“Cuba, il socialismo non funziona” l’ultima scossa di Fidel Intervista shock del “lider maximo”

L’ammissione potrebbe preludere a una nuova stagione di riforme economiche. Dal suo ritorno in pubblico il capo della rivoluzione dispensa colpi di scena a raffica 

L’ammissione potrebbe preludere a una nuova stagione di riforme economiche. Dal suo ritorno in pubblico il capo della rivoluzione dispensa colpi di scena a raffica 

E’ davvero un Fidel Castro sorprendente quello che ha dapprima fatto mea culpa per le Umap, i “centri di rieducazione” dove venivano rinchiusi nella Cuba degli anni Sessanta gli omosessuali ed altri “parassiti” (testimoni di Geova, cattolici, evangelici e dissidenti), poi bacchettato l´iraniano Ahmadinejad sulla negazione dell´Olocausto e, infine, confessato che il modello economico socialista «non funziona». Tre colpi in una settimana. L´ultimo, il più dirompente, è stato rivelato ieri da Jeffrey Goldberg, un giornalista della rivista americana The Atlantic che ha trascorso diversi giorni a chiacchierare con l´ex presidente cubano.
La frase attribuita a Fidel Castro è la risposta ad una domanda sulla possibilità o meno dell´esportazione del modello cubano ad altri paesi. Castro dice a Goldsberg che la domanda non è pertinente, perché il modello economico «non funziona neppure sull´isola». Durante l´intervista Goldsberg non insiste sul tema, ma aggiunge una spiegazione fornitagli da Julie Sweig, una esperta americana di affari internazionali che lo ha accompagnato durante le conversazioni con Castro. Secondo la Sweig, Fidel Castro «non stava negando le idee della rivoluzione» ma piuttosto «riconosceva come nel modello cubano lo Stato ha un ruolo troppo grande nella vita economica del paese». Per la Sweig, con le sue dichirazioni Fidel Castro cerca di «creare uno spazio» affinché suo fratello, il presidente Raul Castro, possa mettere in moto «le riforme economiche necessarie di fronte alle quali incontrerà forti resistenze da parte dei comunisti ortodossi nel partito e nella burocrazia statale».
Quest´ultima è l´interpretazione più riduttiva della forza potenzialmente distruttiva delle parole dell´ex presidente. L´altra è quella che circolava ieri tra oppositori e nemici del castrismo. Un antico “eroe della rivoluzione” come Rafael del Pino, fuggito da Cuba nel 1987, ha scritto ad alcuni amici: «Abbiamo battuto Castro, noi lo sapevamo da un pezzo che il socialismo non funzionava». La blogger Yoani Sanchez, invece, ha dato scherzosamente il benvenuto a Fidel Castro nelle file dell´opposizione. L´improvvisa franchezza di Castro sulla situazione economica dell´isola ha sorpreso tutti. In una dichiarazione al Miami Herald, un importante storico di Cuba come Jaime Suchlicki, direttore del Centro studi cubani dell´Università di Miami, ha detto: «O è impazzito o ha problemi senili. Questo è certamente qualcosa che stando al potere non avrebbe mai detto. Se la dichiarazione è vera, allora vuol dire che si è reso conto, come tutti, che il sistema di governo marxista-leninista non funziona. Ma la vera domanda adesso è un´altra: cosa farà adesso? Lavorerà per il cambiamento? E quale?».
È presto per capire l´effetto delle parole di Castro a Cuba. Certo, se si pensa che solo qualche anno fa i cubani vennero convocati ad esprimersi in un referendum nazionale sull´immortalità del socialismo che ebbe un risultato “bulgaro” (quasi il 100 per cento dei sì), si può immaginare la sorpresa di coloro che, per il socialismo, hanno affrontato i durissimi anni del “periodo especial”, dopo la caduta dell´Urss, quando lo spettro della fame s´impadronì dell´isola. Allora c´era chi scappava in cerca di un´altra vita, ma anche chi restava «per costruire il socialismo». Comunque vada, saranno i prossimi mesi a dare un senso a quest´ultima sortita di Fidel. Dal suo ritorno alla vita pubblica, due mesi fa, l´ex lider maximo aveva evitato qualsiasi allusione alla situazione interna di Cuba, dedicandosi soprattutto a parlare di politica internazionale. Mentre suo fratello Raul ha annunciato «cambiamenti strutturali» insistendo però sul fatto che Cuba non abbandonerà mai «il socialismo per il libero mercato».

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