E l’Italia che vuole capire risponde all’appello
E l’Italia che vuole capire risponde all’appello
L’AQUILA . L’Italia non se l’è fatto poi ripetere più di tanto. «L’Aquila chiama Italia» e l’Italia risponde, da nord a sud. Risponde a gran voce. Risponde in massa. Risponde soprattutto l’Italia arrabbiata e preoccupata e l’Italia delle emergenze. Risponde l’Italia della disoccupazione, quella dei crolli, quella che ce l’ha con Berlusconi, «bunga bunga» annesso, e con Bertolaso. L’Italia che si sbriciola, quella che va sott’acqua, quella che annaspa nel puzzo dei rifiuti, quella che combatte gli ecomostri e quella che difende i propri territori, costi quel che costi. L’Italia dei movimenti, dei presidi e dei comitati. E poi c’è l’Italia che vuole capire. «Perché sinceramente – dice Francesca, giunta dalle Marche – siamo venuti per renderci conto in che condizioni è l’Abruzzo del terremoto. S’è fatta una grande campagna mediatica, spot su spot, soprattutto nei telegiornali, sui “miracoli” avvenuti da queste parti dopo il sisma: abbiamo voluto verificare personalmente». Risultato? «Mah… Non mi sembra sia stato fatto granché«. E poi c’è l’Italia che ha deciso che è tempo di stare in piazza a protestare. Perciò da Modena, in camper, sono scesi Mara, Giovanni, Beppe e Gabriella. «La partecipazione attiva – afferma quest’ultima – mai come in questo momento è necessaria. Non bisogna rinchiudersi tra i muri delle proprie stanze, ma mobilitarsi. E c’è la solidarietà, che non va accantonata né dimenticata».
Decine i pullman che, lentamente, si fermano in Piazza d’Armi, il cuore d’inizio del corteo determinato a riaccendere l’attenzione sulla ricostruzione che ancora non c’è e sulla situazione economica che si fa esasperante, quasi drammatica. Saluti e poi tutti in fila, davanti allo stand dove si raccolgono le firme per la legge di iniziativa popolare, elaborata dai cittadini dell’Aquila e che pretende regole e fondi certi, diversamente da quanto accade oggi. Sergio Storaci, 47 anni, zaino in spalla e slogan «No ponte», è arrivato da Messina. Anche lui è in coda, documenti alla mano, per firmare. Levataccia e quasi 12 ore di viaggio, di cui nove sui treni lumaca del Belpaese. «Ho voluto esserci… È importante che vengano assicurati a tutti vivibilità e dignità». Gabriella, 57 anni, è qui da Modena per dare manforte alla figlia che risiede nel capoluogo abruzzese. «In quel che resta – sbotta -. Dal 6 aprile dello scorso anno a ora non ho visto cambiamenti. Ci sono le macerie, in molte strade sono le stesse. In molti paesi sono le stesse». Sulle vie disastrate, ai cui lati si addensano palazzi diroccati e mazzolini di fiori appesi in memoria dei 308 morti, sfilano i «No Tav» e ci tengono ad evidenziare la propria agguerrita presenza. «Questa – commentano – è l’ennesima vergogna nazionale».
«Da Terzigno a L’Aquila», recita uno striscione. Ma anche da Boscoreale a L’Aquila. «Non potevamo mancare», dicono. «Non ci va giù la faccenda spazzatura, ma ora ci rendiamo conto che anche da queste parti il governo non ha saputo dare risposte alla gente. Sarà una moda?». I campani sono chiassosi e colorati, con tamburelli e costumi da giullari. E strombazzano, saltellano, fanno tarantelle e canticchiano. Giù slogan, rigorosamente in rima, contro il premier «indigesto» che «vogliamo vedere in galera». Sgomento soltanto dinanzi alla Casa dello studente, che con le scosse si è ripiegata e ha ucciso alcuni dei suoi ragazzi. «Sssttt…», è quasi un imperativo. Chi appende una corona del rosario accanto alle fotografie delle giovani vittime, chi lancia un bacio, chi si fa il segno della croce e fila lontano.
Marco Palma e il suo gruppo sono in ritardo. Qualche accorgimento, le ultime pennellate rosse su un lenzuolo che tuona «No Dal Molin», e via tra gli altri. «Da Vicenza – spiega -. Noi non vogliamo l’ampliamento della base americana, che cresce a vista d’occhio. Siamo lì, ci resteremo, anche con le nostre tende, e continueremo a batterci». Miranda è dell’Emilia Romagna. È stata nell’Aquilano da volontaria, nei giorni peggiori, quelli della catastrofe e delle tendopoli. «Non mi aspettavo proprio – riflette – di ritrovare case sventrate e cataste di rovine». Non mancano i vigili del fuoco: «Quanti sacrifici, i nostri sacrifici per salvare e mettere in sicurezza… E quanto dolore, chissà per quanto ancora rimarrà impresso sulle abitazioni, sulle facce». La marcia prosegue, tra un «Riprendiamoci la città» che svetta da un ponte e gli striscioni che uno dietro l’altro raccontano delle vittime di Viareggio, di quelle di San Giuliano di Puglia e di quelle Giampilieri, nel Messinese.
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30 MILA PERSONE,
15mila secondo la questura, hanno preso parte ieri pomeriggio alla manifestazione nazionale «L’Aquila chiama Italia»
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LE ADESIONI
Comitati, artisti, sindacati, enti locali
Centinaia di associazioni locali e nazionali, comitati di cittadini, artisti, imprese, partiti politici e molto altro ancora. La riuscita della mappuntamento di ieri nelle strade del capoluogo abruzzese è il frutto di una mobilitazione corale.
Oltre al Comune dell’Aquila, a quelli di Navelli e Pettorano sul Gizio, le adesioni non si contano: ‘Università degli Studi, Polisportiva L’Aquila Rugby, Cgil-Abruzzo, Uil Abruzzo, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti Comitato Piccole medie imprese di Confindustria, Ordine degli Architetti,
Fondazione 6 aprile per la vita, Associazione Vittime universitarie sisma del 6 aprile 2009, Familiari Vittime Convitto Nazionale, I Solisti Aquilani, Società Aquilana dei concerti «B.Barattelli»,Collettivo 99 Giovani Tecnici Aquilani, Comitato 3e32, Comitato per la Rinascita di Pescomaggiore, Comitato acqua pubblica aquilano, Emergency L’Aquila, Accademia Belle Arti L’Aquila, Corale Gran Sasso, Associazione Culturale Laboratorio Dietro Le Quinte, Associazione 99 gatti, Cobas – Comitati di Base della Scuola L’Aquila, Confederazione Cobas dei Comitati di Base L’Aquila.
Molti anche gli artisti che da tutta Italia hanno dato il loro supporto. Tra questi i Tetes de Bois, Ulderico Pesce, Ottavia Piccolo, Andrea Rivera, Fiorella Mannoia, Assalti Frontali, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Lella Costa.
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