“Basta tatticismi, stacchino la spina”

Bersani attacca. Cesa: il premier abbia la forza morale e politica di lasciare

Di Pietro: i finiani ora presentino una mozione di sfiducia oppure votino quella nostra

ROMA – Non è contento. Teme che nella tenaglia ultimatum di Fini-contrattacco di Berlusconi, prevalgano «i tatticismi». L’Italia, dice, non può permettersi di perdere altro tempo.

Bersani attacca. Cesa: il premier abbia la forza morale e politica di lasciare

Di Pietro: i finiani ora presentino una mozione di sfiducia oppure votino quella nostra

ROMA – Non è contento. Teme che nella tenaglia ultimatum di Fini-contrattacco di Berlusconi, prevalgano «i tatticismi». L’Italia, dice, non può permettersi di perdere altro tempo. «C´è una crisi politica conclamata, ma la risposta è stata insufficiente, illusoria anche da parte di Fini. Siamo di fronte a un ulteriore irresponsabile traccheggiamento». In televisione, al programma di Lucia Annunziata, Pier Luigi Bersani commenta a caldo il discorso del presidente della Camera. La mano tesa nei suoi confronti rimane tale. Per dare vita a un governo breve che cancelli la legge elettorale definita dallo stesso Fini «una vergogna». Eppure il segretario del Pd si aspettava molto di più. Avverte Bersani: «A furia di passarlo da una mano all´altra, il cerino si sta spegnendo. Ci va di mezzo il Paese». Berlusconi dunque fa «un gioco stucchevole». Ma a Fini si chiede sempre di staccare la spina. 
Viene apprezzato, certo, «lo sforzo autentico, difficile» di Futuro e libertà. Mettersi alle spalle 17 anni di collaborazione. «Però ci vuole coerenza – dice Bersani -. Qualche autocritica ci sarebbe stata bene». Il tentativo lodevole di Fini è «un vintage anche se in Italia può risultare nuovo», dice ancora Bersani. Parole di chi si prepara in futuro a essere avversario diretto di Fini e del suo progetto. «Lo vedo ancorato a destra». Nel frattempo rimane l´orizzonte di un governo di transizione. Anche con Fli, ovvio. «Non so chi possa guidare questo esecutivo – precisa Bersani -, lo deciderà Napolitano. Dev´essere una persona che ridia fiducia all´Italia». Il toto-nomi recita sempre i soliti: Pisanu, Mario Draghi, Mario Monti. 
D´Alema conferma il bisogno di un esecutivo di transizione. Mette in guardia «dall´insostenibile gioco del cerino che nuoce solo agli italiani». Su Fini sembra più aperto di Bersani. Lo considera dall´altra parte del campo, ma gli riconosce con enfasi i meriti: «La costruzione di una destra europea, di un partito democratico contro il partito del capo, l´attenzione a temi su cui si può convergere». Rivendica la bontà delle scelte democratiche: «Se noi avessimo detto solo al voto al voto, il centrodestra non avrebbe avuto questa crisi». 
Quindi, non paura delle urne, bensì saggia condotta strategica. Detto questo, il governo tecnico non è così sicuro. Anzi. Tanto più che la crisi precipita: «I tempi non sono lunghi – dice Bersani -. Si va al voto? Non abbiamo paura, siamo pronti. Combattiamo e vinciamo», annuncia spavaldo. Ma ci proveranno fino in fondo, i partiti della cosiddetta alleanza costituzionale. Il democratico Marco Follini continua a sostenere la linea. Spiega «di aver apprezzato molto il coraggio civile di Fini e di aver condiviso in parte i suoi contenuti».
L´Udc affida la risposta a Lorenzo Cesa: «Fini ha posto con serietà questioni che noi poniamo dal 2008. Berlusconi adesso dimostri coraggio. Si dimetta invece di tirare a campare». Per Casini la metafora perfetta di questi giorni è il crollo di Pompei. La platea di chi chiede al Cavaliere di togliere il disturbo si allarga, dunque. Ma il Pd dovrà affrontare i suoi passaggi interni. Lo incalza Antonio Di Pietro, non tenero pure con Fini: «Confermerà oggi quello che ha detto ieri? – si chiede sardonico -. Noi presentiamo una mozione di sfiducia al governo. Fini la può votare e Bersani la deve sostenere». Finchè non ci sono i numeri, ribatte il segretario Pd, la mozione è uno «strumento che non serve». L´altro fronte aperto nel Pd è quello di come si attraversa la fase in corso. Arturo Parisi sostiene che Bersani stia sbagliando: «La possibilità di un nuovo governo, alternativo alle elezioni, che il Pd va prospettando a Fini è da lui pensata come un predellino». Sarà il caso che il Pd «cominci a rendersene conto». Movimento democratico lancia invece un allarme sul passo del Pd. Altro che Fini «vintage». Le dichiarazioni dei veltroniani sono tantissime, chiaramente ispirate dallo stesso Veltroni. Il leit-motiv è: «Fini ha fatto il Lingotto del centrodestra». Cioè un´operazione nuova e ambiziosa. «Sarebbe un errore clamoroso lasciare a Fini lo spazio di innovazione», dice Andrea Martella. E Beppe Fioroni è preoccupato: «Non vorrei che Fini apparisse il nuovo che lancia la Terza Repubblica e il Pd invece finisse sotto le macerie dalla Seconda come il Pdl».

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