In appello 9 anni e 4 mesi all’agente che tre anni fa sparò al giovane laziale In primo grado la pena fu di sei anni Il padre del giovane si dice “orgoglioso di essere italiano”
In appello 9 anni e 4 mesi all’agente che tre anni fa sparò al giovane laziale In primo grado la pena fu di sei anni Il padre del giovane si dice “orgoglioso di essere italiano”
FIRENZE – La corte d´appello di Firenze ha condannato ieri pomeriggio l´agente di polizia Luigi Spaccarotella a nove anni e quattro mesi di reclusione per l´assassinio del ventiseienne tifoso della Lazio Gabriele Sandri. Omicidio volontario, sentenziano dunque i giudici di secondo grado, e non semplice omicidio colposo come scrisse invece la corte aretina. Brusii e lacrime di commozione dei genitori alla lettura del verdetto, e non la rabbia, le invettive e le minacce ai giudici che accolsero come fosse un´assoluzione la condanna per omicidio colposo della corte d´assise di Arezzo nel luglio 2009. Gli amici, gli ultras della Lazio, stavolta hanno aspettato fuori dall´aula per poi salutare l´uscita dei familiari con un lungo applauso e altrettanto lunghi abbracci.
Spaccarotella, che sparò da un´area di servizio all´altra dell´autostrada del Sole pensando di fermare così il gruppetto di tifosi biancocelesti dopo uno scontro con supporter juventini, è stato condannato per omicidio volontario, con le attenuanti generiche e la riduzione di un terzo della pena per la richiesta di rito abbreviato presentata ma non accolta in primo grado (l´accusa aveva chiesto 14 anni di reclusione). Secondo il pm Giuseppa Ledda e il procuratore generale Aldo Giubilaro, Spaccarotella non voleva uccidere quando l´11 novembre 2007, nell´area di sosta di Badia al Pino, esplose il colpo che raggiunse al collo Sandri seduto in auto, ma sparando accettò coscientemente il rischio di ammazzare. Dolo eventuale, dunque. E quindi omicidio volontario.
«È una giustizia che era dovuta – ha commentato Giorgio Sandri, il padre di Gabbo, cercando di trattenere l´emozione – Oggi sono orgoglioso di essere italiano, ringrazio i ragazzi che ci hanno sostenuto in tutto il Paese». La madre Daniela, che ha deciso di restare in piedi tra il pubblico durante la requisitoria della difesa, è scoppiata a piangere alla lettura del verdetto: «È stata fatta giustizia, provo pietà per Spaccarotella che per noi non ha mai avuto gesti di comprensione».
L´agente ieri non era in aula, così come non c´era il 14 luglio 2009 per la sentenza di primo grado. «Sono affranto, ma spero ancora» ha detto in serata al suo avvocato Federico Bagattini dopo aver tenuto spento il telefono per tutto il pomeriggio. «È abbattuto, e non soltanto per la sentenza – hanno spiegato i legali – Spaccarotella è sospeso dal servizio e percepisce il salario minimo, circa 600 euro». Ha annunciato che proporrà ricorso in Cassazione: se non lo facesse finirebbe subito in carcere.
La sentenza è stata commentata tra gli altri dal sindaco di Roma Gianni Alemanno («è dolorosa ma rende giustizia alla famiglia»), dal presidente della Regione Lazio Renata Polverini («è un segnale che va nella direzione che tutti avevamo auspicato») e da Walter Veltroni, che ha definito il verdetto «equilibrato» e in grado di ristabilire «un principio di verità e giustizia».
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