Brasile, gli evangelici fermano Dilma l’ex guerrigliera punita per il sì all’aborto

La candidata di Lula costretta al ballottaggio. Ma resta favorita per la presidenza

La candidata di Lula costretta al ballottaggio. Ma resta favorita per la presidenza

SAN PAOLO – Non è stata una notte facile, quella di domenica, per la prima donna che potrebbe diventare tra meno di un mese presidente del Brasile. Chi la conosce bene racconta che s’è lasciata andare un po’ all’ira, un po’ alla depressione. S’è fermata a tre punti, tre milioni di voti, da un trionfo storico Dilma Rousseff, e quel che è peggio s’è fermata per colpa di Marina Silva, un’avversaria che credeva di conoscere e dominare. E della quale s’è occupata pochissimo in campagna elettorale, convinta che lei, Marina, e il suo partito verde, fossero un soggetto politico residuale, appena una costola avvelenata nel grande progetto della nazione verde-oro nuova potenza mondiale emergente guidata da una élite di manager politici di centrosinistra seri, pragmatici e responsabili. E invece gli evangelici. Il giorno dopo in Brasile l’exploit di Marina Silva è messo direttamente in relazione con le attività di propaganda dei pastori delle Chiese evangeliche. Certo non tutto il successo della candidatura ambientalista dipende dai fedeli – in grande maggioranza donne – che hanno ascoltato le parole dei pastori nei templi ma il salto degli ultimi giorni ne è di certo il frutto.

Senza Marina, il partito verde valeva meno del 4% a livello nazionale. Con lei che all’inizio aveva aggregato i delusi di sinistra del “lulismo”, le ong, i giovani preoccupati dal degrado ambientale, le comunità cristiane di base; si arrivava intorno all’11%: il dato di indicazione di voto attribuito alla Silva due settimane prima delle elezioni di domenica. A darle la scossa è stata la polemica montata dalle Chiese evangeliche (e anche da alcune comunità cattoliche) contro Dilma Rousseff sul tema dell’aborto e dei matrimoni gay.

In Brasile l’aborto è un tema infuocato e molto trasversale.

Anche nel partito dei lavoratori al governo c’è una forte componente cristiana apertamente contraria. Tanto che fino ad oggi, in otto anni di presidenza, Lula non è riuscito a modificare la legge che lo rende illegale e condanna alla clandestinità migliaia di donne. Fatto sta che negli ultimi giorni di campagna elettorale gli evangelici – che oggi in Brasile hanno circa 30 milioni di fedeli, tra il 15 e il 20% della popolazione – sono andati all’assalto di Dilma ed hanno trascinato consensi verso Marina Silva che è evangelica e antiabortista. In questo modo s’è formato il curioso cocktail, ecologisti più antiabortisti, che ha tolto a Dilma la gioia della vittoria.

Vittoria solo rimandata, sembrerebbe. E non soltanto perché fra la candidata di Lula e il socialdemocratico Serra, che andrà al ballottaggio contro di lei il prossimo 31 ottobre, ci sono quasi sedici milioni di voti di differenza.

Ma anche perché è del tutto escluso che sul nome di Serra possano trasferirsi quei voti del partito verde di cui l’ex governatore di San Paolo avrebbe bisogno per rovesciare i pronostici.

Però le variabili ci sono.

Più che attrarre voti ambientalisti (alcuni esponenti hanno già manifestato indicazioni di voto a favore di Serra, ma non Marina Silva che si asterrà), la strategia dell’opposizione proverà a farne perdere a Dilma dei suoi. E qui entra in gioco la potenza di fuoco della Rede Globo, la tv più importante del paese. Anni fa si diceva che nessun candidato alla presidenza poteva vincere senza l’appoggio o perlomeno la neutralità di Rede Globo. Oggi forse non è più vero. Ma è su questo fronte che Dilma rischia. A quelli della Globo l’ex guerrigliera non piace affatto e quello che oggi temono di più presidente uscente e partito dei lavoratori è uno stillicidio di dossier, accuse di corruzione vere o false, gossip e altro. Una guerra mediatica che, giorno dopo giorno, possa graffiare consensi proprio tra quelle fasce più povere – che solo attraverso la Globo ricevono informazioni-e che sono la vera cassaforte del probabile successo di Dilma.

A parte il mancato trionfo della candidata presidente la coalizione al governo con Lula ha aumentato il numero di deputati alla Camera e godrà di un buon margine di manovra. Il partito dei lavoratori è diventato il gruppo politico più votato del paese passando da 83 a 88 deputati. Tra le curiosità il successo elettorale a San Paolo di un famoso clown, Tiririca, che è arriva primo tra gli eletti e ha avuto quasi un milione di voti.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password