Patriarcato: fine in vista

Il senso di due donne, Dilma Rousseff e Marina Silva, candidate alla presidenza del Brasile

Il senso di due donne, Dilma Rousseff e Marina Silva, candidate alla presidenza del Brasile

RIO DE JANEIRO. È un aspetto felicemente singolare della campagna elettorale per la presidenza del Brasile la presenza di due candidate donne, Marina Silva e Dilma Rousseff, quest’ultima super-favorita secondo tutti i sondaggi. La sua elezione costituirebbe una novità assoluta in quanto mai nella storia brasiliana un donna è arrivata alla presidenza.
Agli albori del millennio, nel 2001, il Fondo delle Nazioni unite per la popolazione nel suo rapporto annuale scriveva: «La razza umana sta saccheggiando la Terra in modo insostenibile. Dare alle donne più potere di decisione sul futuro può salvare il pianeta dalla distruzione».
Qual è l’importanza di questa affermazione? Che la Terra e l’umanità sono entrate in una fase di estrema pericolosità. L’aumento della povertà che implica l’ingiustizia a livello planetario, il riscaldamento globale irriversibile del sistema-Terra, la riprova che il regime attuale è insostenibile dal momento che gli esseri umani consumano annualmente il 30% in più di quel che la Terra può sopportare. Tutto questo ci obbliga a decisioni difficili se vogliamo continuare a vivere su questo piccolo e vecchio pianeta.
Tutte queste decisioni sono vincolate alla vita. Che c’è di meglio delle donne per curare la vita e le condizioni per perpetuarla?
E gli uomini? Stanno dimostrandosi confusi e impotenti e, stando al noto analista tedesco Richter, si stanno rendendo vittime del «complesso degli dei». Si attribuiscono compiti divini: dominare la natura, organizzare ogni aspetto della vita, conquistare gli spazi esterni e rimodellare l’umanità. Obiettivi smisurati. L’eccesso di arroganza, che i greci chiamavano hybris e castigavano con la morte, li ha sconfitti.
Il nuovo equilibrio deve passare ora attraverso le donne. Il femminismo mondiale ha apportato una critica di fondo al patrarcato che ha prevalso fin dal neolitico, almeno per settemila anni. Il patriarcato ha dato vita a istituzioni che ancora oggi modellano le società umane come la ragione strumentale-analitica che separa la natura e l’essere umano, che l’ha spinto a dominare i processi della natura in modo devastante, ha creato una burocrazia di Stato organizzata in funzione degli interessi maschili, ha proiettato uno stile di educazione che riproduce il potere patriarcale, ha creato gli eserciti e provocato le guerre. E ha colpito anche altre istituzioni come le religioni e le chiese, i cui dei e attori sono quasi tutti maschi.
Il «destino manifesto» del patrarcato è la dominazione del mondo con la pretesa di farci «maestri e e padroni della natura» (Cartesio).
Gli incontri internazioni, come quelli del G20, dimostrano che i governi sono più interessati ai loro affari che a salvare la vita e proteggere il pianeta.
Risulta così l’urgente necessità dell’attività salvifica della donna.
Le due candidate brasiliane sono diverse, ognuna con un suo stile, ma entrambe dotate di indiscutibile spessore etico e di una visione della politica al servizio del bene comune e non come tecnica di conquista e uso del potere a beneficio della propria vanità o degli interessi elitisti che ancora predominano nella politica brasiliana.
Dilma Rousseff, di origine bulgara, economista, è stata la ministra della Casa civile dell’attuale governo, ossia l’incarico più importante della burocrazia presidenziale, quello a capo dell’attività politica, e la responsabile del maggior programma economico nazionale. Il Progetto di accelerazione della crescita (Pac), che tocca più di 500 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture e industrializzazioni. E’ un’eccellente manager, per quanto con una sensibilità ecologica moderata. Rappresenta il Partido dos trabalhadores del presidente Lula e nei sondaggi è come minimo o più del 50%, candidandosi a essere eletta presidenta già al primo turno elettorale di domani.
Marina Silva ha le stesse origini popolari del presidente Lula – ex operaio metalmeccanico – dal momento che è nata nel cuore della selva amazzonica, da una famiglia poverissima e ha lavorato come raccoglitrice di caucciù. Ha imparato a leggere e scrivere a 16 anni e contribuì a far nascere le comunità ecclesiastiche di base con forte spinta verso il concetto di liberazione nello stato di Acre (quello di Chico Mendes). E’ stata eletta senatrice e per cinque anni è stata ministro per l’ambiente del governo Lula. Incarna la causa ecologica con energia, competenza e carisma notevoli. Il suo Partido Verde ha poca seguito popolare e quindi il suo messaggio non ha avuto la risonanza che merita. Però è riuscita a inserire nell’agenda di tutti i partiti e nella coscienza nazionale l’urgenza della questione ecologica.
Ha un significato profondo, e io credo anche provvidenziale, che due donne, Dilma Rousseff e Marina Silva, siano candidate alla presidenza del Brasile. Esse incarnano l’ appello della Madre Terra per essere preservata e rispondono a un’urgenza di questo momento storico: più che salvare il sistema economico-finanziario in crisi, è importante salvare la vita umana e proteggere la vitalità del pianeta. L’economia deve servire per questo obiettivo superiore.
*©Ips-Il manifesto
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CHI È
Leonardo Boff
Originario dello stato brasiliano del Rio Grande do sul, frate francescano, teologo filosofo e scrittore, è stato esponente di punta della Teologia della liberazione. Il suo libro «Gesù Cristo liberatore» è del ’72, un anno dopo il testo fondativo, «Teologia della liberazione», del prete peruviano Gustavo Gutierrez.
RIDOTTO AL SILENZIO
Il Vaticano cominciò a prenderlo di mira nel ’71, quando fu «ammonito». Nell’84, nel pieno della restaurazione voluta da papa Wojtyla, grande nemico della chiesa progressista brasiliana, fu convocato a Roma dal cardinale Ratzinger, capo del Sant’uffizio, e nell’85 fu condannato al «silenzio ossequioso». Nel ’92, dopo altre minacce di sanzioni da parte del Vaticano, uscì dall’ordine dei fracncescani.
Autore prolifico
Boff ha scritto più di cento libri, tradotti in molte lingue, fra cui l’italiano. Oltre a «Gesù Cristo liberatore», una delle sue opere più importanti (e foriera di guai con la Santa sede) è stata «Chiesa, carisma e potere», seguita da «Il grido degli ultimi. La chiesa dei poveri tra il nord e il sud del mondo».
GENERE E AMBIENTE
Nella sua produzione più recente si è molto occupato del rapporto fra i generi e della causa ambientalista. E’ autore (con Rose Marie Muraro), dei libri «Feminino y Masculino. Una nueva conciencia para el encuentro de las diferencias» e «Fundamentalismo. A globalizaçao e o futuro da humanidade»

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