Le comunità  insurgenti d’Europa

NO-TAV Nà‰ DISCARICHE L’11 dicembre appuntamento a Terzigno

NO-TAV Nà‰ DISCARICHE L’11 dicembre appuntamento a Terzigno

Tutti a L’Aquila. Ieri, sotto la pioggia battente, erano alla manifestazione anche i comitati antidiscarica di Terzigno, Giugliano e Chiaiano, la Campania che si mobilita per il territorio e i beni comuni. Innanzitutto a loro si rivolge l’appello, rilanciato da il manifesto venerdì scorso, per un nuovo appuntamento nazionale a Napoli: «Arroganza, speculazione, corruzione, autoritarismo contro le popolazioni e oltraggio criminale al territorio. Questo è quanto imposto, negli ultimi vent’anni, dalle istituzioni nazionali e locali sul problema rifiuti in Campania». Un paradigma da invertire cominciando proprio dal confronto con le realtà locali. Tra i firmatari Marco Boschini, Sergio D’Angelo, Angelo Mastrandrea, Guido Piccoli, Pierluigi Sullo, Guido Viale.
Nel frattempo le reti territoriali campane stanno già organizzando una manifestazione nazionale, prevista per l’11 dicembre a Napoli ma più probabilmente a Terzigno, tappa meridionale di una mobilitazione più ampia che coinvolgerà diversi paesi europei, lungo la direttrice della Tav, sugli snodi spagnoli, francesi, tedeschi e sloveni.
Beni comuni contro shock economy. L’inizio del percorso alla mobilitazione di dicembre è stato l’incontro di ottobre tra comitati contrari a opere faraoniche come il ponte sullo stretto di Messina, al sottoattraversamento dell’Alta velocità di Firenze, alla Tav Torino-Lione, al ritorno al nucleare fino alle comunità insorgenti contro discariche di talquale nei parchi naturali di Napoli e provincia, «per riunire – scrivono i promotori -, dall’estremo nord al profondo sud una Italia impoverita dalla speculazione, rassegnata al degrado, narcotizzata da un’informazione distorta, devastata da una enorme colata di cemento».
In quegli stessi giorni anche i cittadini di Stoccarda scendevano in piazza per respingere il progetto di una megastazione, da lì è cominciato un lavoro di coordinamento su scala europea. Da allora, in Italia, si sono aggiunte le alluvioni in Veneto e nel salernitano, i crolli di Pompei, mentre da un anno e mezzo L’Aquila vive l’irrealtà della ricostruzione dei miracoli e la realtà della città lasciata morire dal governo.
Il business della grandi opere, intanto, non si è mai fermato. E allora per bloccare la speculazione, che viaggia con la militarizzazione del territorio, saranno due le manifestazioni il mese prossimo, in Val di Susa e a Napoli (o Terzigno), due realtà che da circa vent’anni resistono. L’appuntamento del sud vedrà al centro il tema dei rifiuti e delle popolazioni che, anche con i loro corpi davanti a blindati e manganelli, hanno letteralmente bloccato i vari progetti di sventramento e inquinamento del territorio a furia di leggi speciali e commissariati straordinari.
Resta da capire se le due iniziative per una manifestazione nazionale in Campania, promossa da differenti realtà, possano riunirsi in un movimento comune per l’autodeterminazione sociale delle comunità di cittadini. «Non ci sono preclusioni immediate – spiega Alfonso De Vito, dei movimenti campani antidiscarica – ma naturalmente si deve costruire un percorso dal basso e partecipato, su un progetto che per noi ha già i contorni delineati».
Mentre il sindaco di Salerno di centrosinistra, Vincenzo De Luca, continua a litigare da mesi con il suo presidente di Provincia di centrodestra, Edmondo Cirielli, su chi dovrà gestire l’affare termovalorizzatore da costruire, i comitati campani continuano l’opera di controinformazione per un ciclo di smaltimento diverso: «Tutti ormai sappiamo che i miracoli sono finiti, che l’emergenza è una strategia di governo, che è in gioco la nostra terra, la salute, la possibilità stessa di una vera democrazia».

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