Dal ’46 al ’48 gli esperimenti su detenuti e orfani del Guatemala
Dal ’46 al ’48 gli esperimenti su detenuti e orfani del Guatemala
NEW YORK – Centinaia di persone infettate con la sifilide e la gonorrea. Bambini presi dagli orfanatrofi e usati come cavie. Prostitute accoppiate ai detenuti per trasmettere il virus. Malati di mente infettati senza saperlo. Uno “studio” pagato dal servizio sanitario degli Stati Uniti e condotto naturalmente a migliaia di chilometri da casa: nel Guatemala allora posseduto e controllato dalla potentissima United Fruit Company, la multinazionale Usa che verrà ribattezzata Chiquita, e quindi perfetta “repubblica delle banane” dove avviare in gran segreto gli esperimenti.
La pagina più vergognosa nella storia della medicina americana è stata svelata da Susan M. Reverby, una ricercatrice del Wellesley College. Un racconto dell´orrore che ha costretto il segretario di Stato, Hillary Clinton, e il ministro della Sanità, Kathleen Sebelius, a chiedere «profondamente scusa per queste pratiche abominevoli: lo studio della trasmissione delle malattie sessuali condotto in Guatemala dal 1946 al 1948 è eticamente inaccettabile».
Il contagio di vittime innocenti è legato a un altro, vergognoso esperimento che fu condotto a partire dagli anni ‘30, questa volta in America, ma sempre tra la parte più debole e indifesa della popolazione: i neri di Tuskegee, una comunità cara alla tradizione black perché qui nell´800 Booker T. Washington aprì le prime scuole per gli ex schiavi. L´obiettivo era scoprire l´interazione con la penicillina: i neri furono osservati come cavie lasciandoli morire senza che nessuno intervenisse. In Guatemala si andò oltre: inoculando la malattia senza preoccuparsi poi di curare tutte le cavie.
Il filo che lega i due esperimenti si chiama John C. Cutler, un luminare del suo campo, l´esperto di malattie sessuali che fino alla sua morte, nel 2003, ha strenuamente giustificato, nel nome della scienza, gli orrori di Tuskegee. Fu proprio Cutler a coordinare gli esperimenti che, riconosceva lui stesso, «non si potrebbero mai condurre in America, scegliendo – scrive Reverby «il solito quartetto di pazienti disponibili e sotto costrizione: prigionieri del penitenziario nazionale, detenuti dell´unico ospedale mentale del Guatemala, bambini dell´orfanotrofio pubblico e soldati nelle caserme della capitale». Tutti ovviamente ignari degli esperimenti, spacciati per cure ordinarie.
In cambio, gli Usa ripagarono l´ospedale criminale guatemalteco «con medicinali, un frigorifero, un proiettore per l´unica sala ricreativa per i detenuti, tazze di metallo, piatti e forchette»: come ai tempi dei nativi, comprati dai conquistadores con le perline.
L´infezione fu programmata in due tempi. Prima si tentò con le prostitute (infettando anche quelle sane). Ma la trasmissione via sessuale era troppo lenta e così si passò all´infezione diretta: anche nel pene. Gli esperimenti non portarono neppure a una conclusione e furono abbandonati dopo due anni. Le 700 cavie furono lasciate al loro destino: una su tre senza cure.
0 comments