Un intervento a muso duro contro alcuni studenti che facevano volantinaggio antifascista davanti al liceo classico Umberto I di Palermo, culminato con l’arresto di tre ragazzi giudicato due giorni dopo illegittimo dal giudice, che li ha scarcerati. E, appena una settimana prima, la polizia aveva “ripulito” balconi e finestre di case private da striscioni e manifesti che avrebbero potuto turbare papa Ratzinger, in visita nel capoluogo siciliano.
Un intervento a muso duro contro alcuni studenti che facevano volantinaggio antifascista davanti al liceo classico Umberto I di Palermo, culminato con l’arresto di tre ragazzi giudicato due giorni dopo illegittimo dal giudice, che li ha scarcerati. E, appena una settimana prima, la polizia aveva “ripulito” balconi e finestre di case private da striscioni e manifesti che avrebbero potuto turbare papa Ratzinger, in visita nel capoluogo siciliano.
La Digos sembra aver perso il controllo dei nervi. Certo, sempre più spesso le proteste sociali vengono represse senza troppe formalità; stavolta, però, Palermo sembra più scossa. A cinque giorni dai fatti, e dopo che un video realizzato da uno studente è finito sui siti di giornali e agenzie (sconvolgente l’immagine di un poliziotto che, facendo pressione col ginocchio sul viso di uno dei ragazzi disteso bocconi sul marciapiede, lo ammanetta), in tanti si stanno interrogando allarmati: che succede nella città in cui la società civile da 18 anni, dalle stragi di mafia, scende in piazza per solidarizzare con le forze dell’ordine?
Sabato scorso la polizia ha mostrato la faccia feroce; giustificandosi dietro il fatto che a dare l’allarme era stato il preside del liceo (lo aveva fatto altre due volte: il 25 settembre e il 2 ottobre, per segnalare la possibilità di scontri tra giovani di sinistra e attivisti di Casa Pound), gli agenti hanno scelto di infierire contro i manifestanti con le bandiere rosse, mentre i fascisti se ne stavano a distanza, godendosi lo spettacolo. Ieri i ragazzi di sinistra hanno fatto un volantinaggio davanti all’Umberto, senza chiedere alcuna autorizzazione: «Perché dovremmo essere autorizzati – dicono – da quando in qua per manifestare delle opinioni bisogna chiedere il permesso alla polizia?». Hanno ripetuto, insomma, quello che avevano fatto sabato: la distribuzione di un volantino per mettere in guardia gli studenti dall’opera di proselitismo che Casa Pound cerca di fare distribuendo spillette con croci celtiche e immagini del Duce, condite da materiale esoterico. Nella regione in cui il Pd è confluito in un governo di destra guidato da Raffaele Lombardo, i ragazzi di sinistra sanno di essere soli e di non avere riferimenti nei palazzi. Soltanto un paio di esponenti del Pd e altrettanti di Idv sono intervenuti annunciando interrogazioni parlamentari nelle quali sembra prevalere la preoccupazione che possa incrinarsi il buon rapporto tra forze dell’ordine e società civile.
Diventata negli anni del berlusconismo una rassegnata capitale di povertà e di soprusi, Palermo si è sorpresa nel vedere lunedì scorso centinaia di studenti manifestare davanti al tribunale. I ragazzi hanno atteso per ore la sentenza ed esultato quando Cesare, Francesco e Ruggero, dopo due giorni passati in camera di sicurezza, sono tornati liberi per decisione del Gip Lorenzo Chiaramonte, che ha rigettato la richiesta del pm Ennio Petrigni, giudicando illegittimo il provvedimento per mancanza di gravità dei fatti e di pericolosità dei soggetti, tutti incensurati. Gli atti tornano al pm e l’inchiesta continua anche per altri tre studenti fermati, anche loro indagati.
Mario Azzolini, giornalista Rai e sindaco di una giunta di centrosinistra a San Mauro Castelverde, comune delle Madonie, è il padre di uno di questi, Mauro. «Li hanno tenuti in questura per più di sette ore senza mangiare e senza bere, in stanze diverse e guardati a vista. Gli hanno sequestrato documenti e cellulari e fatto firmare un verbale senza rilasciarne copia – racconta – E non è vero che si erano rifiutati di dare i documenti: non glieli avevano neppure chiesti, li hanno portati via senza spiegare loro perché». Eppure il rifiuto degli studenti di farsi identificare era stato, secondo la Digos, il motivo del fermo e dei successivi tafferugli. Intanto, Sel chiede le dimissioni del questore, mentre Cgil e Silp si dicono «preoccupati per la svolta autoritaria a Palermo».
All’Umberto oggi si riunirà il comitato dei genitori nato due anni fa proprio per affrontare quella che anche loro ritengono un’emergenza: il dilagare della propaganda fascista nelle scuole di Palermotra ragazzi da anni martellati dal ritornello che «la politica deve restare fuori dalla scuola»; c’è rimasta tanto a lungo che anche il preside si è candidamente chiesto come si fa a riconoscere un fascista. È accaduto durante l’assemblea di lunedì quando Sara, una studentessa del suo liceo, gli ha ricordato che per il nostro ordinamento è reato l’apologia del fascismo, non una spontanea manifestazione antifascista davanti a una scuola.
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