Cortei notturni, assemblee e blitz non si ferma la protesta degli atenei

La riforma al Senato, ma è scontro sulla data del voto    Si estendono le occupazioni: dall’Accademia di Brera alla facoltà  di Sociologia a Trento

La riforma al Senato, ma è scontro sulla data del voto    Si estendono le occupazioni: dall’Accademia di Brera alla facoltà  di Sociologia a Trento

ROMA – «Resistiamo un minuto più di voi», assicurano gli studenti ancora in rivolta srotolando la scritta dal Palazzo d´Accursio di Bologna. È il secondo tempo dello striscione romano, ormai “must” per la Generazione P: «Studenti precari, governo precario, vediamo chi cade prima». Loro, gli universitari-studenti-ricercatori, il giorno dopo l´onorevole sconfitta – l´approvazione alla Camera della riforma universitaria in un Paese bloccato dalla protesta – rispondono alzando, se possibile, l´energia della mobilitazione. A Milano occupano l´Accademia Brera e nuovi licei. Poi dedicano a Mario Monicelli “flash mob” per le vie del centro: «Restituiamo un po´ di cultura autoprodotta e genuina a un paese che se l´è fatta rubare per venti anni». Cortei notturni a Cagliari, sacchi a pelo in biblioteca a Trieste e la piazza romana che non smobilita vedendo il Dams di Roma Tre affiancarsi alla due occupazioni di Tor Vergata, alla Sapienza ferma in toto e a quindici licei. Occupazione a oltranza alle facoltà umanistiche di Torino e irrequietezza diffusa a Napoli: altri binari bloccati, frecce rosse con un´ora e quaranta di ritardo, ma anche pendolari furiosi.
L´effetto contagio introduce nuove città nella mappa dell´antagonismo studentesco: Ivrea, Trapani, Pescara, Catanzaro, che ieri si è ribellata alla “tassa fissa di facoltà”. Le città coinvolte sono ormai sessanta, novantatré le facoltà e i rettorati occupati. Quelli di Bologna dopo il municipio hanno assediato la sede del Pdl e quindi hanno spostato il quotidiano “No Gelmini day” al Motor Show. A Trento è stata presa Sociologia, quella del ‘68 di Renato Curcio. E a Genova la polizia sta chiedendo foto e servizi a giornali e tv per risalire a chi ha tirato letame su due assessori in piazza. Ad Alghero, infine, hanno messo Architettura in vendita su e-bay. «La maggioranza degli studenti, anche quelli con la media del 30, continuerà a manifestare fino al voto del ddl al Senato», si legge nell´ultima nota universitaria.
Già, la legge al Senato, il suo calendario. E´ la nuova questione di scontro politico. In serata il ministro Gelmini mette in circolazione un testo preoccupato e minaccioso: «Se il ddl non dovesse ricevere il via libera definitivo al Senato o non essere calendarizzato potrebbero verificarsi le seguenti conseguenze per il sistema universitario: nessun concorso per ordinari e associati, inutilizzabile il fondo per assumere 1.500 professori l´anno tra il 2011 e il 2013, blocco delle risorse per reintegrare gli scatti. Al momento, poi, non si possono bandire concorsi da associato, da ordinario, da ricercatore». Il ministro dell´Istruzione sta comprendendo che il suo calendario ideale è tutt´altro che scontato: legge di stabilità, che tiene dentro gran parte delle risorse che servono all´Università, da approvare il 7 dicembre e due giorni dopo riforma universitaria che entra in Senato senza emendamenti per uscirne entro il 14, giorno del voto sulla sfiducia a Silvio Berlusconi. Il capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, replica: «Le minacce della Gelmini sono bugie per costringerci al voto immediato. Non approveremo in due giorni una legge che alla Camera ha avuto 55 modifiche, presenta forti problemi di copertura finanziaria e ha mobilitato migliaia di studenti». Questa mattina la conferenza dei capigruppo deciderà i tempi mentre il senatore finiano Giuseppe Valditara, dopo aver vantato la costruzione di questa legge «per il 50 per cento», ora dice: «Se una riforma come questa non sarà finanziata non darà i suoi frutti».
La complicata approvazione della “Gelmini” sta trasferendo i suoi effetti sui rettori delle università. Gli organi di governo e di gestione della Facoltà di Architettura di Firenze hanno confermato le dimissioni in blocco, per protesta. Il presidente della Conferenza dei rettori, Enrico Decleva, primo sponsor del provvedimento, ora segnala: «Il limite del 10% dei professori a contratto creerà seri problemi di funzionalità». E Giuseppe Zaccaria, università di Padova: «Siamo finiti nel tritacarne parlamentare, il testo della riforma è stato fortemente peggiorato. Ora saremo costretti ad attendere 3-4 anni per avere i decreti attuativi. Tre, quattro anni ancora nel pantano».

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