Ha seguito distratto il derby della sua Inter: “Premiato per la mia passione”
Ha seguito distratto il derby della sua Inter: “Premiato per la mia passione”
MILANO – Il derby non è ancora finito, la sua Inter perde per uno a zero, ma lui – il vincitore di queste primarie milanesi – segue un po´ distratto la partita. Prima del fischio finale arriva il verdetto, ancora ufficioso, che più lo interessa: Giuliano Pisapia ha vinto il primo tempo della gara che ha per posta la guida di Palazzo Marino, amministrato da quasi un ventennio dalla destra. «È una vittoria della democrazia – il primo commento dell´avvocato con il cuore a sinistra – i milanesi hanno premiato la passione e l´impegno dei tanti che hanno creduto nella mia candidatura; ora dobbiamo restare uniti, perché questa è una vittoria di tutti; riprendiamo insieme il cammino per la strada lunga che la prossima primavera ci porterà a governare Milano».
Non parla di sé, ma dei suoi sostenitori. Ci sarà tempo per ricucire qualche strappo consumato in due mesi di campagna elettorale (per Pisapia sono quattro, è partito prima) con i suoi concorrenti: in primis l´architetto Stefano Boeri, sostenuto dal Pd; un po´ meno l´outsider prodiano Valerio Onida. In questa notte piovosa c´è solo da festeggiare, e la location – prima di un breve passaggio alla sede del comitato, con i volontari che srotolano un enorme striscione: «Grazie Giuliano» – è proprio quel circolo Arci Bellezza, vicino all´università Bocconi, che a luglio lo vide un po´ timidamente affacciarsi alla ribalta delle elezioni Comunali prossime venture, costringendo il Pd e l´intero centrosinistra a indire per metà novembre le primarie che, Pisapia ne è ancora sicuro, senza quell´autocandidatura «non si sarebbero mai tenute». Primarie non proprio partecipatissime (annunciati centomila votanti, sono andati a votare in 60mila, 20mila in meno rispetto a cinque anni fa): e anche questo è argomento di seria riflessione per tutti. Così, almeno per ora, il vincitore preferisce mettere l´accento sulle «profonde differenze tra un centrosinistra che fa scegliere ai cittadini il proprio candidato sindaco e un centrodestra che proprio nello stesso giorno delle primarie fa calare dall´alto il proprio. L´”alto” è Berlusconi, che «facendo radunare i suoi in un teatro sperava di oscurare questa consultazione».
Avvolto in un maglioncino marrone, stesso colore delle Clarks ai piedi, Giuliano l´anti-Moratti risponde così a chi insiste nel chiedergli il segreto di questa vittoria: «Sono la fiducia e la passione che i miei concittadini mi hanno riconosciuto in tanti anni di lavoro e di impegno sociale a Milano e per Milano; credo che alla fine sia stata premiata la mia grande passione civile». Ma guai a dire che con la vittoria di un ex deputato (se pure indipendente) di Rifondazione, stasera abbia vinto la sinistra contro un centrosinistra troppo timido. «No, ha vinto il candidato sindaco che ha maggiori possibilità di sconfiggere lo schieramento avversario». Altro che «Vendola dei Navigli», insomma: lui si sente solo «il Giuliano dei milanesi».
La sua corsa era cominciata quattro mesi fa, il via lo aveva dato proprio lui. Mentre il Pd si dibatteva nella ricerca – infruttuosa – di un candidato, l´avvocato gettava il cuore oltre l´ostacolo, annunciando che lui era in pista, non avrebbe aspettato le mosse del principale partito della coalizione, ancorato al principio della «candidatura civica» che sarebbe dovuta emergere dalla Milano della cultura e delle professioni. Faceva un gran caldo, quel pomeriggio del 12 luglio in un affollatissimo teatro Litta, quando dopo la presentazione all´Arci Bellezza l´avvocato si presentò alla città sventolando una variegata pletora di adesioni, in qualche modo sorprendenti, in calce alla propria candidatura. Erano solo una cinquantina, allora, un mix tra la Milano bene e quella dell´impegno sociale, supporter accomunati non da tessere di partito, ma da una grande fiducia nella «concretezza» del nuovo aspirante sindaco, oltre che dal giudizio ultranegativo su Letizia Moratti. Il primo elenco, per dire, già comprendeva le figlie di Enzo Biagi, l´ex magistrato Gerardo D´Ambrosio, l´avvocato civilista Laura Hoesch…
C´era anche, schierata per Pisapia, la sinistra-sinistra, a cominciare dal partito di Vendola (poi arrivarono Rifondazione e i Comunisti italiani), ma quello non era e non è il marchio che Pisapia voleva cucirsi addosso. Anche se il momento clou della sua campagna elettorale fu proprio nell´ultimo scorcio, quando a Milano sbarcò Nichi Vendola, che davanti a cinquemila persone gli diede la spinta finale. Lui, però, il Papa nero che ha vinto queste primarie milanesi, ha sempre rifiutato l´etichetta che in molti, e con qualche ragione, gli hanno cucito addosso: il Vendola della Madonnina, l´uomo che – come per due volte ha fatto il governatore della Puglia – è riuscito a imporsi contro il Pd. Partito che, assorbito lo choc dell´autocandidatura di Pisapia, a fine agosto ha deciso di appoggiare la corsa dell´architetto Stefano Boeri. Decisione ufficiale presa dalla direzione provinciale a maggioranza, ma non condivisa da tutti. E adesso, dentro il partitone uscito sconfitto da queste primarie, si apre una fase di riflessione che si annuncia burrascosa.
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