Scontri, fumi tossici e sit-in: “E nessuno parla della nostra lenta agonia”. Sulla carta l’emergenza finisce oggi. “Vogliono ridurre il numero di vigili del fuoco”. Sugli stradoni dell’hinterland bruciano vernici, copertoni e cumuli di immondizia
Scontri, fumi tossici e sit-in: “E nessuno parla della nostra lenta agonia”. Sulla carta l’emergenza finisce oggi. “Vogliono ridurre il numero di vigili del fuoco”. Sugli stradoni dell’hinterland bruciano vernici, copertoni e cumuli di immondizia
GIUGLIANO – All´alba, distingui solo le scie. Occorre far l´occhio, alle ombre di Diossina Land. Dalle carreggiate monche dell´Asse mediano, lo stradone che corre tra Napoli e Caserta sull´ammasso di troppe periferie cementate tra loro, le vedi poco a poco, mentre sporcano l´orizzonte. Strisce nere, sottili o più dense. Serpenti di fumo e fiamme, avvitati sul rito delle economie e delle vite clandestine. Sono i fuochi delle terre di nessuno. Incendi in lontananza di scarti industriali, copertoni d´auto o di camion, residui agricoli a rischio inquinamento, immondizia di serie C. Incendi di ogni dimensione, quasi sempre tossici. Che sprigionano diossina e altre sostanze pericolose. E sono tanti, ogni giorno. Senza fare rumore.
È paese reale, eutanasia dell´ambiente. Senza bisogno di aspettare una nuova crisi o un nuovo commissario all´emergenza, c´è chi appesta ogni giorno aria e salute pubblica. Quei fumi puntellano il cielo di mezza Campania sia quando l´immondizia balza nei titoli d´apertura, sia quando non è più notizia. Solo nell´ultima settimana, i vigili del fuoco hanno contato centocinque roghi in tutto, compresi quelli avvenuti in discarica. Il fenomeno si è moltiplicato negli ultimi anni; ne sa assai più il web che i tavoli istituzionali, ed è un social network ad averne fatto una battaglia a più voci, grazie al censimento che ogni giorno finisce nella bacheca de La terra dei fuochi (laterradeifuochi. it, o www. facebook. com/LaTerraDeiFuochi), e alla rabbia meticolosa di un laureato trentenne, Angelo Ferrillo, che dei veleni sparsi è diventato nemico ufficiale, archivista e quasi antropologo.
«Abbiamo registrato più di 200mila utenti unici, e abbiamo un centinaio di filmati up-loadati su La terra dei fuochi, ma fa cadere le braccia il fatto che questo materiale non serva a prevenire – racconta Angelo – . Lo abbiamo fornito alle forze dell´ordine, spesso con le nostre segnalazioni abbiamo anticipato quello che sarebbe accaduto. Ad esempio, un vasto rogo è stato appiccato il 31 agosto in via Casacelle a Giugliano, mentre avevamo avvertito del rischio ai primi di luglio. Ma quasi mai le nostre denunce sono servite a bloccare un avvelenatore per tempo». Quasi. Perché meno di 48 ore fa, c´era lui con una troupe di Striscia la Notizia a fermare un trasportatore di rifiuti di tessuti tra Giugliano e Caserta, proprio mentre filmavano una delle vie delle illecite fumarole. Non è escluso che lo sconosciuto, di nazionalità cinese, si preparasse a incendiare tutto. Sulla strada, una prostituta racconta che «quel signore viene spesso e scarica materiale. Mica è il solo».
I guardiani di Diossina Land si parlano per videodenuncia. Su quella piattaforma web scorre lenta, come dice lo strillo ad effetto, «la più grande catastrofe a partecipazione pubblica». Filmano, inviano, fanno girare. Scrivono: «Molti non immaginano l´entità del problema, i danni che stiamo subendo e le conseguenze per la salute. Informiamo tutti».
Scrivono da ogni provincia campana. Ma restano di più quelle immagini silenziose, dove spesso non c´è boato e non si vedono lingue di fuoco. Solo colonne di fumo che erodono ogni giorno uno spicchio d´orizzonte, guadagnano suolo, asfalto, strada sterrata, carreggiata, cortili e relitti di corpi di fabbrica, civile o industriale.
Fiamme che diventano fili neri e poi di nuovo piccoli roghi. I volontari di Legambiente, e gli animatori di Libera contro le mafie, hanno immaginato anche una casistica, come ricordano Geppino Fiorenza e don Tonino Palmese. «Qui va in fumo una montagna di pneumatici, lì si liquefa una partita cattiva di vernici, una volta è il fondo della merce scaduta, un´altra tocca ai sedili d´auto carbonizzati e altre gomme». Statisticamente, ricorda ancora Angelo Ferrillo, «a produrre le colonne di fumo sono spesso gli incendi del campo rom di Scampia, o qualche altro accampamento». Qualche litro di benzina e il problema è risolto. Mentre, per paradosso, i vigili del fuoco di Napoli rischiano, proprio al riacutizzarsi di una nuova emergenza, di perdere una ventina di uomini calati dagli altri comandi durante la cura Bertolaso. Chissà se servirà il grido d´allarme, firmato da Cgil, Cisl e Uil. Proprio oggi scatta l´ora X, per i pompieri il 30 settembre doveva finire – sulla carta – l´emergenza rifiuti. «Ma a Napoli siamo sotto organico da anni – puntualizza l´architetto Alfonso Giglio, vicedirigente del comando provinciale – esposti all´emergenza dei roghi ormai cronici, ed è impensabile spogliarci di 20 unità».
Puoi passarci il giorno a vederli nascere e morire, quei fumi all´orizzonte. Prima che sbiadiscano nelle gradazioni dei grigi, diventano contorsioni nocive, colonne e linee sempre più esili che si alzano, deviano, avvolgono i palazzi, fanno un giro intorno all´Asse mediano dei paesi che non sono paesi. E ritornano indietro: il giorno dopo, da un´altra parte, ridiventano incendio. «Fuochi che non sono in conto a nessun comune», spiegano alla rete Lilliput. «Camini» tossici che i sindaci, le Province e gli autocompattatori delle ditte di raccolta fingono di non vedere a dispetto di denunce, sos, forum sul web. Rifiuti scaricati nelle statali di mezzo, negli interstizi dei comuni, nello slargo sospeso delle arterie meno trafficate. E quindi dati alle fiamme con maggiore certezza di anonimato e impunità. Se si potessero mettere insieme i frammenti, formerebbero un panorama devastante, una piccola baraccopoli. Contesti che il comboniano Alex Zanotelli, già missionario a Korogocho (Kenya), e oggi spirito in lotta tra la gente di Napoli, ha il vizio di rovesciare. «In Campania la terra brucia o si inquina anche quando non vedi il fuoco. Questa regione è dentro una colossale truffa: si tratta la crisi rifiuti come nei paese sottosviluppati. Impongono discariche e ammassi di immondizia, mentre basterebbe la scelta di puntare tutto sulla differenziata, più investimento sull´educazione della popolazione. L´unica ricetta», predica Alex.
Esiste ormai la mappa in Gps dei roghi-serpenti, dei fuochi che avvelenano campi, quartieri, città. Sono i film attraverso i quali si compone il racconto di chi respira immondizia quando non c´è. Un dramma parallelo all´emergenza che va nei tg. Un sos così reiterato e concreto da diventare muto, invisibile.
Eppure esiste, tra le province dell´Asse mediano. E quelle tossine pesano drammaticamente in un territorio già segnato da picchi di mortalità e patologie cancerogene. Ricorda ancora Ferrillo: «Lo studio commissionato proprio dalla Protezione civile ad esperti delle relazioni tra rischio ambientale per i rifiuti e insorgenza di tumori, ha confermato che la mortalità prodotta dai tumori maligni, nel periodo preso in esame, è aumentata in provincia di Caserta del 29 per cento e in provincia di Napoli dell´8 per cento, come media complessiva, mentre in Italia diminuiva del 5 per cento».
È l´ulteriore miccia della Campania. Dove il più esteso comune costiero, Giugliano, è ormai costretto dalle consulenze geologiche della Procura antimafia a dichiarare contaminate le falde acquifere che corrono sotto la ex discarica Resit, e a vietare l´accesso ai vecchi pozzi agricoli. Mentre le 200mila sentinelle della rete anti-incendio non smettono di guardare, qui c´è chi chiama emergenza solo la caccia alla nuova discarica. Come se un grande buco fosse davvero la via di fuga da Diossina Land.
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