Ciancimino jr svela i motivi della nomina dell’ex direttore Dap. L’alto funzionario si difende: “Il 41 bis l’ho voluto io”. Ma Martelli smentisce: “Lui era contrario”. Ieri sequestrati beni per 22 milioni al clan Madonia: “Gestivano gli affari dal carcere duro”
Ciancimino jr svela i motivi della nomina dell’ex direttore Dap. L’alto funzionario si difende: “Il 41 bis l’ho voluto io”. Ma Martelli smentisce: “Lui era contrario”. Ieri sequestrati beni per 22 milioni al clan Madonia: “Gestivano gli affari dal carcere duro”
PALERMO – L´ultimo tassello della complicata indagine sulla trattativa fra Stato e mafia fra il ‘92 e il ‘93 l´ha portato ieri mattina Massimo Ciancimino in Procura. Il figlio dell´ex sindaco mafioso, ormai il teste principale di questa inchiesta, ha consegnato un ricordo ben preciso al pm Nino Di Matteo: «È affiorato dopo le polemiche di questi giorni, sulla revoca del 41 bis chiesta all´inizio del ‘93 dal Dipartimento dell´amministrazione penitenziaria di Nicolò Amato», spiega Ciancimino a Repubblica. «Poi, Amato diventò l´avvocato di mio padre. Il suo nome fu suggerito e imposto da uomini delle istituzioni». Il figlio dell´ex sindaco aggiunge: «All´epoca, la cosa ci sembrò molto strana in famiglia, mio padre aveva fior di avvocati. Lui disse: “Bisogna fare così”». E ancora una volta a Ciancimino junior fu chiesto di fare da postino: «Ricordo che andavo spesso nello studio dell´avvocato Amato, per consegnare o prendere delle buste chiuse».
L´appunto di Nicolò Amato al ministro della giustizia Conso, che il 6 marzo ‘93 ufficializzava una decisa contrarietà al 41 bis, è adesso al centro delle attenzioni anche della Procura di Caltanissetta, che indaga sulle stragi Falcone e Borsellino. Il procuratore Sergio Lari ha già sequestrato il documento.
Amato precisa: «Della trattativa tra Stato e mafia non so nulla. Il fatto che l´allora ministro Conso non rinnovò 140 decreti di 41 bis nel novembre ‘93 l´ho appreso solo in questi giorni. Io me ne andai a giugno dal Dap». Amato nega di avere avuto «suggeritori», nega soprattutto di essersi consultato con l´allora ministro dell´Interno Mancino. L´ex direttore del Dap rivendica piuttosto di aver chiesto in quel documento «una serie di misure, come la registrazione dei colloqui tra i detenuti mafiosi – spiega – se fossero state attuate per tempo avrebbero evitato altre stragi». Amato conclude: «Il 41 bis l´ho introdotto io, d´accordo con Claudio Martelli, nell´estate 1992».
Ma queste ultime parole non sono piaciute affatto all´ex ministro della Giustizia: «Non è vero che elaborammo insieme il 41 bis – taglia corto Martelli – non avanzo alcun sospetto, ma una cosa la voglio contestare: di aver elaborato il decreto Falcone con Amato». L´ex Guardasigilli è categorico: «Lui era contrario al 41 bis, tant´è che non firmò il decreto di trasferimento dei boss a Pianosa e all´Asinara. A farlo dovette essere il ministro, cioè io».
Sono polemiche senza precedenti. Il senatore del Pd Giuseppe Lumia chiede che la commissione antimafia acquisisca i verbali di tutti i comitati per l´ordine e la sicurezza convocati al Viminale fra il ‘92 e il ‘93. «Come facevano i capimafia a sapere che si discuteva delle revoca del 41 bis al vertice dello Stato? – si chiede Lumia – E come facevano alcuni vertici dello Stato a sapere che in Cosa nostra c´era una fazione che cercava il dialogo? Solo i protagonisti della trattativa potevano sapere». Per i prossimi giorni, l´Antimafia ha in programma le audizioni di Luciano Violante e di Gianni De Gennaro.
Il tema del 41 bis resta di grande attualità. A Palermo, le indagini del Ros hanno portato il tribunale a confiscare beni per 22 milioni di euro. Sono il tesoro dei boss di Resuttana, i due fratelli Madonia rinchiusi al carcere duro. Tramite parenti e alcuni insospettabili prestanome riuscivano a gestire aziende edili e attività commerciali. Nel tesoro del clan c´era anche il purosangue Irak, che all´ippodromo della Favorita aveva già vinto diverse gare.
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