Mauro Rostagno a fumetti: prove tecniche per un mondo migliore
La graphic novel scritta da Rizzo e Blunda, e disegnata da Lo Bocchiaro: «Per dei trapanesi come noi una memoria dovuta». ">

Mauro Rostagno a fumetti

Mauro Rostagno a fumetti: prove tecniche per un mondo migliore

La graphic novel scritta da Rizzo e Blunda, e disegnata da Lo Bocchiaro: «Per dei trapanesi come noi una memoria dovuta».

Mauro Rostagno a fumetti: prove tecniche per un mondo migliore

La graphic novel scritta da Rizzo e Blunda, e disegnata da Lo Bocchiaro: «Per dei trapanesi come noi una memoria dovuta».

Scrivere di Rostagno significa scrivere di tante cose. Finiscono, nel turbine della sua vita di sociologo e giornalista e agitatore culturale e fondatore di comunità terapeutiche, tante di quei cocci di storia italiana che a volerli tenere assieme si fa fatica. Gli anni 60, Lotta Continua, l’ubriacatura orientalista, la mafia, l’impegno contro la droga, le logge massoniche, i traffici d’armi con la Somalia, vite veloci e morti violente. In questo sciagurato rogo di spine e fiori ha provato a mettere ordine la graphic novel della Beccogiallo “Mauro Rostagno. Prove tecniche per un mondo migliore”, scritta da Marco Rizzo e Nico Blunda, e disegnata da Giuseppe Lo Bocchiaro. Ne parliamo con Rizzo, già sceneggiatore di altre due biografie per immagini, una dedicata a Ilaria Alpi e una a Peppino Impastato.

Quando Rostagno è stato assassinato, eravate più o meno tutti dei ragazzini. Cosa vi ha spinto sulle sue orme? Per dei trapanesi come me e Nico è stata un’operazione di “memoria dovuta”. Sentiamo di dovere qualcosa a una persona che ha segnato in positivo e in maniera rivoluzionaria la nostra città, per quanto alcuni cerchino ancora di farcelo dimenticare. Giuseppe è entrato in un secondo momento, ma sono certo che ha la stessa nostra voglia di denuncia e di impegno.

Le ombre sull’assassinio di Rostagno sono ancora tante. Voi avanzate l’ipotesi mafia-traffico d’armi, cosa vi ha spinto a farlo? La pista mafiosa è ormai appurata. Aspettiamo da un giorno all’altro la notizia dell’avvio del processo al capomafia Vincenzo Virga e al killer Vito Mazzara. Non crediamo alle voci sulle piste interne a LC o a Saman, lo diciamo apertamente. La nostra ricostruzione tiene conto del lavoro di uomini dello Stato come il capo della mobile di Trapani, Giuseppe Linares. Discorso un po’ diverso per il traffico d’armi. Abbiamo voluto aggiungere un elemento un po’ fantasioso, forse, anche per esigenze narrative. Ma l’inserimento di certe scene piuttosto che di altre è comunque motivato da una ricerca scrupolosa.

Dovendo scrivere per immagini, quali sono quelle che secondo voi fanno capire meglio chi era Rostagno? Nella scelta finale, abbiamo tenuto conto dei consigli di chi lo ha conosciuto forse meglio di altri, in primis la figlia Maddalena e la compagna Chicca Roveri, ma anche Carla Rostagno, Majid Valcarenghi, e tanti altri. Penso al rapporto con la musica, alla faccia tosta all’Università come alla televisione, o al sorriso sempre pronto, alle battute con le donne o alla disponibilità verso gli ultimi della società.

Le ricerche vi hanno portato in giro per la Sicilia. In luoghi in cui molti sono morti da soli. Cosa è cambiato rispetto ad allora, ammesso che sia cambiato qualcosa? I siciliani onesti li guardano con dispiacere, quei luoghi, ogni volta che li attraversano. Rispetto ad allora, siamo forse un po’ più coraggiosi e più spavaldi, perché è evidente che chi combatte non è più solo. Tanti hanno scelto la parte giusta dove stare e molti vecchi combattenti non si sono ancora arresi: li vediamo alle nostre presentazioni, curiosi e incoraggianti, e nelle scuole dove abbiamo l’onore di incontrare gli studenti. Venti o trent’anni fa non era possibile. Anche in una città “babba” come Trapani, dove la mafia si nasconde dietro le braghe di certa politica o imprenditoria e controlla gli appalti per la costruzione del porto, la gestione delle autobotti, il traffico di droga e la prostituzione, giusto per dire qualcosa. Siamo lontani dalla proiezione verso l’esterno o dalla pubblicità di Palermo o Catania, ma anche se il processo sarà più lento, c’è già una strada di percorrere. In salita, ma almeno c’è.

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