I diritti, la legalità , la democrazia: l’Arci con la Fiom

VERSO IL 16 OTTOBRE

VERSO IL 16 OTTOBRE

Questo 29 settembre resterà una data da ricordare. Non certo per la coincidenza dei compleanni di Berlusconi e Bersani, né per la celebre canzone dell’Equipe 84, ma per quanto è accaduto in Italia e in Europa. Finalmente i sindacati europei hanno dato un concreto segno di vita. La manifestazione di Bruxelles è stata un successo, come gli scioperi generali in Spagna e in Grecia. Un movimento europeo per la dignità del lavoro e la giustizia sociale comincia a prender corpo, e naturalmente si trova di fronte avversari agguerriti. Non solo le destre alla guida dei governi nazionali, ma la stessa Commissione Ue, che vara il nuovo micidiale piano di rigore con cui si presenterà alla riunione del G20 a Seul nel prossimo novembre.
In base a questo piano, tutti i paesi dovranno ridurre a tappe forzate non solo il deficit ma anche il debito complessivo. Ne derivano l’impossibilità di attuare politiche espansive di bilancio nei singoli paesi, la prospettiva della recessione per l’intero continente, un’ulteriore spinta alla svendita ai privati dei beni pubblici comuni. Siamo alla «grecizzazione» dell’Europa. Se i governi europei, Germania in testa, scelgono di perseguire un’uscita da destra dalla crisi, la difesa dei diritti non può esaurirsi nel chiuso dei confini nazionali. La parola torna ai movimenti sindacali e sociali europei, e lo spirito di Genova e del grande Forum di Firenze, giustamente evocati ci sollecita a proseguire su questa strada.
Del resto, la situazione italiana non è certo migliore. Berlusconi è ormai al capolinea, ma il berlusconismo continua a produrre disastri. Lo stesso giorno in cui la Camera votava una fiducia avvelenata, il Senato approvava in sesta lettura il famigerato collegato lavoro, naturalmente cassando le piccole migliorie introdotte dall’altro ramo del Parlamento, dove il provvedimento dovrà tornare per il via libera definitivo. Malgrado l’intervento di Napolitano, il testo mantiene i suoi limiti di incostituzionalità, visto che reintroduce la clausola compromissoria all’inizio del rapporto di lavoro, seppur con l’esclusione del licenziamento. Si chiede ai lavoratori di deprivarsi in un colpo solo di una prerogativa che l’articolo 24 della Costituzione riconosce a tutti i cittadini, cioè la possibilità di ricorrere all’autorità giudiziaria per fare valere i propri diritti. È la stessa logica che ispira Marchionne nella pretesa di introdurre ritmi di produzione frenetici ed eliminare alla radice ogni forma di conflitto imponendo la rinuncia allo sciopero o sterilizzandone gli effetti. Se la magistratura, che Berlusconi accusa di coltivare al proprio interno associazioni a delinquere, reintegra gli operai di Melfi, la Fiat ne ferisce la dignità costringendoli a non lavorare. L’attacco al principio costituzionale che vuole la nostra Repubblica fondata sul lavoro non potrebbe essere più esplicito.
Per questo dopo il 29 settembre viene il 16 ottobre, con la manifestazione nazionale promossa dalla Fiom, che è già diventata un appuntamento cruciale di mobilitazione per tutte e tutti quelli che si battono per un’altra società possibile, fondata sui diritti e la legalità democratica.
*Presidente nazionale dell’Arci

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