Provate a immaginare l’Italia senza musei

Attenzione, scatta oggi Porte chiuse, luci accese sulla cultura. Non sarà  un black-out totale, ma un venerdì eccezionale che inventa forme diverse di protesta: ingresso gratuito, chiusura temporanea o all day long di musei, biblioteche, siti archeologici, da nord a sud del Paese, isole comprese. 

Attenzione, scatta oggi Porte chiuse, luci accese sulla cultura. Non sarà  un black-out totale, ma un venerdì eccezionale che inventa forme diverse di protesta: ingresso gratuito, chiusura temporanea o all day long di musei, biblioteche, siti archeologici, da nord a sud del Paese, isole comprese.  Budget del ministero dei beni culturali decurtato a 1,5 miliardi di euro, riduzioni a carico delle amministrazioni locali che secondo le prime stime potrebbero pesare sul settore per circa 800 milioni di euro nel prossimo biennio: la cultura, a lutto per i tagli della manovra finanziaria e per l’incuria in cui versa il nostro patrimonio, oggi batte un segno di vitalità. Annunciata qualche giorno fa come «una mobilitazione senza precedenti, una forma di protesta clamorosa mai tentata prima» da Federculture e Anci (l’associazione nazionale dei comuni) e con il sostegno del Fai (Fondo ambiente italiano) ha raccolto adesioni di città, regioni e provincie d’Italia, fondazioni, compagnie teatrali, piccoli e grandi musei, università, istituti storici. 
A Firenze per esempio 20 minuti di stop a Palazzo vecchio e manifestini in distribuzione con i motivi della protesta. Al Pecci di Prato ingresso free. Un messaggio lo manda il Mart, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, che pur non rientrando nelle previsioni della finanziaria solidarizza con l’iniziativa offrendo visite guidate, il biglietto non si paga. A Genova manifestazione di piazza a mezzogiorno, Palazzo Bianco e il vicino Palazzo Rosso, le due maggiori pinacoteche cittadine, apriranno solo dopo le 19 e gratuitamente. La provincia di Roma chiude le Domus romane di Palazzo Valentini. Bologna mette il velo ai suoi tesori sotto le due Torri. A Torino, dal Museo del cinema a Palazzo Madama, entrata libera e volantini all’ingresso al posto delle brochure. Stessa misura adottata a Milano e Venezia. E per tutto il giorno, dalle 6 di mattina alle 2 di notte, le antenne di Radiotre saranno puntate sulla protesta. 
Peccato allora che giusto un giorno prima dell’evento si conti una defezione eccellente: il comune di Roma. L’assessore alla cultura, Umberto Croppi (nuovo acquisto di Fli), che si era speso per l’iniziativa, si è ritirato su posizioni più soft dopo l’incontro Alemanno-Tremonti: «Il ministro ci ha dato rassicurazione e si è impegnato a convocare un tavolo di tecnici», dunque a Roma i musei civici saranno aperti. Resta in piedi l’assemblea-conferenza convocata oggi alle 12 all’Ara Pacis e restano chiusi Maxxi e Macro. 
Andrea Ranieri, assessore alla cultura di Genova (Pd) e responsabile del settore per l’Anci, ci racconta della straordinaria adesione, e bipartisan, che la protesta ha raccolto. Inevitabile, se lo si ascolta snocciolare i dati: «Per la cultura si investe ormai lo 0,21% del bilancio statale. I comuni per limitare i danni ne spendono il 3%». Il problema non sono solo i fondi decurtati, ma anche il combinato di articoli contenuti nella legge: «Norme che avranno conseguenze disastrose sul sistema culturale italiano. Come quella che limita il tetto di spesa per l’organizzazione delle mostre al 20% di quanto speso nel 2009. Anche se un comune è in pari con i bilanci avrà le mani legate nella programmazione culturale». Tremonti ha promesso di bloccare queste norme fino a gennaio 2012, ma le promesse non bastano. Oggi persino i musei sono arrabbiati.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password