Razzismo, l’Olanda processa Wilders

Il leader xenofobo in aula: “A rischio la libertà  di opinione”. Poi ricusa il giudice   

Il leader xenofobo in aula: “A rischio la libertà  di opinione”. Poi ricusa il giudice   

SI È presentato come un martire della libertà di espressione, ha scelto di non rispondere alle domande dei magistratie infine ha ricusato i suoi giudici. Ieri mattina, nell’aula del tribunale di Amsterdam, non è cominciato un semplice processo giudiziario. Sul banco degli imputati, il deputato Geert Wilders, leader dell’estrema destra olandese che minaccia di trovare alleanze nel resto d’Europa.

Abito scuro, cravatta blu elettrico, in sintonia con l’atmosfera, ha subito deciso di trasformare il dibattimento in un caso politico destinato a dividere ancor di più il paese. Il leader populista olandese, accusato di incitamento all’odio razziale per le sue numerose intemerate anti-Islam, ha preso la parola: «Sono sottoposto a processo da parte della giustizia, ma con me, è la libertà d’espressione di un milione e mezzo di olandesi ad essere sotto accusa», ha detto Wilders, facendo riferimento ai voti che ha preso il suo partito alle scorse elezioni, e che lo hanno trasformato nella terza forza politica del parlamento. Circondato da un cordone di sicurezza, è entrato nell’aula fendendo una folla di militanti sostenitori tenuti a distanza dai gruppi contestatori. Il fascicolo dell’accusa si basa su cinque dichiarazioni del deputato. In un articolo del 2006 pubblicato sul quotidiano De Volkskrant aveva scritto: «Ne ho abbastanza dell’Islam in Olanda, ne ho abbastanza del Corano: vietiamo questo libro fascista». In un altro testo aveva paragonato il Corano al Mein Kampf. Infine, i magistrati hanno messo agli atti il cortometraggio Fitna realizzato da Wilders due anni fa: immagini degli attentati suicidi dell’11 settembre abbinate ad alcuni versetti sacri. Ma prima ancora che i giudici potessero cominciare a leggere i capi d’accusa, Wilders ha fatto il suo show: «Ho espresso la mia opinione nel corso del dibattito pubblico – ha detto – e posso assicurarvi che continuerò a farlo. La democrazia ha bisogno di un dibattito aperto e libero». Pochi minuti di parola, poi il leader populista, con il suo inconfondibile ciuffo platinato, è diventato una statua di cera. «Su consiglio del mio avvocato, ho deciso di avvalermi della facoltà di non rispondere». Quando i giudici hanno iniziato la lettura delle citazioni incriminate, chiedendoa Wilders di confermarle, è rimasto in silenzio. «Lei sembra molto bravo ad esprimere opinioni, ma poi evita la discussione», ha ironizzato il presidente del collegio giudicante, Jan Moors. L’avvocato del deputato ha allora interrotto l’udienza, chiedendo di ricusare il giudice per imparzialità: oggi si saprà se la richiesta verrà accolta.

Una condanna avrebbe conseguenze imprevedibili sul nascente governo dell’Aja, tra liberali di destra e cristiano-democratici, con l’appoggio esterno del partito di Wilders. La sentenza si conoscerà tra un mese. L’Olanda intera ha gli occhi puntati su quell’aula di tribunale.

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