Cosenza, la polizia in aula

Volevano riunirsi in assemblea per discutere come proseguire la battaglia contro la Gelmini. Hanno trovato l’Aula Magna sbarrata da Digos e poliziotti. È accaduto ieri all’Università  di Arcavacata. Nel mirino degli studenti il rettore. L’incontro si è poi svolto in un’altra aula

Volevano riunirsi in assemblea per discutere come proseguire la battaglia contro la Gelmini. Hanno trovato l’Aula Magna sbarrata da Digos e poliziotti. È accaduto ieri all’Università  di Arcavacata. Nel mirino degli studenti il rettore. L’incontro si è poi svolto in un’altra aula

COSENZA. Pensavano di riunirsi in assemblea per discutere del dopo “Riforma Gelmini” e in vista dello sciopero generale (e generalizzato) del 28 gennaio indetto dalla Fiom. Come regalo per l’anno nuovo hanno trovato la porta sbarrata dell’Aula Magna, la Digos al completo e un plotone del reparto mobile di Cosenza. Il giro di vite contro il movimento universitario continua, dunque. Dopo i venti avvisi di garanzia per l’assedio al Senato del 24 novembre, la stretta repressiva del Governo cinge anche Arcavacata e l’Università della Calabria. Evidentemente il protagonismo del movimento cosentino è temuto. Del resto, la mobilitazione a difesa dell’Università pubblica è stata intensa in questi mesi nel capoluogo bruzio. Blocco della didattica, occupazione di spazi pubblici (Palazzo del Rettorato, facoltà, Aula Magna) e culturali (il Teatro Rendano e non solo), flash-mob (sulla A3 e sulla statale 107), manifestazioni con numeri importanti. Insomma, una partecipazione di massa che qui non si ricordava da tempo. Da silenziare, avranno pensato al Viminale e a Viale Trastevere. Gli strali del movimento si rivolgono verso il Rettore di Unical, Gianni Latorre «che ha ben pensato di posticipare il regalo di Natale a noi studenti impedendoci di svolgere un’assemblea già convocata da tempo. Comunque la parata di polizia che ci ha accompagnato non ci spaventa anzi ci lusinga perchè dimostra più di ogni altra cosa la paura che attanaglia il Rettore che, arroccato nel suo ufficio, a meno di dieci metri dai suoi studenti, preferisce impartire ordini telefonicamente, tramite i responsabili di piazza anzichè aprirsi al confronto». Dopo un breve presidio nel piazzale antistante l’Aula Magna, i 500 studenti cosentini hanno occupato per protesta un’aula secondaria dall’Ateneo. Dove l’assemblea si è regolarmente tenuta. La ferita rimane comunque aperta, «perchè impedire un’assemblea, ostruire l’accesso ad uno spazio universitario, occupandolo con barricate di celerini armati fino ai denti, è una misura che ci mostra ancora quanto autoritari siano i metodi di gestione di questo ateneo. Bisogna dire basta a questi atti di violenza, a questi soprusi, a queste arbitrarie chiusure di spazi e discussioni».
L’assemblea degli universitari cosentini ha annunciato un percorso di mobilitazione regionale verso il 28 gennaio «per unire le lotte di tutte le istanze sociali, operai metalmeccanici, precari, studenti, migranti, comitati per i beni comuni, per riuscire a creare un cambiamento sociale e culturale reale». Finisce, così nel migliore dei modi, una giornata di ordinaria sospensione dello stato di diritto. Con la polizia che de facto ha occupato un’università. Contro la Costituzione.

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