Sindacato. Dal trionfo al declino

Gli inizi sono segnati da lotte impetuose e da repressioni cruente. Poi, con le leggi sociali e lo stato del benessere, diventano una delle grandi istituzioni della democrazia moderna.  Il passato glorioso, i problemi attuali

Gli inizi sono segnati da lotte impetuose e da repressioni cruente. Poi, con le leggi sociali e lo stato del benessere, diventano una delle grandi istituzioni della democrazia moderna.  Il passato glorioso, i problemi attuali

Nella Roma imperiale i Collegia erano una specie di sindacato nato per proteggere categorie proletarie esposte al rischio di malattie invalidità povertà. Nel Medioevo queste funzioni furono assunte dalle Corporazioni di arti e mestieri. Ma è con la rivoluzione industriale e con i suoi tremendi traumi sociali che sorge, insieme con i partiti politici della sinistra proletaria, il sindacato, parte integrante del movimento operaio, per proteggere la vita la salute e la dignità dei lavoratori.
Ispirandosi al socialismo, ma anche al cristianesimo sociale, il sindacato percorre in poco più di due secoli una triplice grandiosa vicenda storica: l´epoca eroica, quella del potere, quella del declino.
La prima è segnata da lotte impetuose e cruente, nelle condizioni talora terrificanti delle fabbriche e delle miniere descritte in Inghilterra da una Commissione governativa: donne e fanciulli che lavorano da 12 a 15 ore al giorno in condizioni igienicamente spaventose; bacini carboniferi come inferni, la disciplina di una prigione, i bambini picchiati se si addormentano. Le prime leghe operaie sono represse col carcere. I primi scioperi sono stroncati col sangue. Il sindacato nasce nel martirio e cresce con l´ardimento, sfidando la violenza e l´ipocrisia (come quella della pia liberale Henriette Martineau che dichiara: ogni intervento di assistenza pubblica è una violazione dei diritti del popolo).
La seconda è l´epoca del suo trionfo. Attraverso i grandi scioperi, le leggi sociali, lo Stato del benessere il sindacato diventa tra la metà del XIX e la metà del XX secolo una delle grandi istituzioni della democrazia moderna. E anche delle più potenti. Potenza della quale talvolta abusa generando privilegi burocratici e suscitando tensioni inflazionistiche.
La terza è l´epoca del declino, aperta da una controffensiva capitalistica scatenata dalla liberazione dei movimenti internazionali di capitale che rovesciano i rapporti di forza tra le grandi imprese multinazionali e gli Stati nazionali e tra capitale e lavoro.
In Italia, dove l´unità sindacale, raggiunta nel giugno 1944 col Patto di Roma, era stata rotta nell´ottobre 1948 con la scissione della Lcgil (poi Cisl) il sindacato registra le ripercussioni del nuovo corso politico di centro-destra. Si ribadisce la separazione tra Cgil da una parte, Cisl e Uil dall´altra, la prima a intransigente difesa della contrattazione collettiva, le altre alla ricerca di un compromesso tra diritti sociali e pretese capitalistiche motivate dalla pressione della competizione economica. Svanisce la pratica della concertazione tra Governo e sindacati, sostituita da un dialogo che culmina con il Patto per l´Italia del luglio 2002, sottoscritto da Cisl e Uil ma non dalla Cgil, e che segna il massimo di conflittualità tra i sindacati. Una conflittualità poi parzialmente stemperata, sia per senso di responsabilità da parte dei sindacati, sia anche per l´incapacità di un governo più confuso che reazionario, di trarre profitto dal vantaggio acquisito sviluppando una politica delle relazioni industriali degna di questo nome. Conflittualità parzialmente stemperata, dunque, ma sempre latente e pericolosamente riemersa in questi giorni.
Il sindacato, col suo passato glorioso, vive oggi una condizione di ansiosa incertezza in un mondo del lavoro che minaccia di spaccarsi tra precari e protetti, in un mondo economico esposto ai venti della finanza speculativa, in un mondo politico insidiato dall´inconsistenza.

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