Premio sardo per l’anarchico che voleva uccidere Mussolini

Il «Grazia Deledda» al lavoro dell’editore cilentano Galzerano su Michele Schirru, fucilato dai fascisti nel 1931

Il «Grazia Deledda» al lavoro dell’editore cilentano Galzerano su Michele Schirru, fucilato dai fascisti nel 1931

Ricevere un premio per ricerche, di cui nessuno si occupa, su anarchici, martiri che attentano alla vita di dittatori, sovversivi, è un po’ fuori tono in Italia, soprattutto di questi tempi. Perciò non poteva che destargli meraviglia e piacere il Premio Grazia Deledda. Parliamo di Giuseppe Galzerano, autore di “Michele Schirru. Vita, viaggi, arresto, carcere, processo e morte dell’anarchico italo-americano fucilato per l’intenzione di uccidere Mussolini”, un corposo e documentato volume di oltre mille pagine pubblicato dalla omonima casa editrice che con grandi sacrifici porta avanti in quel di Casalvelino Scalo, nel Cilento. «Sono particolarmente contento perché il libro mi è costata una fatica enorme – racconta – Lo considero, potrei dire, un premio sovversivo che riconosce una ricerca sull’Altra Italia. Una ricerca che ormai si fa sempre più rara su personaggi che invece è sempre più urgente conoscere, non solo per non dimenticare il passato delle forze di progresso e democratiche, ma perché l’Italia si impoverisce senza la conoscenza di una verità nascosta sotto anni e anni di conformismo».
Nato a Padria in provincia di Sassari il 19 ottobre 1899, emigrato in America, Schirru arriva a Roma per la seconda volta il 12 febbraio 1931. Trovato in un albergo della capitale in compagnia di una ballerina ungherese, quando viene fermato (il suo nome è nel casellario dei sovversivi), viene trovato in possesso di due bombe e di una pistola. Agli agenti dichiara senza esitazione che è sua intenzione uccidere Benito Mussolini, che considera «un rettile dei più dannosi per l’umanità». Schirru viene tenuto 4 mesi in galera, da dove scrive lettere pubblicate qui per la prima volta. Pur essendo cittadino americano, il governo Usa non fa nulla per chiederne l’estradizione. Il 28 maggio 1931 viene condannato a morte. Il giorno dopo all’alba viene fucilato alla schiena da 24 volontari sardi richiesti esplicitamente da Mussolini. Muore gridando «abbasso il fascismo! Viva la libertà!». Il libro, con ricchezza di documenti e analisi, sviscera tutta la vita di Michele Schirru e i suoi generosi tentativi di avversare la dittatura, anche nella lontananza dell’emigrazione. Giuseppe Galzerano è al suo quarto volume sugli anarchici e i loro attentati individuali contro dittature e tirannicidi, da Giovanni Passannante a Gaetano Bresci, da Angelo Sbardellotto a Michele Schirru. Perché questa scelta? «Oltre alla vicinanza ideologica con questi personaggi, sono colpito dalla abnegazione disinteressata e altruista, perché gli anarchici non si prefiggono di sostituire un potere con un altro potere e tanto meno con il loro, ma si battono esclusivamente per la liberazione del popolo da tutte le catene. Il loro è un naturale atto di difesa». Nel testamento politico di Schirru risaltano molte cose, per esempio questa: «Il fascismo, come tutte le altre dittature e tirannie, mi ha sempre ispirato orrore».

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