Bersani riporta in piazza il Pd

L’annuncio mentre a Firenze si rottama il partito. Con aperitivi e cartoons

La signora Piera viene da Empoli, la signora Giuseppina da Vinci «per dare coraggio a Matteo» e «perché l’Italia come gli è ora ‘un ci garba». A loro non si chiede l’età , ma al nonnetto Augusto Cuccara sì, sopracciglioni bianchi, ottant’anni, a occhio non è un giovane rottamatore ma anche lui è venuto a sostenere Renzi.

L’annuncio mentre a Firenze si rottama il partito. Con aperitivi e cartoons

La signora Piera viene da Empoli, la signora Giuseppina da Vinci «per dare coraggio a Matteo» e «perché l’Italia come gli è ora ‘un ci garba». A loro non si chiede l’età , ma al nonnetto Augusto Cuccara sì, sopracciglioni bianchi, ottant’anni, a occhio non è un giovane rottamatore ma anche lui è venuto a sostenere Renzi. Come Aldo Pasca, settantenne fiorentino, o Piero Lacicerchia, sindaco di Craco provincia di Matera, 54, «siamo qua per assicurarci che Matteo non faccia del rinnovamento una questione generazionale». Sorpresa. Sembra di stare in una casa del popolo. Nelle prime file della stazione Leopolda, allestita come per un rave, fari viola che ballano sui muri, schermi collegati a computer ovunque, musica giovane in attesa che il dj set parta, ci sono signori e signore agé che si urlano nelle orecchie rassegnati ai decibel, pantere bianche e vecchi leoni militanti del Pd, che trattano il loro sindaco con bonario paternalistico, «ma sì, sa com’è lui, un provocatore, voleva richiamare l’attenzione su quest’iniziativa». Osservazione saggia, missione compiuta. Se non fosse che il segretario del Pd Bersani ha scelto oggi per lanciare una manifestazione di piazza contro il governo per chiedere che il governo vada a casa. La manifestazione dovrebbe tenersi al termine del «porta a porta» che impegnerà i democratici per tutto novembre. Decisione dell’ultim’ora per Bersani, che sfrutta la platea dell’assemblea dei segretari di circolo prevista per oggi a Roma. E che però preferisce anticipare l’annuncio così da togliere qualche titolo ai boys riuniti a Firenze. Chi di comunicazione ferisce… e dunque la notizia piomba su una kermesse fiorentina che improvvisamente, contro il partito sonnacchioso, ha le armi spuntate.
Ma alla Leopolda lo spettacolo parte, alle 21, in primetime. Le navate ben scrostate garage della ex stazione, che il sindaco si è autoconcesso per la sua iniziativa, si riempiono di telecamere e persone, quasi duemila ieri sera per l’inaugurazione, si prevede il doppio per oggi. Non che manchino i ragazzini, giovani carini e rampanti, quelli che già si vedono al posto di D’Alema e al momento si accontenterebbero di quello di Renzi e Pippo Civati, che è l’altro, l’anima milanese dell’iniziativa. E capiamoci: non a palazzo Vecchio, o alla sede del consiglio regionale dove i due rispettivamente lavorano, ma alla consolle, sul palco da dove, da ieri sera, i due giocano con i cursori e con i computer mandando sui megaschermi spezzoni di varia amenità tratti da Youtube a intervallare (guai alla noia) gli interventi, 5 minuti rigorosi per ciascuno, se sgarri partono rumori strani. C’è un format preciso: ognuno che va al palco deve enunciare una parola chiave, che prontamente compare su uno schermo. Intanto, dietro le spalle, c’è il collegamento facebook dove in tempo reale chi vuole può mandare commenti a quello che sente. Chi aspetta il suo turno per parlare lo fa direttamente sul palco, seduto su una panca di design – non per niente si definiscono la «generazione in panchina». Lo spettacolo non mancherà, sempreché il wireless ci assista.
Hanno fatto di tutto, per apparire anti-liturgia di partito. Anche troppo. Alle sette e mezza Renzi – che è il primo cittadino e arriva da una messa di commemorazione di La Pira – attacca così: «Spetta a me fare l’annuncio politico: di là è partito l’aperitivo». Di qua, nella navata opposta al lounge-bar, c’è l’area computer e il «mercato delle idee». Mentre dal palco arrivano le proposte, un gruppo di genius manco fossimo in un Apple-store elabora, trascrive, sintetizza per quello che alla fine sarà un «vocabolario» e la «Carta di Firenze», un documento di proposta che preoccupa Bersani, che di linee politiche in dissenso nel partito ne ha già parecchie.
Renzi tira dritto, lo ha spiegato a Bersani mercoledì scorso quando lo ha incontrato a Roma, e non è un caso che nel meraviglioso allestimento della Leopolda, tutto un blu da cartello ferroviario, non c’è neanche una bandiera del Pd. Ne rimediano una i Giovani democratici, e l’attaccano al muro. Poi ne arriva un’altra, «Pd nuovo corso», con un vascello corsaro disegnato, accidenti pure questi sono dissidenti. È Civati a cercare di contenere il sindaco: «Questa è un’iniziativa del partito» giura. Renzi gigioneggia senza complessi: «I protagonisti politici? Willy il coyote, Boris, Generazione mille euro». Ma attenti a non sottovalutare il ragazzo troppo brillante di formazione rutelliana, ha preparato una fila di proposte e contenuti lunga così. E ineccepibile, al netto dell’urticante refrain mediatico delle rottamazioni, di cui alla fine ha perso il controllo, ieri lo ha ammesso pur continuando ad augurare i giardinetti ai nonnetti della politica. E così il Pd ha finito per mandarlo affanbicchiere evitando così di discutere di quello che dice. E quello che dice è ragionevole. Fisco: «La sinistra deve prendere in mano la questione del fisco», occorre «uscire dalle bugie del berluscon-tremontismo», ma non attraverso «il delirio padoaschioppiano». Bersani la settimana scorsa ha presentato la proposta Pd, forse a Renzi è sfuggito. Ma non l’ha notato anche buona parte degli italiani, e quindi Renzi qualche ragione ce l’ha. Standard e risparmio energetico, beni comuni, bellezza dell’impegno collettivo (tratto dal vocaboliario vendoliano), se ne parlerà in questa tre giorni. Al momento ogni volta che la coppia Renzi-Civati dice qualcosa c’è qualcuno dell’area Bersani che si fa saltare i nervi. «Renzi rischia di assomigliare a un furbetto della prima repubblica» (Stefano Fassina), «È molto meglio innovare che rottamare» (Sergio Blasi, capogruppo del Pd pugliese, ma il sindaco di Bari Emiliano è atteso qui). Renzi alza il bicchiere dell’aperitivo, augura i giardinetti non solo ai nonnetti del Pd ma anche alle «idee vecchie», sottintendendo tutte tranne le sue. Poi ci ride su: «Scusate, mi sono arzigogolato».
 

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