COMINCIA DAGLI ATENEI L’AUTUNNO CALDO INGLESE

Come in Francia nel 1968, gli studenti britannici sono stati i primi a fare le barricate per protestare contro i tagli annunciati dal governo di coalizione. La loro rabbia è la diretta conseguenza dell’aumento delle tasse universitarie, che raggiungeranno un tetto massimo di 9,000 sterline l’anno contro le attuali 3,000. Ma la causa per la quale si battono è la giustizia sociale. La maggior parte dei ragazzi intervistati dichiara: alcuni di noi possono permetterselo, grazie a genitori facoltosi, ma ci preoccupiamo per coloro che non dispongono di cifre simili. 

Come in Francia nel 1968, gli studenti britannici sono stati i primi a fare le barricate per protestare contro i tagli annunciati dal governo di coalizione. La loro rabbia è la diretta conseguenza dell’aumento delle tasse universitarie, che raggiungeranno un tetto massimo di 9,000 sterline l’anno contro le attuali 3,000. Ma la causa per la quale si battono è la giustizia sociale. La maggior parte dei ragazzi intervistati dichiara: alcuni di noi possono permetterselo, grazie a genitori facoltosi, ma ci preoccupiamo per coloro che non dispongono di cifre simili.  Il governo ribatte che si tratta di misure eque: a nessuno verrà chiesto di pagare le tasse a breve giro di posta, anzi, si potrà cominciare a pagare una volta iniziata la vita lavorativa, e solo una volta raggiunto un salario di 21,000 sterline annue (pari a circa 24.500 euro). L´istruzione universitaria di solito accresce la prospettiva degli studenti di guadagnare stipendi più elevati, pertanto – sostiene il governo – coloro che ne beneficiano dovrebbero essere anche coloro che pagano.
La tesi degli studenti è egualitaria – sostengono la necessità di non pagare tasse, o comunque non più elevate di quelle già esistenti, poiché l´evidenza dimostra che gli studenti meno abbienti sono scoraggiati davanti alla prospettiva di dover pagare cifre simili. Ma è anche utilitarista: sostengono che poiché i lavoratori più istruiti producono beni o forniscono servizi di maggior valore, lo Stato beneficia maggiormente del loro lavoro e deve perciò finanziarne gli studi.
Sono dunque due filosofie contrastanti a fronteggiarsi. Lo scontro è ancora più aspro perché il partito di minoranza della coalizione di governo – i Liberaldemocratici – in campagna elettorale si era impegnato a non aumentare le tasse universitarie: gli studenti faranno ora pressione sui parlamentari liberaldemocratici, spingendoli a votare contro la proposta di governo o, in caso contrario, incitando il loro elettorato a non sostenerli alle prossime elezioni.
La preoccupazione del governo è capire fino a che punto, come nel 1968, gli studenti siano in realtà l´avanguardia di un più vasto movimento di protesta. I tagli, per il momento, non hanno ancora avuto un profondo effetto sulla disoccupazione: anzi, a quota 2,45 milioni – il 7,7 per cento della popolazione in età lavorativa – è leggermente più bassa che all´inizio dell´anno. Ma la disoccupazione giovanile, cosi´ come quella di lungo termine, sta aumentando; e la maggior parte degli esperti ritiene che supererà quota 3 milioni entro il 2012. Gli effetti di tale aumento si sentiranno soprattutto nel settore pubblico fortemente sindacalizzato, il che significa che le proteste potrebbero estendersi ben oltre gli studenti (che in molti considerano privilegiati) e potrebbe coinvolgere settori che combattono per ben altri interessi.
C´è comunque poco spazio per un compromesso. Il governo ha deciso che è necessario operare tagli rapidi ed efficaci per ridurre uno dei debiti più onerosi d´Europa, e ha fatto finora orecchie da mercante di fronte alle sollecitazioni di commentatori, economisti e opposizione circa l´applicazione di un approccio più cauto e “keynesiano”. Cambiare strategia ora e restare al governo sarebbe di fatto impossibile: ne andrebbe della credibilità politica dello stesso governo di fronte ai mercati finanziari e alle aziende che hanno largamente sostenuto tale strategia. 
La Gran Bretagna, nell´ultimo ventennio, non ha praticamente conosciuto scioperi: e da quello dei minatori del 1984-5 nessuna azione sindacale ha assunto i toni di uno scontro politico. Le avvisaglie di violenza di ieri – per blande che siano state – potrebbero essere una piccola eccezione presto dimenticata. O potrebbero essere il presagio di un duro inverno di malcontento.
(Traduzione di Rosalba Fruscalzo)

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password