Bologna solidale scende in piazza contro la Bossi-Fini

C’erano i metalmeccanici della Fiom e c’erano gli studenti medi e universitari. Ma in prima fila a Bologna c’erano loro, i migranti. Tanti, a migliaia, e affiancati da migliaia di italiani che sono scesi in piazza per e con loro alla manifestazione regionale «Agire contro il razzismo per i diritti di tutte e tutti». E con loro hanno manifestato un chiaro «no» al perverso legame, imposto per legge, tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno. «La lotta dei migranti è la lotta di tutti», ha detto Cécile Kyenge Kashetu del Coordinamento migranti Bologna.

C’erano i metalmeccanici della Fiom e c’erano gli studenti medi e universitari. Ma in prima fila a Bologna c’erano loro, i migranti. Tanti, a migliaia, e affiancati da migliaia di italiani che sono scesi in piazza per e con loro alla manifestazione regionale «Agire contro il razzismo per i diritti di tutte e tutti». E con loro hanno manifestato un chiaro «no» al perverso legame, imposto per legge, tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno. «La lotta dei migranti è la lotta di tutti», ha detto Cécile Kyenge Kashetu del Coordinamento migranti Bologna. E tutti – erano più di 5 mila – si sono uniti dietro alla richiesta di rinnovare i permessi di soggiorno dei migranti colpiti dalla crisi. Così come tutti hanno detto a gran voce «no» alla legge Bossi-Fini, al pacchetto sicurezza, al permesso di soggiorno a punti e alla sanatoria “truffa” del 2009 che, promettendo la regolarizzazione, ha preteso un versamento iniziale di 500 euro per poi non rispondere a nessuno o, peggio, spiegare a quelli che hanno già un decreto di espulsione di doversene comunque andare.
Ad aprire il corteo bolognese gli striscioni del «Comitato Primo Marzo Bologna», il comitato che, assieme al Coordinamento migranti cittadino ed a associazioni e centri sociali, ha organizzato una manifestazione che doveva essere regionale ma che ha visto la presenza di operai di Milano, Mantova e Brescia. «La crisi toglie il lavoro a tutti, ma sono i migranti ad essere i primi a cadere perché, con il lavoro, rischiano di perdere anche il permesso di soggiorno», spiega Oladejo, da 10 anni in Italia e che in manifestazione ha portato il figlio di 5 anni. E quando i migranti il lavoro lo perdono davvero, la clandestinità e l’esclusione sociale sono inevitabili, anzi previste da un governo che, dicono quelli del Comitato Primo Marzo, «non vuole davvero espellere nessuno, vuole solo creare clandestini per riempire l’Italia di persone ricattabili».
«Quando si toccano i diritti dei lavoratori più deboli e cioè dei migranti – ha spiegato Khalid Sawi della Fiom bolognese – si vanno a toccare anche i diritti di tutti rendendo ricatto e precarietà qualcosa di normale». Per questo la Fiom ha aderito alla manifestazione e portato a Bologna centinaia di metalmeccanici. Gli organizzatori lo sapevano bene, e infatti, tra i cartelli, ne spiccava uno in particolare: «Noi abbiamo scioperato lo scorso primo marzo, adesso sciopero generale».

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