Oggi a Terzigno e in Val di Susa, con i comitati in difesa del territorio

UNITI CONTRO LA CRISI
Fino a ieri e per tanti in Italia, Terzigno era magari il nome di un difensore brasiliano. Poi è diventata il simbolo di una delle proteste più pirotecniche degli ultimi anni. Ma a Terzigno è in gioco molto di più. Decine di migliaia di cittadini insorgono da mesi, in qualche caso da anni, per rivendicare quello che potrebbe sembrare scontato ma tale non è: la vivibilità  della nostra terra, la salute, la vita stessa. L’ultimo capitolo di una storia che porta i nomi di Serre, Pianura, Chiaiano, Giugliano e tanti altri.

UNITI CONTRO LA CRISI
Fino a ieri e per tanti in Italia, Terzigno era magari il nome di un difensore brasiliano. Poi è diventata il simbolo di una delle proteste più pirotecniche degli ultimi anni. Ma a Terzigno è in gioco molto di più. Decine di migliaia di cittadini insorgono da mesi, in qualche caso da anni, per rivendicare quello che potrebbe sembrare scontato ma tale non è: la vivibilità  della nostra terra, la salute, la vita stessa. L’ultimo capitolo di una storia che porta i nomi di Serre, Pianura, Chiaiano, Giugliano e tanti altri. Per difendere il diritto al futuro dalla speculazione della “shock-economy”, l’economia dei disastri e delle cosiddette grandi opere che assediano l’intero paese, dalla Val di Susa al ponte sullo Stretto, alla pseudo-ricostruzione de l’Aquila. Perchè questa è la realtà della cosiddetta “emergenza-rifiuti” anche in Campania! Non solo i sacchetti in strada che bussano alle finestre del secondo piano, non solo corruzione amministrativa, non solo inefficenza e scelte sbagliate. Ma una strategia pervasiva e continuata che alimenta la crisi per ricattare i cittadini, espropriarli della democrazia e dare l’assalto al territorio e ai finanziamenti pubblici. I fondi Cip6 dell’incenerimento, i finanziamenti per gli appalti, la gestione delle discariche di tal quale, con oltre un milione di tonnellate l’anno di rifiuti industriali, per stare a quelli che si spostano con regolare bolla di accompagnamento, di cui non si capisce la fine e per i quali di sicuro non bastano le buche scavate, qui e là, dai “contrabbandieri di monnezza”. Non è solo una storia di camorra!
In Campania, almeno dal terremoto del 1980 in poi, si sono messi a punto una serie di strumenti per le “politiche dell’emergenza”, che oggi vediamo all’opera in tante parti d’Italia. Con l’aggiunta che alla crisi ufficiale, quella dei rifiuti soldi urbani, si unisce quella assolutamente intrecciata dei rifiuti speciali che serve il sistema industriale dell’intero paese. Due crisi che sono una se guardiamo ai fatti, a partire dalle tante discariche, come la Sari di Terzigno, che sono passate direttamente dalle mani dei prestanome della camorra ai “prestanome dello Stato”. Sono questi gli interessi, per miliardi di euro, che impediscono di adottare soluzioni semplici e logiche in alternativa al pericolo delle megadiscariche e dell’incenerimento, che boicottano la raccolta differenziata e spingono a una sovrapproduzione di ordinanze emergenziali in cui alla fine al potere è consentito tutto e il contrario di tutto nella più assoluta opacità. Fino allo scandalo dell’occultamento dei dati sulla salute e su quello che è uno dei più grandi disastri ambientali dell’europa occidentale. Per paradosso ci costringono quasi a sperare che l’immondizia resti nelle strade, perchè è come la febbre, il sintomo rivelatore di una malattia che in ogni caso continua ad uccidere, con la diffusione abnorme dei tumori, con malformazioni genetiche e malattie cardiovascolari! Viviamo in un’area bellissima ma appestata da miasmi insopportabili, con la gran parte dei pozzi inquinati. Eppure resistiamo! Pretendiamo la chiusura delle discariche, le bonifiche, le alternative concrete e fattive all’incenerimento e alla distruzione. E con noi resiste la possibilità stessa della democrazia, l’unica reale. In questi giorni la polizia preme per distruggere fisicamente il presidio dei comitati di Terzigno e Boscoreale, incapace di accettare che abbia resistito alle cariche, alla repressione, al tempo e alla diffamazione. E oggi saremo in piazza con gli altri comitati della nostra terra e dell’intera regione. Con delegazioni nazionali in una giornata unitaria lanciata insieme ai movimenti della Val Susa. Due manifestazioni gemelle per dire che un altro mondo è possibile. Ma è necessario andarselo a prendere!
Movimento difesa del territorio area vesuviana

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