Radicale e jazz, una intera suite per Malcolm X

Mentre echeggiano le parole rappate da Napoleon Maddox i musicisti del Tinissima quartet se ne stanno dritti ed immobili, sagome proiettate in bianco e nero sullo schermo dove campeggiano i tanti individui che costituiscono una gigantesca «X», quella di Malcolm X.

Mentre echeggiano le parole rappate da Napoleon Maddox i musicisti del Tinissima quartet se ne stanno dritti ed immobili, sagome proiettate in bianco e nero sullo schermo dove campeggiano i tanti individui che costituiscono una gigantesca «X», quella di Malcolm X.
In maniera raccolta e problematica (dove sono finiti il pensiero e l’eredità del leader nero nel mondo globalizzato?) si è concluso il concerto del gruppo guidato dal sassofonista e compositore Francesco Bearzatti che (Sala Petrassi al Parco della Musica, 34° Roma Jazz Festival) ha presentato il 23 il suo ultimo progetto discografico: X (Suite for Malcolm), realizzato dall’etichetta dell’Auditorium. Sala piena ed entusiasta, un bis effervescente (il contagioso e danzante Kinshasa, dedicato a Mohamed Alì), moltissimi giovani, la fila per farsi firmare il cd dai musicisti dimostrano che non c’è bisogno di inseguire il glamour o di fare il verso ai jazzisti del passato per avere pubblico e far passare idee forti.
Come nel caso del precedente lavoro (incentrato su Tina Modotti), Bearzatti ha scelto in piena autonomia di raccontare la figura scomoda e libertaria, radicale e senza compromessi di Malcolm X, il leader neroamericano ucciso nel 1964 quando era giunto a coniugare la lotta degli afroamericani con quella dei popoli del Terzo Mondo, in una prospettiva mondiale di liberazione. Il sassofonista, clarinettista e compositore ha come campionato l’esistenza del leader nero: si parte dal Prologue «con Malcolm assediato, nella stanza d’albergo e con il fucile in mano. Il resto del racconto – spiega il jazzista – avviene per flashback, nella coscienza di Malcolm, mentre la vita gli passa davanti. Isolato e attaccato, difeso solo dai fedelissimi: tutti gli altri, Black Muslims e bianchi della Cia e dell’Fbi, volevano la sua morte». La peculiarità del progetto sta anche nell’aver affidato a Francesco Chiacchio una serie di illustrazioni che, in uno spartano ed espressionista bianco e nero, danno spessore iconografico alla musica e come essa sono anticonvenzionali, inquiete, spesso al limite tra segno e figura.
Parte integrante del booklet del cd, le immagini (peraltro pubblicate in volume da Vanni editore) sono state proiettate durante il concerto – regista del tutto Antonio Vanni – e ne hanno scandito con forza la narrazione, dal Cotton Club alla conversione all’Islam al viaggio in Oriente. Sul palco il formidabile Tinissima quartet, con la nitida tromba dal forte impatto fisico di Giovanni Falzone, il basso elettrico trascinante di Danilo Gallo, la batteria-percussione mutante di Zeno De Rossi, nonché il sax tenore ed il clarinetto del leader. I dieci episodi della suite oscillano tra lirismo e furore, rabbia ed illuminazione, raccontano una storia collettiva attraverso quella di un leader senza farsi colonna sonora, piuttosto ricreando ed interpretando come nell’episodio funky che evoca le sale da ballo del lindy-hop o nel sofferto Hajj.

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