In Francia dubbi sull’italiano in carcere a Grasse. La salma rientrata a Pisa: “È stata violata”. La francese Ban Public: tra i detenuti troppi decessi anomali e troppa omertà
In Francia dubbi sull’italiano in carcere a Grasse. La salma rientrata a Pisa: “È stata violata”. La francese Ban Public: tra i detenuti troppi decessi anomali e troppa omertà
ROMA – Una nuova autopsia, la richiesta di chiarimenti alla Farnesina da parte del presidente del Senato, Renato Schifani, mentre le associazioni francesi si mobilitano per chiedere verità e definiscono “sospetta questa morte”. Il caso di Daniele Franceschi, il viareggino di 36 anni morto il 25 agosto a Grasse in condizioni ancora da chiarire, non accenna a spegnersi. Schifani ha trasmesso ieri al ministero degli Esteri la domanda della senatrice Manuela Granaiola sulle cause del decesso dell´italiano e, in particolare, sul trattamento subito dalla madre di Franceschi, Cira Antignano. La donna, arrestata e malmenata mercoledì davanti al carcere francese, è arrivata ieri a Pisa, insieme alla salma del figlio, messa davanti a una nuova, terribile scoperta. «Non ha organi, mancano gli occhi, il fegato, la milza, perfino il cervello» ha raccontato. Il medico legale incaricato dalla famiglia ha esaminato la salma in attesa dell´autopsia autorizzata dalla procura di Lucca. Il naso di Franceschi è fratturato, primo dettaglio che contraddice l´autopsia francese secondo la quale non erano state riscontrate fratture. «La verità – dice l´avvocato della famiglia, Aldo Lasagna – è che non sono stati mantenuti i patti fatti con la Farnesina. Il corpo doveva rientrare in Italia integro. Una vergogna per un paese civile e democratico come vorrebbe essere la Francia». Una nuova autopsia verrà fatta in ogni caso. «Non mi arrendo, andremo avanti perché vogliamo giustizia per quello che hanno fatto a Daniele» annuncia Cira Antignano, 61 anni, che due giorni fa era andata a esporre davanti al carcere di Grasse un lenzuolo con scritto ‘‘Carcere assassino, me lo avete ammazzato due volte”. La donna fermata dalla polizia, e poi liberata grazie all´intervento del console italiano, ha avuto due costole incrinate. «Non siamo sorpresi» commenta Milko Paris, presidente dell´associazione francese Ban Public, da dieci anni in prima linea contro gli abusi sui detenuti. «È il classico metodo: intimidire o minacciare le famiglie delle vittime per metterle a tacere». Nella contabilità dell´associazione, Daniele Franceschi è l´ottantaseiesima «morte sospetta» dall´inizio dell´anno nelle prigioni francesi. Nel frattempo, il calcolo è già arrivato a 101, tra suicidi e altri decessi per cause non naturali. Il governo ne ammette 87. «La famiglia Franceschi deve chiedere un´autopsia tossicologica, insieme a un´inchiesta indipendente della commissione per la deontologia e la sicurezza delle carceri». Secondo Ban Public, il caso Franceschi rispecchia il clima di “omertà” che esiste nell´amministrazione penitenziaria francese. Anche l´Observatoire Internationale des Prisons sta indagando. Presto potrebbero esserci contatti con la famiglia per rilanciare il caso in Francia.
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