Il sì di Emergency e degli intellettuali. Pd diviso: ma i nostri dirigenti ci saranno. Sabato corteo e ultimo comizio di Epifani leader. Parola d’ordine: sì diritti, no ricatti
Il sì di Emergency e degli intellettuali. Pd diviso: ma i nostri dirigenti ci saranno. Sabato corteo e ultimo comizio di Epifani leader. Parola d’ordine: sì diritti, no ricatti
ROMA – Non meno di settecentomila persone è l´obiettivo – non dichiarato – degli organizzatori. Forse sarà la più grande manifestazione dei metalmeccanici. Ma le tute blu, sabato pomeriggio per le strade di Roma in due cortei fino alla storica piazza San Giovanni, dove Guglielmo Epifani terrà il suo ultimo comizio da leader della Cgil, potrebbero essere una minoranza. Di certo sarà loro il servizio d´ordine. Rigidissimo per impedire qualsiasi degenerazione violenta. Epifani ha chiesto a Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, assoluta garanzia perché la Cgil non potrebbe accettare infiltrazioni di teppisti in un suo corteo. Il livello di guardia è già stato raggiunto in queste ultime settimane con un susseguirsi di aggressioni nei confronti della Cisl, della Uil e della Confindustria. La Cgil ha imposto “tolleranza zero”.
La Fiom ha indetto una manifestazione contro il “patto di Pomigliano” tra Marchionne, la Cisl e la Uil (“Sì ai diritti, no al ricatto”, è lo slogan), ma in piazza finirà per esserci tutta l´opposizione, politica, sociale e civile. Dal Pd, con tanti distinguo e nessuna adesione formale (Pier Luigi Bersani comunque non ci sarà), ai centri sociali, dalla sinistra radicale post e neo comunista al Popolo viola, dai movimenti contro la privatizzazione dell´acqua agli intellettuali vicini alla rivista MicroMega. Hanno aderito, tra gli altri, Andrea Camilleri, Carlo Lizzani, Margherita Hack. Gino Strada fondatore di Emergency parlerà dal palco e, in collegamento da Firenze, interverrà l´ex presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky.
La Fiom, indebolita sul piano sindacale dagli accordi separati e dalla disdetta della Federmeccanica dell´ultimo contratto nazionale firmato anche dalla Cgil, passa alla testa di un movimento d´opposizione, un magma con tanti rivoli. Filo conduttore la difesa delle regole democratiche. «L´intesa separata sulla derogabilità del contratto nazionale – ha detto ieri il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini – rappresenta uno strappo democratico inaccettabile, un attacco ai diritti senza precedenti».
La scelta di indire – per la prima volta – una manifestazione di sabato, d´altra parte, aveva fin dall´inizio questa intenzione. Altrimenti si sarebbe proclamato – come tradizione – lo sciopero della categoria di venerdì con la manifestazione nella Capitale. Ma uno sciopero nazionale di questi tempi di crisi economica e di fratture sindacali sarebbe stato destinato all´insuccesso. Una manifestazione di sabato, allora, nasconde anche le debolezze della Fiom pur mettendola nei fatti alla testa di un movimento di opposizione. «È la prima volta che succede», commentava ieri il presidente del Comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi. Eppure il disegno viene da lontano, dai primi anni Novanta, dopo il crollo del Muro e lo sfaldamento del Pci, quando l´allora leader dei metalmeccanici della Cgil, Claudio Sabattini, teorizzò l´”indipendenza” della Fiom dalla stessa confederazione fino a delineare una sorta di “partito operaio”. Cominciarono allora – Sergio Cofferati regnante a Corso d´Italia – le “vite parallele” della Cgil e della Fiom.
Così sulla piazza di sabato per tutti sarà difficile metterci il cappello. Non quello del Partito democratico dove un´incauta dichiarazione al Sole 24 Ore del responsabile economico Stefano Fassina («saremo presenti alla manifestazione della Fiom-Cgil») ha scatenato la rivolta degli ex popolari, da Enrico Letta a Giuseppe Fioroni. Fino alla precisazione ufficiale: nessuna adesione formale del Pd ma una partecipazione dei dirigenti che lo vorranno. Dunque non sarà nemmeno la piazza esclusiva di Nichi Vendola, anche se il leader di Sinistra Ecologia Libertà cerca soprattutto lì, tra gli operai, i giovani, i precari e gli antagonisti, la base del suo movimento nascente. Nutre forti aspettative Antonio Di Pietro che in piazza ci sarà e che con il suo responsabile del Lavoro, l´ex fiommino bresciano Maurizio Zipponi ha costruito una fitta rete di rapporti con i metalmeccanici. Tanti tentativi di ingerenze, ma alla fine resta il fatto che a coagulare l´opposizione di sabato sarà la Fiom acciaccata e isolata da Sergio Marchionne, numero uno della Fiat global player.
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