In piazza il Pd Pride Bersani carica i suoi

L’11 dicembre il primo corteo nazionale, il leader chiama alla mobilitazione il partito. E chiede a Fli di «staccare la spina». «Noi siamo pronti. È una vergogna. Chi va con le minorenni non è uomo per bene». Scintille Roma-Firenze. Renzi: «Loro ci fischiano, ma il nuovo siamo noi» «Fini decida, non serve un ribaltone ma una ripartenza» Tre week end di «porta a porta», poi tutti a San Giovanni

L’11 dicembre il primo corteo nazionale, il leader chiama alla mobilitazione il partito. E chiede a Fli di «staccare la spina». «Noi siamo pronti. È una vergogna. Chi va con le minorenni non è uomo per bene». Scintille Roma-Firenze. Renzi: «Loro ci fischiano, ma il nuovo siamo noi» «Fini decida, non serve un ribaltone ma una ripartenza» Tre week end di «porta a porta», poi tutti a San Giovanni
ROMA
All’inizio quelli che parlano dal palco vengono introdotti con nome, provenienza ed età: la prima è di Fermo e ha trent’anni, la seconda di Aosta e ne ha 24, 40 quella di Nocera Umbra, 28 quello di Termoli. Poi a dio piacendo (siamo a via della Conciliazione, dirimpetto all’Azione Cattolica, al confine con il Vaticano) la tombola si interrompe. Comunque quelli che salgono sul palco della seconda assemblea dei segretari di circolo Pd sono tutti giovani, tutti gioielli del «rinnovamento» secondo Bersani. 
Infatti tutti le suonano ai «rottamatori» di Matteo Renzi, riuniti in contemporanea a Firenze. E tutti mal tollerano il dissenso interno: chi attacca quelli che rilasciano interviste «per interessi e ambizione», chi esorta il segretario a tirare dritto «ci lasceremo qualche pezzo alle spalle», dice senza preoccupazioni la marchigiana, «ma lavoreremo più liberamente». Alla prima edizione di quest’assemblea, era il marzo 2009, fu l’exploit di Debora Serracchiani. Che stavolta è in prima fila, ormai eurodeputata (per scomparire a un certo punto, del resto era annunciata all’happening fiorentino). Ieri la rivelazione è stato il tosto milanese Cosimo Palazzo, ovazionato per la sua granitica certezza di aver già vinto le elezioni della Madonnina. Beata gioventù. C’è un abisso fra la relazione ‘di linea’ di Nico Stumpo, capo dell’organizzazione Pd, all’Auditorium di Roma, e l’aperitivo d’inizio al lounge della Stazione Leopolda lanciato dal sindaco-dj di Firenze. I due appuntamenti si punzecchiano dal palco, polemiche di qua, applausi polemici di là. Gli uni e gli altri dovrebbero darsi una calmata, duemila sono di qua, duemila di là, e sono tutti del Partito democratico. 
Di qua, a Roma, è la giornata del Pd Pride. Bersani ha un annuncio importante: il primo vero corteo convocato solo dal partito dalla nascita, il primo di Bersani segretario, la seconda manifestazione del Pd dopo il Circo Massimo di Walter Veltroni, ottobre 2008 (poi però nel febbraio 2009 arrivò la Waterloo sarda e le dimissioni). 
Bersani ha ingranato la quarta, ormai costruisce giorno dopo giorno la sua premiership. E quando sale sul palco fa una cosa che mai ha fatto fin qui, firma un autografo su una bandiera. Vuole lasciarsi alle spalle i tentennamenti, significare che il Pd non sta più fermo, che non è appeso al discorso di Fini, oggi a Perugia. Quasi: «Non chiedo a Fini questo o quello. Dico che il Paese sta andando alla sbando e che Berlusconi si deve dimettere. Chiunque abbia senso di responsabilità, stacchi la spina». E «non per fare ribaltoni, ma per una ripartenza del Paese». 
Poi l’annuncio già annunciato il giorno prima: «Abbiamo pensato una cosa, ma dobbiamo deciderla insieme. Una grande manifestazione nazionale a Roma l’11 dicembre, e non la faremo solo per la critica al governo, parleremo di democrazia, lavoro e solidarietà». L’applauso c’è, dicono sì i duemila stipati nell’auditorium (sono più del previsto, si rimedia con maxischermi). Ma non è la standing ovation che si scatena quando il leader attacca Berlusconi alzo zero – ed è un’altra prima volta – sull’ultimo scandalaccio, leggendo l’articolo 54 della Costituzione, chi ha funzione pubbliche deve adempierle «con disciplina ed onore», declama, «se vuoi avere la patente per fare l’uomo pubblico devi essere una persona per bene. Un minore è un minore, anche se non lo sembra, non lo puoi sbattere sulla strada: sono idee devastanti. Come immaginiamo l’adolescenza in questo Paese? È una vergogna. Non si possono fare e dire certe cose e governare un paese». 
Soprattutto quando dice: «Faccio una scommessa, fra non molto saremo il primo partito di questo Paese». C’è un sondaggio dell’Ipr che fa ben sperare. Ma nell’entourage del leader c’è chi giura di averne visti altri due riservati (Swg e Ipsos, ma fin qui non c’è conferma) che certificano il crollo al 24 per cento del Pdl. Se non è il sorpasso, quasi ci siamo, dicono. Per i democratici questo è il momento di spingere. Il governo potrebbe cadere a gennaio, e per contare al tavolo del ‘dopo’ il Pd a quell’appuntamento deve arrivare da una posizione di forza. I demo-centristi, allergici alla piazza, se ne faranno una ragione, il segretario ne è convinto. Ma va segnalata l’assenza di Enrico Letta e Dario Franceschini, che non sarebbero entusiasti della scelta, (ci sono invece i due ex Cisl Franco Marini e Sergio D’Antoni). Se ne sono già fatti una ragione i Mo-dem di Veltroni, che per quell’11 dicembre avevano convocato la loro prima assemblea pubblica. Ma non è detto che al coordinamento di giovedì tutto vada liscio.
Per oggi Bersani cerca di fare il pieno del consenso dei ‘suoi’ segretari, e conduce tutto il discorso a passo di carica: la Lega «ci fa un baffo», abbiamo le proposte di un «partito di governo momentaneamente all’opposizione». Non teme le elezioni, dice, ma sul voto sorvola «siamo al secondo tempo del berlusconismo ma non abbiamo il calendario». Le primarie non le nomina neanche. È tempo di Pd Pride, «l’unico partito a radicamento nazionale», l’avvio «di una fase nuova, un passaggio di cui si parlerà per anni e forse più», descrive un Pd al centro della politica «voi ed io, noi ne abbiamo la responsabilità», «parlo da segretario a segretario». Per i prossimi tre week end di novembre tutto il partito è precettato per il ‘porta a porta’ (il 20 e il 21 si rimonteranno i gazebo), obiettivo «spiegare di chi è la responsabilità di un paese allo sbando». Il 4 dicembre l’assemblea nazionale a Napoli. Poi l’11 tutti a San Giovanni. E che Dio la mandi buona.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password