“Braccato perché cerco la verità ” Assange, la fuga dell’uomo dei segreti

Si traveste e usa solo contanti per sfuggire agli 007.  Quando penso di aver voglia di stare in cella, capisco che la situazione è diventata stressante Ho proseguito il mio cammino con determinazione, senza fare compromessi

Si traveste e usa solo contanti per sfuggire agli 007.  Quando penso di aver voglia di stare in cella, capisco che la situazione è diventata stressante Ho proseguito il mio cammino con determinazione, senza fare compromessi

LONDRA – Julian Assange si sposta come un uomo braccato. In un rumoroso ristorante etiope del modesto quartiere londinese di Paddington, abbassa la voce in modo che si oda appena un sussurro quando parla, e lo fa per eludere le agenzie d´intelligence occidentali di cui ha paura. Esige che il suo seguito di fedelissimi utilizzi costosi telefoni cellulari criptati, e cambia il suo con la stessa frequenza con la quale chiunque altro cambia camicia. Si registra negli alberghi con false generalità, si tinge spesso i capelli, dorme su divani ma anche per terra, utilizza solo contanti e nessuna carta di credito.
«Proseguendo con determinazione lungo questo cammino, senza fare compromessi, mi sono ritrovato in una situazione alquanto insolita» ci ha raccontato Assange incontrandoci. Un appuntamento al quale si presenta con il suo entourage di giovani tra i quali un regista incaricato di documentare eventuali spiacevoli sorprese Dopo aver pubblicato documenti segreti riguardanti la guerra in Iraq, il fondatore di WikiLeaks considera le prossime settimane tra le più pericolose. Molte cose sono cambiate dal 2006, quando l´australiano mise a frutto la sua esperienza di hacker informatico per creare il sito. Ormai non sono soltanto i governi a denunciarlo: alcuni dei suoi stessi colleghi lo stanno abbandonando perché sembra avere poca consapevolezza che i segreti digitali che rivela possono costare molto cari in termini di vite umane. Numerosi membri di WikiLeaks affermano che la pubblicazione dei documenti afgani è stata presa dal solo Assange, senza che si procedesse neppure a cancellare i nomi delle fonti dell´intelligence afgana delle truppe della Nato. Durante l´intervista Assange dice che «quando si arriva al punto di aver voglia ogni tanto di ritrovarsi in cella per potersi leggere in santa pace un libro dalla mattina alla sera, si palesa l´idea che forse la situazione è diventata più stressante che piacevole».
Dietro alle ansie di Assange vi è una profonda incertezza su quello che gli Usa e i loro alleati potrebbero fare. Fonti del Pentagono e del Dipartimento della Giustizia hanno detto che stanno prendendo in considerazione l´idea di valutare il suo operato in virtù delle leggi sullo spionaggio del 1917. Alla fine di settembre, Assange si è trasferito da Stoccolma a Berlino. Una delle valigie che aveva consegnato al check-in è scomparsa. Conteneva tre laptop cifrati. Assange sospetta che siano stati intercettati. Dalla Germania si è poi trasferito a Londra. Per Assange ha perso fascino persino l´Islanda, un paese con un´ampia libertà di espressione, ma facilmente influenzabile da Washington.
Assange è sotto tiro anche dall´interno di WikiLeaks, ma lui si ritiene assolutamente indispensabile: «Io sono il cuore e l´anima di questa organizzazione. Ne sono il fondatore, il filosofo, il portavoce, colui che le ha dato la sua impronta originale, l´organizzatore, il finanziatore e tutto il resto». I detrattori lo accusano anche di volersi vendicare degli Stati Uniti. Lui dice che l´America ha una società sempre più militarizzata, che costituisce una minaccia alla democrazia. Oltretutto, afferma, «noi siamo stati attaccati dagli Stati Uniti, quindi siamo costretti ad assumere una posizione nella quale dobbiamo difenderci».
Anche chi mette in discussione la sua leadership riconosce che l´intricata rete finanziaria ed elettronica usata da WikiLeaks per proteggersi dipende in tutto e per tutto dal suo fondatore. Se Assange è sorretto da questo suo senso di una missione da compiere, tra i suoi seguaci fedeli si sta insinuando il dubbio. Il futuro di Assange pare a rischio. Il suo visto per la Gran Bretagna scadrà l´anno prossimo.
Quando al crepuscolo ha lasciato il ristorante londinese per allontanarsi, ha rifiutato di dire dove si stesse recando. L´uomo che ha messo alcune delle istituzioni più potenti al mondo sotto i riflettori internazionali e sotto il suo diretto controllo, era ancora una volta in fuga.
(Copyright New York Times News Service/la Repubblica. Traduzione di Anna Bissanti)

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password