Sull’Irlanda si aggira uno spettro: quello del default. Si fanno sempre più insistenti le voci che dicono come la difficile situazione delle banche del Paese potrebbe costringere il governo di Dublino ad intervenire ancora una volta per sostenerle ed evitarne il collasso. Ue e Fondo monetario sono pronti a intervenire per sostenere la traballante situazione finanzaria del paese. L’euro soffre molto della situazione irlandese che – unita alle difficoltà di Grecia, Portogallo e Spagna – ha messo sotto tiro la moneta unica. Finora, però, dal governo non è arrivata alcuna richiesta di aiuto.
Sull’Irlanda si aggira uno spettro: quello del default. Si fanno sempre più insistenti le voci che dicono come la difficile situazione delle banche del Paese potrebbe costringere il governo di Dublino ad intervenire ancora una volta per sostenerle ed evitarne il collasso. Ue e Fondo monetario sono pronti a intervenire per sostenere la traballante situazione finanzaria del paese. L’euro soffre molto della situazione irlandese che – unita alle difficoltà di Grecia, Portogallo e Spagna – ha messo sotto tiro la moneta unica. Finora, però, dal governo non è arrivata alcuna richiesta di aiuto. «L’Irlanda non ha presentato nessuna richiesta di assistenza finanziaria», ha dichiarato ieri un portavoce della Commissione Ue a Bruxelles. In ogni caso, ha aggiunto: «l’Unione europea ha gli strumenti per aiutarla». Il portavoce Olivier Bailly ha aggiunto: «stiamo monitorando gli sviluppi del mercato irlandese giorno per giorno» anche se non c’è stata alcuna richiesta di aiuto e, «pertanto non c’è stato bisogno di attivare il meccanismo di assistenza». Al tempo stesso è arrivata una dichiarazione di Brian Lenihan. Il ministro delle finanze di Dublino ha affermato che «il governatore della Banca centrale irlandese, Patrick Honohan, non sta preparando il terreno per un salvataggio del paese da parte della comunità internazionale». Il governatore si è detto fiducioso sul fatto che l’Irlanda «possa tornare sul mercato dei bond il prossimo anno», considerando gli sforzi che Dublino sta facendo per ridimensionare il deficit.
Intanto, però, i premi di rendimento sul debito irlandese volano a nuovi massimi dall’adesione all’euro, trascinando al record anche quelli portoghesi. I dati sono terrificanti: il rischio di default delle banche del Paese, misurato dai contratti assicurativi credit-default swap è volato al livello distressed che caratterizza il debito delle società insolventi o in amministrazione straordinaria. Gli spread, cioè il differenziale del debito irlandese decennale rispetto al bund tedesco ieri mattina è stato fissato in 650 punti: un livello mai toccato dalla creazione dell’euro: per vendere bond il Tesoro deve pagare 6,5 punti percentuali in più rispetto alla Germania. Il Portogallo segnava ieri uno spread di 483 punti, la Grecia di 928, la Spagna di 213.
Sono a livelli altissimi anche i credit-default swap sulla banca Allied Irish e quelli su Bank of Ireland. Secondo Morgan Kelly, il professore di economia irlandese soprannominato «mister catastrofe» per le previsioni nefaste spesso avverate, ha previsto un’ondata di insolvenze sui mutui che potrebbe portare a 70 miliardi di euro il costo del salvataggio delle banche nel Paese, finora stimato a 50 milioni di euro: una cifra che metterebbe Dublino in serie difficoltà. Le maggiori preoccupazioni sembrano arrivare dalla Anglo Irish Bank, nazionalizzata a gennaio 2009, e per la quale il governo ha già speso 22,9 miliardi di euro. Un nuovo intervento, secondo l’agenzia di rating Standard e Poor’s, farebbe lievitare i costi del salvataggio a 35 miliardi di euro, costringendo «il governo a chiedere aiuto» alla comunità internazionale.
Il ministro delle finanze, Brian Lenihan seguita a gettare acqua sul fuoco: «è impensabile che l’Irlanda finisca in default a causa della situazione del settore bancario». Tuttavia, due giorni fa il governatore della Banca centrale Honohan, parlando al parlamento irlandese, ha dichiarato che il livello dei rendimenti dei titoli di Stato – con il premio sul bund tedesco a livelli record – non è più sostenibile. Secondo Honohan a destabilizzare i mercati potrebbe essere stata la proposta tedesca che prevede una ristrutturazione «ordinata» dei debiti degli Stati in crisi e che promette di far pagare anche agli investitori i costi dei futuri salvataggi. Honohan ha anche sottolineato: «se il Paese chiedesse un aiuto esterno ciò non comporterebbe un cambio di direzione sulle politiche fiscali». Gli studenti greci sono scesi ieri in piazza ad Atene contro la riforma preannunciata dal governo e i tagli all’istruzione, mentre alcune facoltà universitarie sono occupate e assemblee sono state convocate in diversi atenei del paese. La protesta degli universitari, che fa seguito ad una recente ondata di occupazioni in istituti medi e superiori contro le carenze strutturali e degli organici, coincide con scioperi in atto o preannunciati di docenti universitari in varie città, da Atene a Salonicco, da Patrasso a Ioannina, contro la riforma del sistema di governo e di finanziamento delle università, preannunciata dal ministro dell’istruzione Anna Diamantopoulos. I professori denunciano il rischio di «incostituzionalità» del piano governativo e sottolineano la necessità di difendere l’indipendenza e il carattere pubblico degli atenei. Alcune centinaia di studenti, appartenenti soprattutto alle organizzazioni di sinistra, si sono concentrati al centro della capitale, per marciare fino al parlamento. La mobilitazione continuerà il 15 novembre con una nuova manifestazione in occasione dell’arrivo ad Atene di una delegazione ad alto livello dell’Ue e del Fmi per discutere con il governo eventuali nuove misure.
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