Brescia, gli immigrati scendono dalla gru “Ora un tavolo sulle truffe per i permessi”

BRESCIA – Dopo diciassette giorni e mille polemiche, dopo gli scontri, le cariche, le bottigliate, gli arresti e le espulsioni, dopo le trattative istituzionali avviate e regolarmente fallite, gli immigrati sono scesi dalla gru. Sotto la pioggia e tra gli applausi di un paio di centinaia di persone, poco prima delle 21 i quattro lavoratori – all’inizio della protesta erano sei, due erano già  scesi – hanno percorso a ritroso le scale del braccio meccanico sul quale il 30 ottobre, dopo un corteo nel centro di Brescia, erano saliti per protestare contro il mancato rilascio del permesso di soggiorno e per chiedere una sanatoria «per tutti gli immigrati che lavorano».

BRESCIA – Dopo diciassette giorni e mille polemiche, dopo gli scontri, le cariche, le bottigliate, gli arresti e le espulsioni, dopo le trattative istituzionali avviate e regolarmente fallite, gli immigrati sono scesi dalla gru. Sotto la pioggia e tra gli applausi di un paio di centinaia di persone, poco prima delle 21 i quattro lavoratori – all’inizio della protesta erano sei, due erano già  scesi – hanno percorso a ritroso le scale del braccio meccanico sul quale il 30 ottobre, dopo un corteo nel centro di Brescia, erano saliti per protestare contro il mancato rilascio del permesso di soggiorno e per chiedere una sanatoria «per tutti gli immigrati che lavorano».
La resa è arrivata alla fine dell´ennesima giornata di trattative e tentativi di mediazione: ufficialmente, gli immigrati si sarebbero convinti a cessare la loro occupazione dopo che Cgil, Cisl e diocesi bresciana avevano ottenuto dalla prefettura la disponibilità a discutere sulla base di un testo nel quale si chiede la creazione di un tavolo istituzionale sul tema delle truffe agli immigrati, e la possibilità di tenere un presidio fisso nel centro cittadino (ma il sindaco Adriano Paroli assicura che «in cambio non è stato promesso nulla»). È evidente, però, che dopo diciassette notti trascorse a 35 metri d´altezza, al freddo, a volte sotto l´acqua, la resistenza dei quattro immigrati era arrivata al capolinea. La voce che avrebbero mollato aveva iniziato a girare nel tardo pomeriggio: e così alle 20.45, in un piazzale Cesare Battisti blindato dalle forze dell´ordine, dalla gru con una carrucola hanno iniziato a calare i bagagli, una decina di sacchi con vestiti e coperte. Rimosso anche il vessillo simbolo della protesta, lo striscione giallo e rosso con la scritta «lotta dura senza paura – siamo tutti sulla gru». È lo slogan che per più di due settimane hanno scandito i manifestanti dell´associazione “Diritti per tutti”. Che da via San Faustino, poche decine di metri dalla gru, hanno sostenuto i quattro arroccati sulla gru. Una volta scesi a terra, i protagonisti di questo tira e molla – un egiziano, un marocchino, e due pachistani – sono stati accompagnati, assieme ai loro avvocati, in questura per l´identificazione. Ora dovranno rispondere di alcuni reati, dall´occupazione abusiva al lancio di oggetti pericolosi (contro pompieri e forze dell´ordine).
In questi giorni conosceranno il destino che li attende: il loro timore è che possano essere espulsi come già toccato ad altri 12 migranti fermati durante le proteste dei giorni scorsi intorno alla gru. «Vigileremo affinché certe truffe ai danni degli immigrati non si ripetano – dice Maurizio Zipponi, responsabile lavoro e welfare dell´Idv – consapevoli che la regolarizzazione e la cittadinanza debbano passare attraverso il lavoro».

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