«Frittatisti» in azione alle sedi di Cisl e Uil. Parole fuori controllo

Su una cosa vien da dar ragione al segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, quando dice «Mai, nemmeno negli anni più duri, si sono viste cose simili, dagli anni ’50 in poi». Ma temiamo che il senso in cui si può condividere la frase sia l’opposto.
Al dunque. La «notizia clou» di ieri, in campo sindacale, non meriterebbe in tempi normali nemmeno una citazione. A Terni, nella notte di lunedì, alcuni «goliardi critici» hanno lasciato un pacchetto di uova davanti alle sedi locali di Cisl e Uil, che si distinguono da qualche anno per la rottura sistematica del fronte sindacale e per «accordi separati» con la controparte, guadagnandosi così l’affettuoso aggettivo con cui li definisce il ministro Sacconi: «complici». Gli ignoti «frittatisti», forse per evitare di sollevare troppi rumors, hanno lasciato in entrambi i casi un biglietto con su scritto «fate schifo, queste tiratevele da soli».

Su una cosa vien da dar ragione al segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, quando dice «Mai, nemmeno negli anni più duri, si sono viste cose simili, dagli anni ’50 in poi». Ma temiamo che il senso in cui si può condividere la frase sia l’opposto.
Al dunque. La «notizia clou» di ieri, in campo sindacale, non meriterebbe in tempi normali nemmeno una citazione. A Terni, nella notte di lunedì, alcuni «goliardi critici» hanno lasciato un pacchetto di uova davanti alle sedi locali di Cisl e Uil, che si distinguono da qualche anno per la rottura sistematica del fronte sindacale e per «accordi separati» con la controparte, guadagnandosi così l’affettuoso aggettivo con cui li definisce il ministro Sacconi: «complici». Gli ignoti «frittatisti», forse per evitare di sollevare troppi rumors, hanno lasciato in entrambi i casi un biglietto con su scritto «fate schifo, queste tiratevele da soli».

Pia illusione. Come un sol uomo, sindacalisti e politici di quasi ogni schieramento hanno aperto il fuoco delle dichiarazioni incendiarie con cui chiedono – rigorosamente a qualcun altro – di «abbassare i toni». Un piccolo florilegio aiuta a capire. Iniziamo con il segretario della Cisl di Terni, Faliero Chiappini: «Queste sono situazioni figlie di un brutto clima, c’è tanta disinformazione». Vero, ma anche qui a significati rovesciati. L’altrimenti cmpassato segretario generale della Uilm, Riocco Palombella, si scopre una vena combattente: «gli antagonisti non passeranno». Più tendenziosi, invece, i segretari regionali di Cisl e Uil, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini, che denunciano in un colpo solo «il crescente imbarbarimento del confronto democratico» addebitandolo «alle dichiarazioni dei vertici nazionali della Fiom». Non perché abbiano mai difeso i «frittatisti», ma per aver «definito inutili le (eventuali, ndr) sanzioni per i propri iscritti», minacciate da Epifani.
Un crescendo rossiniano di panna montata (pardon: maionese) che ha raggiunto l’acme nella convocazione del «Comitato ordine e sicurezza» di Terni. Sul fronte opposto, la Fiom Cgil locale ha rispedito al mittente l’accusa di disinformazione («queste azioni sono in realtà un attentato all’iniziativa e all’attività della Fiom e della Cgil, perché spostano la discussione dalle questioni di merito»). A livello di partiti, i gruppi consiliari regionali di maggioranza, Pd, Prc, Idv e Psi – oltre all’ovvia «condanna» del fatto – hanno almeno auspicaio «il recupero di corrette relazioni industriali all’interno delle quali le ragioni dei lavoratori possano avere piena cittadinanza»; perché «il perseguimento di politiche che spingono a generare divisione nel mondo del lavoro, specialmente in questi momenti di forte crisi, possono costituire un terreno fertile per recrudescenza di intolleranza».
La «fabbrica del fango» contro la Fiom, specie alla vigilia della manifestazione di sabato, sembra perciò mirata a silenziare qualsiasi protesta contro lo snaturamento delle relazioni industriali in atto da un paio d’anni. C’è chi è arrivato anche a stigmatizzare l’uso l’uso dell’espressione «svendere il contratto», tra le critiche più antiche del lessico sindacale. Alla fine di questa spirale non resterebbero neppure le parole per argomentare il proprio disaccordo.
Quindi, è vero, certe cose non si vedevano dagli anni ’50. Oggi come allora ne è vittima la Fiom contro la Fiat. Ma c’era un’altra reazione, sia politica che sindacale. E anche giornalistica.

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