Batasuna, un importante sindacalista. I tre sono entrati e usciti dal carcere. Si sono incontrati, prodotto nuovi documenti, promosso assemblee in giro per città e villaggi. È accaduto tutto in nove mesi. Alla fine hanno fatto qualcosa che non era mai accaduto in 42 anni di storia della più ostinata e violenta banda terrorista: hanno imposto la fine di una guerra fuori dal tempo, rifiutata da una società ridotta a piangere i suoi 829 morti e a fremere per i suoi 2021 fratelli, figli, nipoti rinchiusi senza speranze in cella. Hanno capovolto i ruoli.
Hanno costretto l´Eta a seguire la scelta della maggioranza: una tregua vera per una pace vera. Ce la racconta un avvocato di Bilbao. Un militante che ha seguito dietro le quinte un processo che ora considera anche una sua vittoria. Parlare di Eta nella terra dell´Eta suscita sospetti e comporta rischi. La fase è troppo delicata. Una parola di troppo potrebbe anche rovinare un´opera ancora in corso. Ma tra le strade pulite e ordinate, dietro i palazzi d´inizio 900 tirati a lucido che fanno da cornice alle strutture futuristiche della biblioteca nazionale, del museo dell´arte e dello straordinario Guggenheim, progettato da Frank Gehry con trentamila lamine di acciaio, si raccolgono solo commenti di pacato ottimismo. «È il momento della verità», ci dice il barista all´angolo. E altri avventori, donne e uomini, ragazze e ragazzi appena usciti dall´università del centro, convengono con cenni del capo che sono più efficaci di una riposta. Chi conosce la storia dell´Eta spera e prega. Troppe speranze deluse. Ma la sensazione della svolta è collettiva.
Una svolta nata nel dicembre del 2006. Arnaldo Otegì, capo della sinistra «abertzale» (autonoma, in basco), è frustrato. Ha dedicato cinque anni ad una tregua che l´ala dura dell´Eta rompe con un attentato che rimette tutto in discussione. È il 30 dicembre. Quattro cariche di tritolo distruggono il nuovo parcheggio multipiano dell´aeroporto Barajas di Madrid. Il governo Zapatero è furibondo. È la settima tregua infranta. Si sente preso in giro: chiude ogni contatto con il braccio politico dell´Eta e ricorda che anche la sinistra «abertzale», nata dalle ceneri di Herri Batasuna, già al bando da tre anni, rimane illegale. Scattano gli arresti, finisce dentro anche Otegì. Il dirigente politico cambia strategia: deve creare le condizioni per consentire al suo partito di tornare nell´arena politica. Non ha scelta: deve rompere quella dipendenza distruttiva con l´Eta.
Anche perché la banda è priva di dirigenti carismatici. Chiuso in cella, Otegì ne approfitta per parlare con Eugenio Etxebeste, ex dirigente dell´Eta e con Rafael Diez Usabiaga, ex segretario generale del sindacato basco Lab. Si gettano le basi per una nuova proposta. Ma i margini sono molto ridotti: per avviare delle trattative con il governo bisogna parlare apertamente di pace. Otegì esce di prigione a fine agosto del 2008 tra mille polemiche. Zapatero fa finta di niente. Conosce il progetto, ha buona speranze di chiudere la partita con una vittoria. Sarebbe un successo per il suo secondo esecutivo.
Qualcuno gli suggerisce un nome: Brian Currin, avvocato sudafricano. Ha mediato per la fine dell´apartheid e per il disarmo dell´Ira. Otegì e Currin lavorano per un anno. Nel febbraio del 2010, diciannove personalità internazionali sottoscrivono un documento in cui si invita l´Eta a proclamare una tregua duratura e unilaterale. Ci sono le firme di quattro premi Nobel: l´ex presidente sudafricano Fredrik de Clerck, l´arcivescovo Desmond Tutu, l´ex primo ministro irlandese John Hume, l´ex presidente dell´Irlanda Mary Robinson. Passano sei mesi. L´Eta è rimasta nell´ombra. Si vede che la banda vive un momento difficile. C´è la base giovanile, quella del «jo-ta-ke», dell´”ora e sempre lotta armata” che non molla; ma ci sono anche i quadri intermedi, più tattici, incerti. E poi i veterani che vogliono chiudere con il passato. Sono i soli ad avere ancora carisma, possono imporre la loro linea.
Lo fanno: formano una commissione e partecipano alla produzione di un nuovo documento. Viene offerta una tregua unilaterale, duratura, con una verifica internazionale. Il messaggio è affidato alla Bbc che lo diffonde in tutto il mondo. E´ il 5 settembre scorso. Un mese dopo c´è un nuovo appello, firmato da altre personalità a Guernika. Il termine pace è inserito a pieno titolo. La tregua è uno spunto, ma è la premessa per la fine della lotta armata. La scelta è fatta. Ed è stata esterna: l´Eta non può far altro che prenderne atto. Sabato scorso ventimila persone invadono le strade qui a Bilbao. Hanno delle magliette bianche in mano: raffigurano le facce dei detenuti da anni rinchiusi in carcere. Si aspettavano il comunicato definitivo dell´Eta che non arriva. Ma la banda è in subbuglio, lo scontro interno è ancora in corso. C´è un triumvirato al vertice.
Un uomo, David Plà, 31 anni, e due donne: Iratze Sorzabal, 38 anni, e Izaskun Lesana Arguelles, 33 anni. Sono militanti di lunga data. Strappano la maggioranza nella banda, annunciano finalmente la nuova tregua. L´arricchiscono con tre vocaboli importanti, inediti: permanente, verificabile, generale. È la fine di ogni ostilità, anche delle estorsioni, dei furti d´auto. Non è mai accaduto. Perché le trattative ora sono condotte dalla sinistra «albertzale» che detta le condizioni all´Eta. In gioco c´è il ritorno alla politica legale, ci sono le elezioni del prossimo maggio. Lo sanno bene i tre artefici della svolta. La lotta armata è finita. «Vedrà», ci dice con un sorriso l´avvocato prima di sparire tra la folla del centro, «sarà annunciata prima delle elezioni amministrative di maggio».

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password